15 Settembre, 2002
Castelverde ,da Castagnino Secco a Castelverde.
I personaggi: Giuseppe Cappi e Fiorella Ghilardotti
Castelverde
Da Castagnino Secco a Castelverde.
Il comune di Castelverde è raggiungibile
da Cremona percorrendo circa 6 Km della statale
498. Confina a nord con il comune di Casalbuttano
ed Uniti, a nord est con il comune di Olmeneta,
ad est con il comune di Pozzaglio ed Uniti,
a sud est con il comune di Persico Dosimo,
a sud con il comune di Cremona, a sud ovest
ed ovest con il comune di Sesto ed Uniti
e a nord ovest con il comune di Paderno Ponchielli.
Il territorio si estende su 30,94 Kmq di
terreno alluvionale argilloso e pianeggiante,
la cui massima altitudine è di 57 metri s.l.m.
e la minima di 45 metri s.l.m.; non lo bagnano
corsi d'acqua se si fa eccezione per le rogge
di irrigazione ed i collettori per l'agricoltura.
Gli attuali 4.872 abitanti (al 31 dicembre
1999) popolano circa il 7,79% della superficie
del distretto, mentre l'estensione dei centri
abitati raggiunge i 2,41 kmq.
La toponomastica di Castelverde è varia durante
lo svolgimento della sua storia. Nel medioevo
il borgo prendeva il nome di Castagnino Secco,
la prima parte del quale deriva dal latino
"castagnetum" per indicare l'idoneità
della zona alla coltura della pianta di castagno,
la seconda parte del nome non deriva, come
sarebbe intuibile pensare, dal latino "siccus"
ma dal cognome di origine longobarda "Sich"
dalla cui radice derivano i nomi tipici di
quell'epoca, come Sicardo, Sichifredo e Sicco.
In seguito il nome cambiò in Breda de Bugni.
Breda è un toponimo molto diffuso in Lombardia
che sta ad indicare "casa colonica con
podere" mentre Bugni è la dicitura volgare
di"stagni"
La storia di Castelverde inizia nel 218 a.C.
quando i romani fondarono le colonie di Cremona
e Piacenza (recenti studi sembrano invece
sostenere che i due insediamenti fossero
già presenti in epoca celta e che i romani
vi si insediarono dopo aver vinto alcune
battaglie contro i Celti Insubri e Boi).
Il territorio che si presentava quasi interamente
palustre venne bonificato e coltivato a grano
e vite, le due colture ritenute dominanti
dai romani, ed a castagno considerata una
coltura recessiva.Testimonianze di insediamenti
antecedenti alla data sopra riportata sono
state verificate nel 1898, quando nel territorio
dell'attuale Costa S. Abramo, sono stati
rinvenuti i resti di capanne e palafitte
costruite sulla terraferma risalenti all'età
del bronzo (i reperti archeologici sono custoditi
nel Museo Civico di Cremona). Fu opera dei
romani la divisione delle terre in "centurie",
quadrati di terreno formati da cento parcelle
di due jugeri ciascuna. La vita economica
e politica del paese fu strettamente legata
a quella della vicina città fino alle prime
incursioni barbariche quando Cremona si chiuse
nelle sue mura abbandonando le campagne che
smembrate furono incluse, per buona parte,
nelle proprietà di Brescia e Bergamo.
Dopo un lungo periodo oscuro fu agli inizi
del dodicesimo secolo che i monaci cistercensi
iniziarono a prendersi cura del territorio
realizzando bonifiche ed arginature e successivamente
a guidare la comunità ecclesiale di Castagnino
Secco dal 1463 al 1677. Di quest'epoca sopravvivono
ancora oggi alcune interessanti testimonianze
architettoniche: la villa Soresina Vidoni
di Terra Amata ed il castello Trecchi di
Breda de Bugni. L'organizzazione del territorio
portò ad una differenziazione dei tipi di
colture, in rapporto all'estensione dei campi
coltivati. A tale situazione si adeguarono
il catasto di Carlo V, compilato fra il 1549
ed il 1551, e quello di Maria Teresa d'Austria
iniziato nel 1721 e protrattosi per diversi
anni. Fino all'Unità d'Italia Castelverde
portò il nome di Breda de Bugni. A metà del
secolo scorso il comune venne descritto come
un piccolo villaggio del distretto di Pizzighettone.
