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15 Settembre, 2002
Agente Italiano: Il Broglio
Un giallo fantapolitico, un'ipotesi realistica che conduce sulle tracce del grande complotto elettorale. Chi ha falsato veramente le elezioni 2006?

Agente Italiano
IL BROGLIO

Un giallo fantapolitico, un'ipotesi realistica che conduce sulle tracce del grande complotto elettorale. Chi ha falsato veramente le elezioni 2006? Un giornalista indaga e scopre una verità rovesciata. A compiere il grande broglio è stato il Tycoon, l'avversario del Curato.
Come?
Con un'abile macchinazione basata sulle schede bianche.
Ma qualcuno lo ha fermato poco prima che compisse definitivamente la sua opera...

Pubblicazione: 2006
collana - Yahoopolis
pp. 256 - € 14,00
Formato: 14 x 21
ISBN: 88-7424-171-2

********************

Brogli elettorali: il romanzo-inchiesta

Intrigo elettorale - Un instant book sugli scrutini

Scrutatori di una sola parte politica. Schede bianche che diventano pro Polo. Il voto secondo un fanta-romanzo

di Gigi Riva – L’Espresso

Le prove, le prove. Non si può accusare senza le prove. Anche nel paese di Pier Paolo Pasolini e del suo famoso "io lo so, ma non ho le prove". Poi Pasolini diceva ugualmente, denunciava una responsabilità 'politica' in assenza di una verità giudiziaria. Le parole definiscono il mondo ma sono così duttili, a saperle usare, da renderlo ambiguo, pur indicando una strada. Così ne 'Il broglio', romanzo simultaneo come sta scritto in copertina (ma non è un ossimoro?) che un anonimo 'Agente italiano' ha scritto per Aliberti editore, in uscita in questi giorni, si arriva alla parola fine avendo la sensazione che, nelle recenti politiche, il Tycoon, capo del governo, leader della destra, ha barato, ma seppur ci siano molti indizi, manca la prova regina. Indispensabile per vestire una verità così delicata.

L'Anonimo si muove su due registri distinti, anche se intrecciati. Uno è pura fiction e riguarda un misterioso delitto. Ma il principale è quello che potremmo definire 'letteratura del vero'. I caotici giorni in cui la vittoria sembrava una sconfitta e poi una mezza vittoria e di nuovo una vittoria piena vengono ricostruiti attraverso personaggi della vita pubblica assai poco mimetizzati e a cui è semplice attribuire un nome. Il Tycoon è Berlusconi. Il Curato, Prodi. Pietro Livornesi, Pisanu. Il Magro, Fassino. Il Baffo, D'Alema. Il Migliore direttore de 'La Cronaca' è Giulio Anselmi della 'Stampa'. Napoleone direttore de 'L'Indipendenza' è Ezio Mauro di 'Repubblica'. Il Papa direttore di 'Diorama' è Paolo Mieli del 'Corriere della Sera'. E ancora ci sono Mario Ravenna, cioè Giuliano Ferrara; Bergamelli, presidente di un istituto di sondaggi, cioè Nando Pagnoncelli. Il personaggio principale, Freddy, fa l'inviato de 'La Cronaca', e proprio una redazione è l'ambito dove molto si svolge: deve essere luogo ben conosciuto dall'autore.

Succede allora che Freddy si imbatta, la mattina fatale del 10 aprile, in un investigatore privato, il Biondo, e che questi gli farfugli qualcosa circa la destra che ha truccato le elezioni. Lascia perdere quello che gli sembra un vaneggiamento e corre al giornale. Si sa cosa successe poi quel pomeriggio e quella notte. Tutto fedelmente ricostruito seppur con nomi di comodo e dialoghi inventati. Fino ai primi sospetti e alla domanda-motore del racconto: possibile che gli istituti, all'unanimità, abbiano sbagliato i sondaggi e anche gli exit poll? Insinuato il sospetto, tutto si legge con quella lente. Anche la visita istituzionalmente inedita di Livornesi-Pisanu a Tycoon-Berlusconi a spoglio aperto. Anche il blocco lungo 48 minuti dei computer del Viminale. Anche la differenza tra i dati che risultano al proverbialmente efficiente ufficio del Partito democratico e quelli ufficiali.

Ad avvalorare il quadro, la scomparsa del Biondo dopo che era stato in questura senza riuscire a parlare con un amico commissario. Freddy comincia a crederci. Ha colleghi sparsi per la Penisola che lo aiutano in una ricostruzione di quanto possa essere successo. Arriva a una verità parziale. La nuova legge elettorale non prevede più l'obbligo della presenza di rappresentanti della minoranza nelle commissioni elettorali comunali. In più, per una dimenticanza, il Partito democratico non ha iscritto i suoi scrutatori negli elenchi da cui prenderli. E infine i rappresentanti di lista, ora, possono sì andare al seggio, ma non fanno lo spoglio. Guarda caso proprio in diversi comuni amministrati dalla destra, dalla Puglia al Ponente Ligure, dove dunque si sono potuti scegliere i commissari, sono crollate le schede bianche. In un Paese addirittura: schede bianche zero. Quando la quota fisiologica sta attorno all'8 per cento.

Si dovrebbero allora ipotizzare legioni di scrutatori che, nella notte tra la domenica e il lunedì hanno votato, per il centrodestra, le schede bianche. Riducendo sino a un'inezia il vantaggio del centrosinistra. Ma perché fermarsi sulla soglia del sorpasso? Domanda inevasa se non con una risposta di clima. I democristiani, Livornesi (Pisanu), Scritto (Letta) e Ferdibello (Casini) che frenano il Tycoon a un passo dalla porcata compiuta. Suggestivo, ma manca la prova regina. La potrebbe fornire il Biondo se non finisse ammazzato, non da sicari che lo hanno fatto fuori perché non parlasse. No: da due balordi che nulla hanno a che vedere con la storia. Così tutto rimane sospeso. E al lettore rimane il sospetto.

 


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