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 Politica

15 Settembre, 2002
Deo Fogliazza, intervento al Congresso DS di Cremona
Il PD e quattro salti in padella - Allontanare Weimar - Aprire porte e finestre del palazzo della Politica - Non predicare ma praticare - La schiena diritta dei nuovi gruppi dirigenti - La radicalità del riformismo - Un testa un voto, sparigliare

Il PD e quattro salti in padella - Allontanare Weimar - Aprire porte e finestre del palazzo della Politica - Non predicare ma praticare - La schiena diritta dei nuovi gruppi dirigenti del Paese - La radicalità del riformismo - Un testa un voto: precisare meglio. Sparigliare - I giorni della cicoria - Ce l'abbiamo quasi fatta. Ma non é che l'inizio.

Cari amici e compagni,

la fase che si apre con i congressi provinciali é del tutto diversa rispetto alla fase dei congressi di sezione. Non siamo più chiamati a decidere se aprire il cantiere per la costruzione del PD. Questa decisione l'abbiamo già assunta. Ed é stata assunta, con voto segreto, da più di 200.000 compagne e compagni, sugli oltre 250.000 che hanno partecipato ai nostri congressi di sezione. Oltre il 75% degli iscritti al nostro partito ha dato il via al progetto.

Non ne sono stupito. Da tempo sostengo che gli iscritti ai partiti - al nostro, ma anche ad altri partiti - sono più avanti rispetto ai gruppi dirigenti. Così come i cittadini, gli elettori del centrosinistra, gli elettori dell'Ulivo, sono più avanti rispetto agli iscritti a questo piuttosto che a quest'altro partito.

D'altra parte non dico nulla di nuovo né di trascendentale. E' una realtà che si é dimostrata in tutta la sua evidenza in maniera eclatante con il risultato delle primarie dell'ottobre del 2005: un risultato enorme e inaspettato. Per tanti, ma non per tutti.

Dunque la decisione é presa: apriamo il cantiere, costruiamo il Partito Democratico.

C'é bisogno del Partito democratico. C'é urgente bisogno. La speranza é che non siamo già in ritardo.

Uno spot televisivo che sta andando per la maggiore, in questi giorni, vede protagonista una coppietta di giovani sposi che sta acquistando il biglietto per la traversata dell'oceano, con il Titanic. Nel momento preciso nel quale il giovane marito sta pagando il biglietto, dal cielo piomba a terra un grande frigorifero rosa. Per l'impatto con il terreno la porta del frigorifero si apre, mostrandolo stracolmo di "Quattro salti in padella". I due giovani si lasciano tentare dai quattro salti in padella, si fermano e se li mangiano. Così perdono l'imbarco. E con il mancato imbarco, evitano di rimanere vittima del naufragio che il Titanic farà qualche ora dopo, scontrandosi con un enorme iceberg.

Cari compagni,

per l'Italia – l’abbiamo tutti ben presente, io spero - non ci sarà alcun "Quattro salti in padella" a salvarci!

Da anni questo povero paese sembra essersi dimenticato dei problemi, e danza tranquillamente sul ponte della nave, inconsapevole del rischio che sta correndo.

Ma l'Italia non si merita di scontrasi con l'iceberg. E noi siamo chiamati a salvarla, e con essa siamo chiamati a salvare noi stessi.

C'é ancora la possibilità di farlo. Occorre però avere ben chiaro le necessità, le urgenze, gli obiettivi e gli strumenti da mettere in campo.

Occorre, prima di tutto, mettersi al timone, e schierare l’intero equipaggio in uno sforzo comune volto ad invertire la rotta per evitare lo scontro micidiale con l'iceberg.

Al timone ed in ogni altra situazione determinante occorre schierare gente capace, uomini e donne armati di spirito di dedizione, consapevoli del decisivo incarico che si vanno assumendo.

Fuor di metafora, cari amici e cari compagni, voglio dire che é questa la principale motivazione che rende indispensabile ed urgente costruire il nuovo Partito Democratico: salvare il Paese, guardare ai suoi interessi, muoversi con capacità e decisione non tanto perché "Conviene a noi", ma in quanto "Conviene all'intero Paese".

L'obiettivo pur importante di evitare il naufragio non é l'unico, il solo.

L'Italia ha certo bisogno di essere portata fuori da quella tempesta. Ma l'Italia ha anche bisogno di essere rafforzata, messa nelle condizione di poter affrontare rotte che comunque manterranno una certa difficoltà ed una certa pericolosità.

L'Italia ha bisogno di Governo. Di un Governo forte e capace, di un Governo che sia in grado di governare, di un Governo che abbia gli strumenti per governare.