Accanto alle tradizionali colture del frumento,
del miglio, delle fave, dei fagioli e del
fieno viene introdotta la pianta di gelso,
talmente diffusa nella zona da essere probabilmente
all'origine del nome di Castelverde che risale
al 1868, anche se destinato a non essere
ancora definitivo.
Nel 1928 Castelverde, capoluogo che racchiude
le frazioni di Livrasco, Ossalengo, Marzalengo,
San Martino in Beliseto, Tredossi, Costa
S. Abramo e Castelnuovo del Zappa, ritorna
all'antico nome di Castagnino Secco riunendo
in un solo paese Tredossi, San Martino in
Beliseto e l'attuale Castelverde. Negli anni
venti il comune contava circa cinquemila
abitanti, quindi in numero superiore agli
attuali. Un'apposita domanda al governo centrale
di Roma venne inoltrata nel 1959 perché Castagnino
Secco potesse essere cambiato per l'ultima
volta in Castelverde. Da questa data in poi
il nome Castagnino Secco non compare più
sulle carte geografiche ma solo sui cartelli
di una via del capoluogo che ricordano i
suoi trascorsi toponomastici.
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Comuni esistenti nel 1861
*Ossalengo Livrasco
*Dosso Baroardo
*Marzalengo
*Cavallara
*San Martino in Beliseto
*Licengo
*Costa San Abramo
(con località Cura Affaitati)
*Castelnuovo del Zapa
*Breda dè Bugni
( con località Castagnino Secco)
Nasce il comune di Tredossi nel 1868
Il 25/2/1866 i comuni di Ossalengo Livrasco,Dosso
Baroardo e Marzalengo cessano di esistese
e fondano il comune di Tredossi.
Cavallare si unisce il 10/5/1867 a San Martino
in Beliseto.
Nasce il comune di Castelverde nel 1868.
Il 24/9/1868 Licengo, Costa San Abramo,Castelnuovo
del Zapa e Breda dè Bugni si fondono e costituiscono
il comune di Castelverde.
L'attuale assetto comunale data 28/06/1928
qunado i comuni di Tredossi e San Martino
in Beliseto vengono aggregati al Comune di
Castelverde.
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La Cascina Breda de' Bugni di Castelverde
Cascina Breda , oggi sede di un agriturismo,
è facilmente raggiungibile in quanto ben
segnalata dalla SS n° 498.
Scarsissime le notizie storiche riguardanti,
in modo specifico, la cascina Breda de' Bugni.
Il toponimo Breda, per alcuni derivante dalla
voce latina proedium, per altri dalla longobarda
braida, indica un podere di più campi con
casa colonica. La specificazione de' Bugni
è dovuta alla famiglia che ne fu in possesso.
Questa antica e nobile famiglia, estinta
da tempo, possedeva beni nelle Chiusure di
Cremona nella persona di Redulfo. Il notaio
Giuseppe Bugni, figlio o nipote di Redulfo,
risultava operante nel 1270. Ma fu Primo,
figlio del citato notaio, che, avendo castello
ed ampio possedimento in una "Braida"
suburbana, legò il proprio nome alla località
in questione. Maffei Bugni forse figlia di
Primo, divenne madre di Ugolino Cavalcabò,
signore di Cremona.
Teatro di un'importante battaglia tra l'esercito
veneziano e quello cremonese nel 1452, Breda
de' Bugni assistette alla vittoria della
forza nostrana capeggiata dal Salerno. Nel
1470 il duca di Milano Giovanni Maria Visconti
concedeva a Pino de' Bugni completa esenzione
d'imposta su villa e castello che egli aveva
in Breda. Dopo quest'ultimo personaggio non
si hanno altre notizie della famiglia cremonese.
