15 Settembre, 2002
A Capergnanica, Sabato 21 gennaio ore 16
Incontro con Rosario Crocetta, il Sindaco omosessuale di Gela, scampato ad un attentato alla mafia - Organizzano i Cittadini per l'Ulivo del cremasco
Comunista, cattolico, omosessuale, nemico giurato della mafia tanto che avrebbe dovuto essere ucciso. Rosario Crocetta è definito il Vendola di domani.
Arriverà Sabato 21 gennaio a Capergnanica (appuntamento alle 16 all’agriturismo Arcobaleno) da Gela, paesone di 80 mila abitanti sfigurato dal Petrolchimico .
Qui il compagno "Saro" fa il sindaco.
Verrà, ospite del comitato Cremasco dei cittadini dell’Ulivo, a portarci la sua testimonianza, a parlaci della sua idea di città e dell’esperienza delle primarie in Sicilia.
La sua vita era già segnata: “Dobbiamo eliminare il sindaco finocchio”, dicevano i boss al telefono, chiedendosi se erano già arrivati quei «bravi manovali» dall'Est europeo. E avevano anche fissato il giorno: l'8 dicembre 2003.
Per loro sfortuna, erano intercettati dalle forze dell'ordine e sono finiti in manette prima di entrare in azione.
Da allora, il compagno Saro vive sotto scorta.
Capace di battaglie a viso aperto, come quella per la trasparenza degli appalti, e di colpi a effetto.
La sua vicenda è singolare. Nella primavera del 2002 Crocetta si candida a sindaco con il Pdci e manca la vittoria per 106 voti. Non ci sta, parla di «vittoria della mafia» e denuncia brogli elettorali.
Il Tar riconta i voti e nel marzo del 2003 gli dà ragione: gli erano state tolte almeno 500 schede.
Così entra in municipio. A cavallo tra gli anni Ottanta e gli anni Novanta, a Gela c'era un morto ammazzato al giorno e "Le Monde" aveva ribattezzato la città del Petrolchimico "Mafiaville".
Da qualche anno, si spara poco o nulla e le cosche si dedicano agli appalti.
Quando Crocetta è entrato in municipio, si è accorto che il grosso delle ditte presentava offerte con scostamenti minimi e le gare venivano aggiudicate con ribassi di pochi decimali.
Magari vincevano a turno, ma poi i lavori li facevano sempre imprese in odore di mafia.
Allora lui ha fatto subito tre mosse: ha imposto il turnover dei funzionari addetti agli appalti; ha invitato i carabinieri a presenziare alle gare; ha costretto le ditte a indicare in anticipo noleggi e subappalti. I costi delle opere pubbliche sono immediatamente scesi e a Gela sono tornate le ditte non chiacchierate.
Ma non solo: la storia del Gela Calcio è l'esempio di come si possa fare dell'antimafia uscendo fuori dagli schemi.
L'anno scorso, la società sfiora il fallimento e chiede soldi al Comune, con la minaccia di scatenare la piazza.
Solo che nel club c'è almeno un personaggio ritenuto vicino al clan dei Madonia. Allora Crocetta spiega pubblicamente che il comune di Gela non finanzia chi ha rapporti con Cosa Nostra. Poi, avvicina uno a uno tecnici e giocatori e fa loro il seguente discorsetto: «Io vi pago gli stipendi direttamente e senza passare dalla proprietà, e voi giocate tranquilli senza chiedere il fallimento».
I giocatori ci stanno e fanno un campionato mai visto, mentre i personaggi poco raccomandabili abbandonano spontaneamente il club.
Così Crocetta oggi può andare allo stadio tra gli applausi e dire a tutti: «Avete visto? Non è con la mafia che si va in serie A». Ora a Gela nessuno scherza più sul «sindaco finocchio» o sul «comunista bigotto».
Per info: 339 5835339 – 335 6012735 
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