Per questo é urgente, anzi, ancora più che urgente, una profonda riforma elettorale, unita ad una seria riforma delle istituzioni.

Non é pensabile, non é ragionevolmente possibile che il Paese sia in grado di affrontare i prossimi anni, i prossimi decenni con un impianto istituzionale ed elettorale così inadeguato rispetto alle prove che ci aspettano.

Anche a questo serve il Partito Democratico.

E' una esigenza che é sentita in maniera larga e diffusa tra le italiane e gli italiani, anche in maniera trasversale rispetto alla collocazione politico-partitica.

Si sente, si percepisce quasi in maniera epidermica: vogliamo mettere il Paese in mani sicure, capaci, in grado di dirigerci.

Ecco una delle esigenze ineliminabili. Che però si accompagna ad un'altra esigenza indilazionabile: vogliamo metter il Paese. E' in quel verbo - in quel VOGLIAMO - che si nasconde l'altra richiesta precisa e pesante.

Vogliamo deciderlo noi. Vogliamo sceglierlo noi. Vogliamo intervenire noi direttamente nella selezione di chi chiameremo a reggere le sorti del Paese.

Riforma elettorale, dunque, ma anche riforma della politica. Cambiamento radicale delle regole. Rapporto diretto tra eletti ed elettori. Strumenti veri, concreti, precisi che superino uno dei mali maggiori che rendono debole il paese: la distanza - sempre più grave, sempre più definita, quasi abissale - che separa il cittadino comune dalla politica.

Ce l'ha ricordato nel messaggio di San Silvestro il Presidente Napolitano: é quella la ferita che va rimarginata. E' da lì che si può partire per rimontare i gravi ritardi che stiamo subendo.

La riforma elettorale, dunque, ma anche le Primarie come strumento generale, preciso, regolato, indiscutibile, nella selezione dei candidati alle elezioni di ogni ordine e grado.

Il partito Democratico potrà proporsi con il suo ruolo, di partito che fa propri gli interessi dell'intero Paese, solo se saprà riconnettere la politica con il suo popolo. Solo se saprà mettersi profondamente in discussione, se saprà dare un taglio netto al metodo della cooptazione. Al metodo delle decisioni assunte nelle segrete stanze.

Perseverare con questo sistema, vecchio ed obsoleto, sarebbe una catastrofe. C'é bisogno di aria nuova. C'é bisogno di aprire porte e finestre dei palazzi della Politica. C'é urgente bisogno di rimettere la Politica in sintonia con il Paese. il rischio é grande.

Il rischio é che emerga l'antipolitica, il rischio é che dopo i traccheggiamenti, le indecisioni, i tanti "vorrei ma non posso"..... Il rischio é che dopo tutto ciò gli italiani decidano che ci vuole l'uomo forte, l'uomo delle provvidenza, e che voltino definitivamente le spalle al metodo della democrazia e della politica.

Le Primarie, la riforma della politica, non sono lo sfizio di qualche ultramoderno. Non sono giochi per politologi.

Sono invece la radicalità del riformismo. Sono il cambiamento che serve e che viene praticato, con determinazione, proprio perché serve. Ed oggi, proprio perché é oggi che ce n'é bisogno!

D’altra parte, é solo così che possiamo avere la speranza di selezionare una classe dirigente all'altezza dei compiti che aspettano il Paese nel nuovo secolo, nel nuovo millennio.

Una classe dirigente all'altezza non la selezioni se non dai spazio liberamente alla battaglia delle idee, al confronto anche duro, libero e serrato; alla concorrenza tra idee, programmi, progetti ed uomini, e donne, e giovani.

Uomini, donne, giovani che sappiano misurarsi con il libero confronto, che sappiano "metterci la faccia" oltre alle idee.

Se non la selezioni così la nuova classe dirigente, come la vuoi, come la puoi far maturare??

Con le cordate?? Con le piccole alleanze di piccolo cabotaggio?? Oppure con le baronie?? Abituando i giovani a "nascondersi", a piazzarsi all'ombra del potente di turno, in attesa che invecchi e che ti lasci un pezzo di eredità??

Ma quali mai idee nuove possono venire da simili modi, da un simile clima?? Ma quali "schiene dritte" possono maturare da tutto ciò??

Noi dobbiamo e vogliamo costruire condizioni nuove per il Paese, vogliamo far crescere un nuovo partito che guardi avanti. Noi vogliamo presentare sul palcoscenico dell'Italia un nuovo soggetto che si candidi a giocare il proprio ruolo per i prossimi dieci, venti, trent'anni. Abbiamo bisogno di un soggetto politico, di un partito per il secolo, mica per risolvere qualche piccolo problema di questo o quel piccolo leader della nostra banale quotidianità!