L'intero patrimonio passò poi ai Castiglioni
ed, in seguito, ai nobili Trecchi. Citazioni
storiche posteriori vedono Breda de' Bugni
descritta come piccolo villaggio agreste.
La casina ha impronta quattrocentesca. Si
trattava di un piccolo villaggio cinto da
mura - parte delle quali ancora visibili
- formate da un basamento a scarpa con cordonatura
bombata; un tempo, probabilmente, erano circondate
dalle acque di un fossato che ancor oggi
scorre poco distante. La cascina-paese era
di notevoli dimensioni; al suo interno, sul
lato ovest, vi è l'ala superstite di una
fortificazione posta in direzione nord-sud.
All'interno di questa si rifugiavano gli
abitanti del villaggio quando erano minacciati.
Il castello in seguito 'troncato" nell'ala
verso i campi, venne trasformato in residenza
castellata e quindi in palazzo. Una delle
due torri poste alle estremità, quella a
sud è di maggior grandezza dell'altra; questo,
si dice in cascina, per improvvisa mancanza
di fondi all'epoca della costruzione, ma
l'arte costruttiva delle fortificazioni insegna
che spesso ciò accadeva con precisi scopi
funzionali. Incisioni murarie per i meccanismi
del ponte levatoio sono ancora evidenti mentre
la fossa perimetrale è stata chiusa non molti
anni fa. Le maggiori trasformazioni ed adattamenti
del maniero si ebbero nel '500 (belle soffittaure
a cassettone) ma altre ve ne furono in seguito.
Ancora all'inizio di questo secolo la costruzione
ebbe particolari cure ed una sala a pianterreno,
tutta decorata, è lì a ricordarcelo con la
data 1927 (MCMXXVII) contenuta in una lunetta
sostenuta da putti. Come in ogni luogo carico
di storia, anche tra le mura di Cascina Breda
aleggiano i fantasmi di antiche leggende.
Tra tutte ricordiamo quella che narra della
fuga di due amanti lungo un sotterraneo della
cascina verso Terra Amata (toponimo che probabilmente
si riferisce proprio alla leggenda in questione):
per i due sfortunati si compì il tragico
binomio amore e morte, dal momento che proprio
quel sotterraneo che avevano sognato come
via verso la libertà si trasformò nella loro
tomba.
fonte: www.agriturismobreda.com
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La cascina Mancapane
La cascina Mancapane è un importante complesso
rurale di antica formazione di notevole interesse
morfologico, appartiene tipologicamente alla
corrente villa-cascina (ne è un imponente
esempio). I temi castellani qui sono frequenti
e creano una costruzione stilisticamente
un po’ pesante ma indubbiamente fantasiosa.
Questa cascina ha origini remote e secondo
le fonti era già esistente nel XV secolo.
Fu proprietà dei Padri Carmelitani di San
Bartolomeo di Cremona che ne furono gli amministratori
fino ai primi decenni dell’800 dopodiché
il possesso passò, nel corso degli anni seguenti,
a famiglie illustri del tempo: Vidoni, Soresina,
Turina.
La tradizione popolare fa riferimento all’esistenza
di un condotto sotterraneo che metterebbe
in comunicazione con il convento di San Salvatore
e con l’attuale cascina castello di San Vito.
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Castelverde e le sue Cascine
Il Cremonese è terra di cascine. Sono fra
le più belle e le più vaste della Lombardia.
Sono villaggi racchiusi dentro una corte
ma al tempo stesso sono gli opifici dell'agricoltura.
La loro maggior diffusione risale al XIX
secolo, quando nelle campagne lombarde si
introdusse un sistema di conduzione capitalistico
con grandi fondi agricoli e con la riduzione
dei contadini a braccianti.
Degno di rilievo il castello di Breda de'
Bugni , con due possenti torrioni angolari.
