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						 15 Settembre, 2002  
						25 novembre 2006  
						Giornata Internazionale Contro la violenza alle donne - «Uomini: rompiamo il silenzio»
  
                      
25 novembre 2006 
Giornata Internazionale Contro la violenza alle donne - «Uomini: rompiamo il 
silenzio» 
chi vuole veramente qualcosa trova la strada, gli altri una scusa. 
 
Conduce il confronto Giacomo Mambriani 
“Il circolo della differenza”- Parma e “Gruppo uomini” - Verona 
Sabato 25 novembre 2006, ore 10.00-12.00 - c/o Sala Zanoni - via Vecchio Passeggio, 1 - Cremona 
Per informazioni: Associazione A.I.D.A 
tel. 037226585 email: aida.onlus@virgilio.it 
  
La violenza contro le donne ci riguarda: prendiamo la parola come uomini 
Assistiamo a un ritorno quotidiano della violenza esercitata da uomini sulle 
donne. Con dati allarmanti anche nei paesi “evoluti” dell’Occidente democratico. 
Violenze che vanno dalle forme più barbare dell’omicidio e dello stupro, delle 
percosse, alla costrizione e alla negazione della libertà negli ambiti 
familiari, sino alle manifestazioni di disprezzo del corpo femminile. Una 
recente ricerca del Consiglio d’Europa afferma che l’aggressività maschile è la 
prima causa di morte violenta e di invalidità permanente per le donne fra i 16 e 
i 44 anni in tutto il mondo . E tale violenza si consuma soprattutto tra le 
pareti domestiche. 
Siamo di fronte a una recrudescenza quantitativa di queste violenze? Oppure a 
un aumento delle denunce da parte delle donne?  
Resta il fatto che esiste ormai un’opinione pubblica e un senso comune, che 
non tollera più queste manifestazioni estreme della sessualità e della 
prevaricazione maschile.  
Chi lavora nella scuola e nei servizi sociali sul territorio denuncia poi una 
situazione spesso molto critica nei comportamenti degli adolescenti maschi, più 
inclini delle loro coetanee femmine a comportamenti violenti, individuali e di 
gruppo. 
Forse il tramonto delle vecchie relazioni tra i sessi basate su una 
indiscussa supremazia maschile provoca una crisi e uno spaesamento negli uomini 
che richiedono una nuova capacità di riflessione, di autocoscienza, una ricerca 
approfondita sulle dinamiche della propria sessualità e sulla natura delle 
relazioni con le donne e con gli altri uomini. 
La rivoluzione femminile che abbiamo conosciuto dalla seconda metà del secolo 
scorso ha cambiato radicalmente il mondo.  
Sono mutate prima di tutto le nostre vite, le relazioni familiari, l’amicizia 
e l’amore tra uomini e donne, il rapporto con figlie e figli. Sono cambiate 
consuetudini e modi di sentire. Anche le norme scritte della nostra convivenza 
registrano, sia pure a fatica, questo cambiamento. 
L’affermarsi della libertà femminile non è una realtà delle sole società 
occidentali. Il moto di emancipazione e liberazione delle donne si è esteso, con 
molte forme, modalità e sensibilità diverse, in tutto il mondo.  
La condizione della donna torna in modo frequente nelle polemiche sullo 
“scontro di civiltà” che sarebbe in atto nel mondo. Noi pensiamo che la logica 
della guerra e dello “scontro di civiltà” può essere vinta solo con un “cambio 
di civiltà” fondato in tutto il mondo su una nuova qualità del rapporto tra gli 
uomini e le donne.  
Oggi attraversiamo una fase contraddittoria, in cui sembra manifestarsi una 
larga e violenta “reazione” contraria al mutamento prodotto dalla rivoluzione 
femminile. La violenza fisica contro le donne può essere interpretata in termini 
di continuità, osservando il permanere di un’antica attitudine maschile che 
forse per la prima volta viene sottoposta a una critica sociale così alta, ma 
anche in termini di novità, come una “risposta” nel quotidiano alle mutate 
relazioni tra i sessi.  
Un altro sintomo inquietante è il proliferare di mentalità e comportamenti 
ispirati da fondamentalismi di varia natura religiosa, etnica e politica, che si 
accompagnano sistematicamente a una visione autoritaria e maschilista del ruolo 
della donna. Queste stesse tendenze sono però attualmente sottoposte a una 
critica sempre più vasta, soprattutto – ma non esclusivamente – da parte 
femminile 