E d'altra parte se non faremo così. Se non liberalizzeremo la politica, come potremo liberalizzare l'economia? Come potremo offrire alla società, al mercato, all'insieme del Paese un ceto sociale, economico, culturale all'altezza dei compiti??

Cosa pensiamo? Di poter far misurare l'Italia con le nuove potenze del mondo diretta da gruppi dirigenti cresciuti all'ombra delle rendite?? Ma quale sana imprenditoria, quale capace intellighenzia, quale management complessivo può sortire da una situazione nella quale é il furbo che vince, é lo scaltro che la fa franca, e chi tace e si nasconde all'ombra del potente di turno che prevale??

Ma davvero pensiamo che la nostra splendida baracca che si chiama Italia possa competere nella nuova situazione del mondo con un ceto dirigente diffuso di questo tipo?? Ma davvero siamo convinti che ce la faremo a fare i conti con la Cina, con l’India – e con tutto ciò che questi due giganti significano - se a dirigere il paese sarà una generazione cresciuta a botte di messaggi come il Grande Fratello o I raccomandati??

Va cambiato il clima. Qui c'é bisogno, ancora, della radicalità del riformismo.

E’ il messaggio forte che va cambiato. Va cambiato, non predicato. Ecco perchè è urgente applicare ovunque il principio di coerenza. Una volta chiesero al saggio “Cos’è un buon genitore?”. Ed il saggio rispose: “Un buon genitore non è colui che tutti i giorni spiega a suo figlio cos’è il bene e cos’è il male. No, un buon genitore è colui che pratica tutti i giorni il bene e che evita e combatte tutti i giorni il male”.

Così, come un buon genitore, dovrà comportarsi il Partito Democratico: essere coerente con quanto afferma.

E’ un mondo di valori che va ribaltato. E’ la libertà di pensiero, di azione, di rischio che va assecondata e difesa.

Mettiti in gioco, provaci! E sappi che lo stato, la società, il governo, l’ente locale -ciascuno per la sua competenza - ti accompagneranno in questa sfida, ti sorreggeranno se resterai indietro, ti difenderanno quando sarà necessario.

E’ questo il sogno che può aprire questa nuova sfida, questo nuovo progetto: il Partito Democratico!

Liberalizzare la politica per liberalizzare l’economia. Liberalizzare l’economia per liberalizzare il Paese. Libertà ed eguaglianza. Quella Libertà Uguale che diventa oggi l’obiettivo necessario per il nostro Paese.

Ma cosa c’è di più riformista, di più radicale, di più rivoluzionario? Cosa c’è di più entusiasmante che praticare fino in fondo i principi della democrazia? Cambiare lo stato di cose presente, dicevamo una volta. Ve lo ricordate?

Ebbene, cos’è se non “cambiare lo stato di cose presente”, questo nuovo progetto, questa nuova scommessa sul futuro? Per questo sono ancora disposto ad impegnarmi. Per questo sono ancora disposto ad entusiasmarmi.

Ed è anche per questa radicalità del progetto che farei fatica a capire Mussi.

E non capirei Cesare, non capirei Ilde, non capirei Francesco, Evelino, Sante …. Se dovessero dirci: mi dispiace, devo andare, il mio posto è …. di là.

No, compagni della sinistra! Il vostro posto è qua. E’ qua insieme a noi. E’ qua insieme ai tanti giovani, donne, uomini, laici, cattolici, socialisti, popolari. I vostro posto è qua, nei democratici, a costruire insieme questo nuovo soggetto, a dargli anima e corpo. Ciascuno per la propria storia, ciascuno con la propria sensibilità. In minoranza, se gli aderenti decideranno così, democraticamente.

Certo, anche per confrontarci, per discutere, per litigare, perfino e se necessario. Non l’abbiamo forse fatto nei tanti anni che abbiamo trascorso insieme nel PCI, nel PDS, nei DS?

E’ la sfida del cambiamento che attende tutti noi, dalla quale non è possibile sottrarsi!

E’ la sfida della democrazia.

E come lo costruiremo questo Partito Democratico?

Se è questo il Partito Democratico che abbiamo in mente, quello che serve davvero al Paese, allora non sarà possibile costruirlo se non attraverso gli strumenti propri della democrazia.

Si parla tanto di fusione fredda, di pericolo di accordi tra apparati, tra nomenklature. Di suddivisione per quote.

Non c’è storia, compagni. Quella strada non porta al Partito Democratico. Porta ad un’altra cosa. Porta ad un mostriciattolo insignificante. Porterebbe ad una sconfitta storica per tutti noi. