Il Comune di Cremona «Dalla parte delle donne contro la violenza»
In occasione della "Giornata mondiale per l'eliminazione della violenza
contro le donne", Caterina Ruggeri - Assessore alle Pari Opportunità del Comune
di Cremona invita l'intera comunità locale, ad un momento di riflessione su un
problema troppo spesso sottaciuto o portato alla ribalta solo a seguito di
episodi eclatanti, violenti e criminosi.
Troppi sono i silenzi sulla quotidianità delle violenze striscianti e
invisibili che le donne subiscono.
Il 25 novembre di questo anno rappresenta, oltre che un momento di doverosa
riflessione sul tema, un punto di ripartenza per la lotta ad un fenomeno,
tristemente, di grande attualità, anche promuovendo campagne di informazione, di
sensibilizzazione e di responsabizzazione collettiva.
Anche se i dati della nostra realtà locale non destano particolare
preoccupazione, pur in presenza di diversi casi di violenze denunciate, il
Rapporto 2006 dell'ONU sulla violenza contro le donne ci deve allarmare. Nei
cosiddetti paesi “evoluti”, tra i quali l'Italia,:
un terzo delle donne ha subito abusi fisico-sessuali, abusi che, nella
maggioranza dei casi, sono stati perpetrati da un familiare o dal partner
stesso.
il 40% delle donne europee subisce molestie sessuali sul luogo di lavoro.
oltre 192 Stati nel mondo non puniscono le violenze sessuali, mentre solo 89
Stati puniscono le violenze intrafamigliari.
Altro dato poco noto, ma molto interessante:
la violenza sulle donne resta ancora la prima causa di morte o invalidità
permanente per la popolazione femminile compresa fra i 15 ed i 45 anni.
Anche i recenti stupri di gruppo filmati e divulgati su internet, l'ex
fidanzato che perseguita ed accoltella la ex, il fratello che assassina la
sorella colpevole di non aver acconsentito al disegno matrimoniale previsto
dalla famiglia, un padre che uccide la figlia che non segue i costumi sessuali e
religiosi della comunità, ma anche il fenomeno “vallettopoli” che mercifica il
corpo femminile, sono l'immagine di un unico modello culturale in cui si
depersonalizza la donna ritenendola una proprietà della quale poter disporre.
Tale concetto è ben espresso da Irene Khan, segretaria generale di Amnesty
International, quando afferma che “la violenza sulle donne è una delle forme di
violazione dei diritti umani più diffusa ed occulta nel mondo” e poi ancora che
“la violenza alle donne è parte di una cultura globale che nega alle donne pari
opportunità e pari diritti e legittima la violenta appropriazione del loro corpo
per gratificazioni individuali.”. E aggiunge infine che “milioni di donne nel
mondo sono terrorizzate da violenze domestiche, schiavizzate in matrimoni
forzati, comprate e vendute per alimentare il mercato della prostituzione,
violentate come trofei di guerra o torturate in stato di detenzione”.
Non è un bollettino di guerra, ma è la realtà di tutti i giorni che non si
vuole vedere, ma che sta nelle nostre case, nelle nostre strade e che vive nelle
nostre città.
Assume quindi grande valore l'appello a firma di tanti uomini, provenienti
dai più disparati percorsi politici, culturali e religiosi, decisi a reagire in
qualche modo ai terribili fatti di violenza subiti dalle donne, a partire da una
riflessione su di sé e da una rilettura del rapporto tra i sessi.
Il nuovo livello di insicurezza, la rottura degli schemi tradizionali, anche
in materia di rapporto fra i sessi, impone a uomini e donne una rinnovata
capacità di pensiero e di analisi, affinché la violenza non assuma il ruolo di
nuova modalità di relazione fra le persone, così come i recenti fatti di cronaca
ci fanno apparire.
Cosa può fare il Comune, quali concrete azioni può attivare, quale ruolo può
svolgere?
In primo luogo sostenere e partecipare ad ogni iniziativa di
sensibilizzazione e di dibattito come quella promossa dall'Associazione di donne
contro la violenza (AIDA), sabato 25 novembre alle ore 10, nella Sala Zanoni in
via del Vecchio Passeggio, riconoscendo il lavoro silenzioso e continuo di
queste associazioni.
Attivare politiche costruite su piccoli gesti ordinari, dove l'ascolto, la
presenza, il lavoro di prossimità, la rassicurazione e l'informazione possano
rappresentare la strategia concreta fondata sul concetto di sicurezza basato
sulla quotidianità di vita delle persone, non tanto o solo sull'emergenza.
Facilitare l'accesso delle donne ad informazioni sui propri diritti e ridurre
alcune possibili forme di discriminazioni dirette e indiretti nella vita
sociale.
Mettere a sistema tutto quanto la città solidale è in grado di offrire in
termini di prevenzione, di accoglienza, di ascolto e di sostegno nei confronti
delle donne vittime di violenza, al fine di fornire loro ogni riferimento e
risposte concrete e immediate alla loro richiesta di aiuto.