Risale al XIV-XV secolo.
Con poche pedalate si giunge a Castelverde
. Nella piazza principale prospetta la decorosa
chiesa barocca di S. Archelao (all'interno
preziose ancone lignee del XVII sec.). Uscendo
dall'abitato per via Dante ci si immette
su una strada campestre sterrata che tocca
Castelnuovo del Zappa e quindi, di nuovo
su asfalto, Licengo
. Se a Breda de' Bugni si impone un castello,
a Licengo fa spicco una lussuosa villa nobiliare,
appartenuta ai Sommi Picenardi, ma in entrambi
i casi alla funzione originaria si è aggiunta
quella agricola a ulteriore riprova della
vera vocazione di questo territorio.
Le frazioni sparse nella campagna sono in
realtà l'aggregazione di due o più cascine,
come si nota a S. Martino in Beliseto , la
successiva tappa del percorso. Imboccata
con prudenza la strada provinciale diretta
a Bordolano si avvicinano, a poca distanza
dalla rotabile due interessanti cascine.
La prima, a destra - la Cavallara - è un
esempio di villa-cascina d'origine rinascimentale
con un palazzetto preceduto da una corte
cintata e da due torri gemelle. La seconda,
a sinistra - la Mancapane - è un singolare
'remake' stilistico, frequente nelle cascine
di fine '800, dove il simbolismo degli elementi
da castello gotico tende a enfatizzare il
ruolo di presidio agricolo.
L'itinerario volge ora su se stesso e torna
verso Cremona seguendo l'argine del Naviglio
Civico di Cremona dove è in fase di realizzazione
una pista ciclo-pedonale. Se ne discosta
solo per un breve tratto avvicinando Ossalengo
con la Villa Vernaschi. Questo naviglio fu
scavato nel Medioevo per far sì che anche
i cremonesi, oltre ai bresciani, potessero
attingere acque irrigue dal fiume Oglio.
fonte:http://www.vasentiero.it
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Gli Amministratori del Comune di CASTELVERDE
Sindaco (eletto nel 2004): LAZZARINI CARMELO
La Giunta: BRUSCHI ANGELO
DALEDO GIANPIERO
DOLARA IVANO
Il Consiglio:
POMPINI PAOLO LEO
BAZZANI ANGELO
BONISOLI GIUSEPPINA
DOMANESCHI NICOLETTA
FERLA STEFANO
FIONI MASSIMO
FRANZINI MARA
FRANZOSI GIUSEPPE
PARI LUCIANO
PIETROGRANDE FRANCESCO
ROSSI GIANLUCA
SMERRIERI GIANCARLO
TUROTTI GIORGIO
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Opera Pia SS.Redentore.
L'O.P. SS. Redentore è stata costituita quale
Fondazione nel 1901 ed è stata eretta in
Ente Morale con R.D. nel 1931.Oggi è una
Findazione retta da un Consiglio di Amministrazione
formato da cinque membri.
E' accreditata dalla Regione Lombardia come
Residenza Sanitaria Assistenziale per Anziani
e come Istituto Educativo Assistenziale per
Handicappati.
I Servizi Offerti:
120 posti Anziani Non Autosufficienti Totali
(NAT)
30 posti Anziani Non Autosufficienti Parziali
(NAP)
60 posti Handicappati
Ricoveri di Sollievo
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I personaggi
Giuseppe Cappi
Biografia
Giuseppe Cappi (Castelverde, provincia di
Cremona 14 agosto 1883 - Roma 12 luglio 1963)
è stato un costituzionalista, un magistrato
ed un uomo politico italiano.
Dopo la laurea in giurisprudenza svolse per
anni la professione di avvocato, interessandosi
però anche e soprattutto di politica: nel
1907 fu consigliere comunale di Cremona,
un anno dopo fu assessore all'urbanistica
e nel 1910 divenne deputato tra le fila del
Partito Popolare Italiano. Membro dell'Azione
Cattolica, confermò il suo seggio alla Camera
dei Deputati fino al 1921, anche se si dimise
temporeanamente nel periodo 1915-1918 perché
prese parte alla Prima guerra mondiale nel
reparto mitraglieri.
