I Comunisti Italiani dovrebbero essere abituati alle brutte sorprese che loro
riserva il Manifesto specie dal titolone di qualche giorno fa.
“Iraq, il tavolo chiede un ritiro alla Prodi”. Linguaggio politicista,
significa una cosa ed il suo contrario. Un grassetto sotto il titolo però ci
illumina: “in caso di vittoria del centrosinistra il rientro da Nassiriya
dipenderà solo dai tempi tecnici e non sarà concordato con gli Usa. È la
scelta dell’Unione. Ma il PdCI non ci sta”.
Ecco fatto. Che capisce un lettore? Che l’Unione è scatenata contro la
guerra e che il PdCI è impazzito e si è messo a tifare per Bush e Berlusconi.
Nel testo poi si parla di posizione chiara e impegnativa del centrosinistra.
Di ritirata alla “Zapatero” e se ne deduce: “Tutto bene, quindi? Invece
no. Perché, un po’ a sorpresa, non sono i dirigenti “moderati” del
centrosinistra a pronunciarsi contro il ritiro unilaterale e non concordato con
gli alleati ma il responsabile esteri del PdCI Jacopo Venier. Che abbandona la
riunione…”
La vera ragione per cui l’abbiamo abbandonata riguarda la posizione
debolissima sul ritiro dei militari e sul carattere della guerra. Nei documenti
politici le parole contano. E contano i silenzi. Le parole del documento sono
caute, centellinate, senza analisi. I silenzi sono troppi e pesanti.Nessun
riferimento al carattere neocoloniale della guerra, alle bugie che l’hanno
preceduta, alle armi di distruzione di massa che l’Iraq non possedeva e gli
Usa sì, alle cluster bomb, al fosforo su Falluja… Neppure una parola
sullo straordinario evento rappresentato dal movimento contro la guerra che ha
coinvolto milioni e milioni di persone in tutto il mondo, che ha attraversato,
gigantesco, le strade d’Italia.
I comunisti non sottoscrivono un documento del genere: lo facciano i DS, lo
faccia Rifondazione. Noi no.
La segreteria Partito dei Comunisti Italiani - Cremona