La recente cronaca italiana ci ha offerto alcuni casi drammatici, eclatanti 
che rivelano anche modi diversi di accanirsi sul corpo e sulla mente femminile. 
Una ragazza incinta viene seppellita viva dall’amante, che non vuole 
affrontare il probabile scandalo. Un fratello insegue e uccide la sorella, rea 
di non aver obbedito al diktat matrimoniale della famiglia. Un immigrato 
pakistano uccide la figlia, aiutato da altri parenti maschi, perché non segue i 
costumi sessuali etnici e religiosi della comunità. In alcune città si 
susseguono episodi di stupro da parte di giovani immigrati ma anche di maschi 
italiani. Sono italiani gli stupratori di una ragazza lesbica a Torre del Lago. 
Italiano l’assassino che a Parma ha ucciso con otto coltellate la ex fidanzata, 
che perseguitava da qualche anno. Ultimo caso di una lunga scia di delitti 
commessi in questi ultimi anni in Italia da uomini contro le ex mogli o 
fidanzate, o contro compagne in procinto di lasciarli.  
Il clamore e lo scandalo sono alti. In un contesto di insicurezza (in parte 
reale, in parte enfatizzata dai media e da settori della politica), di continua 
emergenza e paura per le azioni del terrorismo di matrice islamica e per le 
contraddizioni prodotte dalla nuova dimensione dei flussi di immigrazione, nel 
dibattito pubblico la matrice della violenza patriarcale e sessuale è stata 
spesso riferita a culture e religioni diverse dalla nostra.  
Molte voci però hanno insistito giustamente sul fatto che anche la nostra 
società occidentale non è stata e non è a tutt’oggi immune da questo tipo di 
violenza. E’ anzi possibile che il rilievo mediatico attribuito alla violenza 
sessuale che viene dallo “straniero” risponda a un meccanismo inconscio di 
rimozione e di falsa coscienza rispetto all’esistenza di questo stesso tipo di 
violenza, anche se in diversi contesti culturali, nei comportamenti di noi 
maschi occidentali. 
Si è parlato dell’esigenza di un maggiore ruolo delle istituzioni pubbliche, 
sino alla costituzione come parti civili degli enti locali e dello stato nei 
processi per violenze contro le donne. Si è persino messo sotto accusa un 
ipotetico “silenzio del femminismo” di fronte alla moltiplicazione dei casi di 
violenza.  
Noi pensiamo che sia giunto il momento, prima di tutto, di una chiara presa 
di parola pubblica e di assunzione di responsabilità da parte maschile. In 
questi anni non sono mancati singoli uomini e gruppi maschili che hanno cercato 
di riflettere sulla crisi dell’ordine patriarcale.  
Ma oggi è necessario un salto di qualità, una presa di coscienza collettiva. 
La violenza è l’emergenza più drammatica.  
Una forte presenza pubblica maschile contro la violenza degli uomini potrebbe 
assumere valore simbolico rilevante. Anche convocando nelle città 
manifestazioni, incontri, assemblee, per provocare un confronto reale. 
Siamo poi convinti che un filo unico leghi fenomeni anche molto distanti tra 
loro ma riconducibili alla sempre più insopportabile resistenza con cui la parte 
maschile della società reagisce alla volontà che le donne hanno di decidere 
della propria vita, di significare e di agire la loro nuova libertà: 
Il corpo femminile è negato con la violenza. 
Ma viene anche disprezzato e considerato un mero oggetto di scambio (come ha 
dimostrato il recente scandalo sulle prestazioni sessuali chieste da uomini di 
potere in cambio di apparizioni in programmi tv ecc.). Viene rimosso da ambiti 
decisivi per il potere: nella politica, nell’accademia, nell’informazione, 
nell’impresa.  
Lo sguardo maschile – pensiamo anche alle organizzazioni sindacali – non vede 
ancora adeguatamente la grande trasformazione delle nostre società prodotta 
negli ultimi decenni dal massiccio ingresso delle donne nel mercato del lavoro. 
Chiediamo che si apra finalmente una riflessione pubblica tra gli uomini, 
nelle famiglie, nelle scuole e nelle università, nei luoghi della politica e 
dell’informazione, nel mondo del lavoro. 
Una riflessione comune capace di determinare una sempre più riconoscibile 
svolta nei comportamenti concreti di ciascuno di noi.  
Primi firmatari 
Alberto Leiss, Marco Deriu, Stefano Ciccone, Jones Mannino, Massimo Michele 