Nel primo dopoguerra aumentò la sua importanza
all'interno del PPI, di cui diventa consigliere
nazionale dal 1920 al 1924 e membro della
direzione. Schierato nella corrente di sinistra,
dopo l'avvento al potere di Benito Mussolini
e tra i più decisi oppositori alla partecipazione
dei popolari al governo. Manifesta la sua
opposizione al fascismo scrivendo articoli
per varie testate, tra cui L'Azione, Il Domani
d'Italia e Pensiero popolare di Torino, di
cui fu direttore insieme a Giuseppe Piccioni:
processato per propaganda sovversiva nel
1923, sarà in seguito assolto.
Durante la dittatura mussoliniana si dedicò
solo all'attività forense. Al termine della
Seconda guerra mondiale aderisce alla Democrazia
Cristiana con cui diventa deputato all'Assemblea
Costituente nel 1946. Confermato nel 1948,
da gennaio a luglio del 1949 sarà segretario
nazionale dello Scudo Crociato, mentre dal
luglio del 1949 al dicembre del 1950 sarà
capogruppo della DC alla Camera. Ancora rieletto
a seguito delle elezioni politiche del 1953
(quelle della famosa legge truffa), il 3
novembre 1955 viene eletto dal Parlamento
Italiano Giudice Costituzionale (ha giurato
il 15 dicembre 1955). Il 4 marzo 1961 è eletto
Presidente ma il 10 ottobre 1962 si dimise
da tale incarico per motivi di salute. Il
12 luglio 1963 si dimette anche da Giudice.
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Fiorella Ghilardotti
BIOGRAFIA
Fiorella Ghilardotti
*nata il 25 giugno 1946, Castelverde (CR)
e deceduta il 13 settembre 2005 a Milano
Laurea in economia e commercio.
Insegnante, dirigente sindacale.
Ha operato nell'ENAIP (ente per l'istruzione
professionale delle ACLI) prima come insegnante
e successivamente presso la sede regionale.
Dirigente della CISL ( dal 1975)
Segretaria confederale della CISL di Milano
Consigliere Regionale per i Democratici di
Sinistra (1990-1995).
Presidente della Regione Lombardia (1992-1994).
Parlamentare Europeo per dal 19/07/1994 al
maggio 2005, eletta nella Circoscrizione
elettorale: I - Nord Ovest con. 57.391 voti
di preferenza
Al Parlamento Europeo aderiva al Gruppo del
Partito del socialismo europeo, Membro dell'Ufficio
di presidenza
Altri incarichi nel Parlamento europeo:
Commissione giuridica e per il mercato interno,
Membro
Commissione per i diritti della donna e le
pari opportunità, Membro
Commissione per l'occupazione e gli affari
sociali, Membro sostituto
Assemblea parlamentare paritetica della convenzione
fra gli Stati dell'Africa, dei Caraibi e
del Pacifico e l'Unione europea (ACP-UE),
Membro
Membro dell'Ufficio di presidenza del Comitato
per le Regioni dell'Unione europea (1993).
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Il suo impegno politico e sociale.
E’ stata particolarmente attiva nell’ambito
delle politiche femminili, sociali, della
salute e nel campo delle problematiche legate
alle aree metropolitane. Inoltre da sempre
si è interessata alla formazione e all’educazione
permanente. Ha seguito con molta attenzione
le tematiche e gli sviluppi all’interno del
mondo delle associazioni e dell’economia
sociale, organizzando e partecipando a numerose
conferenze sul terzo settore in Italia e
in Europa.
Ha inoltre promosso una nuova linea nel bilancio
dell’Unione Europea a favore di queste realtà
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* materiale ricercato ed organizzato da Gian
Carlo Storti - Cremona 25-2-06
 
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