Greco, Sandro Bellassai, Claudio Vedovati.  
Adesioni 
Davide Rossi, Umberto Varischio, Gianfranco Proietti, Luca Proietti, Giuseppe 
Colosi, Lino Giaccone, Diego Bortolameotti, Francesco Lauria, Beppe Pavan, 
Daniele Barbieri, Roberto Poggi, Massimiliano Luppino, Andrea Baglioni, Luigi 
Zoja, Fausto Perozzi, Alessio Surian, Gianluca Borghi, Mattia Toscani, Eugenio 
Caggiati, Marcello Acquarone, Attilio Mangano, Roberto Illario, Daniele Bouchard, 
Luciano Sartirana, Corrado Roncaglia,, Franco Toscani, Giacomo Mambriani, Marco 
Cazzaniga, Gianni Ferronato, Livio Dal Corso, Carlo Marchiori, Marco Sacco, 
Vanni Bertolini, Francesco Camattini, Luciano Marmocchia, Giuseppe De Nigris, 
Marco Cervino, Gianni Caligaris, Domenico Matarozzo, Sandro Mezzadra, Stefano 
Sarfati Nahmad, Alberto Moreni, Enrico Ottolini, Vittorio Cotesta, Alessandro 
Bosi, Franco Caldera, Ettore Lo Maglio Silvestri, Goffredo Fofi, Cesare Del 
Frate, Daniele Licheni, Nicola Sinopoli, Enrico Euli, Roberto Verdolini, Antonio 
D’Andrea, Silvano Cogo, Christian Carmosino, Sandro Coccoi, Giacomo Truffelli, 
Gianfausto De Dominicis, Michele Citoni, Franco Insalaco, Gigi Malaroda, Andrea 
Rigon, Nicola Negretti, Nicola Ricci, Mario Gritti, Gianfranco Neri, Osvaldo 
Pieroni, Andrea Lavagnoli, Antonio Cinquantini, Paolo Scatena, Antonio Canova, 
Michele Poli, Domenico Rizzo, Stefano Montali, Fernando Lelario, Alessio Miceli, 
Alessandro Quintino, Gabriele Galbiati, Renato Sebastiani, Giuliano Dalle Mura, 
Stefano Vinti, Pietro Craighero, Rino Genovese, Giampiero Bernard, Lorenzo Di 
Santo,// Davide Larizza, Tonino Soldo, Davide Fantazzina, Gianluca Ricciuto, 
Ubaldo Coccoli, Pierangiolo Berrettoni, Nicola Briguglio, Fabio Arras, Sergio 
Bellucci, Giorgio Gallo, Carlo Simionato, Gianfranco Iannuzzi, Marco Capovilla, 
Stefano Galieni, Enrico Peyretti, Stefano Dall’Agata, Andrea Cozzo, Antonio 
Versari, Saverio Aversa, Sandro Campanini, Gaetano Stella, Pasquale Voza, Luigi 
Dotti, Enzo Zampella, Claudio Calcaterra, Enzo Zampilla, Hamadi Zribi, Massimo 
Bucca, Giuliano Dolfi, Iacopo Venier, Marcello Gidoni, Gianguido Palumbo, 
Arcangelo Patone, Giuliano Ciampolini, Sergio Sinigaglia, Giuseppe Reitano, Luca 
Baccelli, Alberto Burgio, Franco Brughiera, Fernando Giarrusso, Danilo Bruno, 
Vito Dileo, Giovanni Papa, Sergio Benassai, Fabio Visentin, Claudio Berlengiero, 
Oscar Agostani, Lino Balza, Mauro Castagnaro, Pasquale D’Andretta, Mauro 
Traverso, Fausto Concer, Fabio Amodio, Marco Trotta, Giorgio Guelmani, Enio 
Sartori, Lapo Casetti, Amedeo Di Gregorio, Michele Grandolfo, Mario Bucci, 
Alberto Picchio, Salvatore Tassinari, Ennio Cirnigliano, Giulio Petrilli, Flavio 
Attolini, Sergio Manduchi, Ico Gasparri, Lorenzo Bigini, Paolo Buffoni, Alfredo 
Simone, Roberto Abbati, Peppino Coscione, Giuliano Giuliani, Orazio Leggiero, 
Giacomo Lanza, Franco Masini, Aldo Tortorella, Paolo Serra, Aldo Tarascio, 
Gianni Giovanetti, Paolo Bosi, Federico La Sala, Gianni Pelosi, Nicola Triggiani, 
Fabio Cittolini Morassutti, Stefano Melandri, Michele Lalla, Cesare Parstarini, 
Bruno Pizzica, Andrea Ricci, Toti Domina, Lucius F.Schlinger, Simone Paoletti, 
Massimiliano Androni, Fiorello Ghiretti, Andrea Dotti, Francesco Scalari, 
Lorenzo Buratti, Davide Carmarino, Roberto Zanzucchi, Luca Dotti, Marino 
Muratore, Pasquale Casentino, Giovanni Mottura, Antonello Schiavone, Andrea 
Bagni, Luca Vetrice, Gad Lerner, Giacomo Marramao, Nanni Balestrini, Aluisi 
Tosolini, Giuseppe Cotturri, Federico Bergonzi, Pietro Orsatti, Francesco 
Casaretti, Mario Attorre, Rosario Nicchitta, Augusto Colombo, Luciano Devescovi, 
Piero P. Giorgi, Virgilio Merola, Cirus Rinaldi, Franco Fuselli, Fausto Piazza, 
Franco Giordano, Edoardo Trotta, Giancarlo Colombo, Robertino Barbieri, Massimo 
Quinzi, Andrea Ciantar, Gianni Piffari, Italo Porcile, David Muñoz G., Ass. 
Aspettare Stanca, Maschile Plurale, Il Cerchio degli uomini, Medicina 
democratica – Movimento di lotta per la salute – Milano, Medicina democratica – 
Movimento di lotta per la salute – Alessandria, Centro Studi GLTQ (231) 
per adesioni: appellouomini@libero.it Sito web: http://www.donnealtri.it  
 
 
 
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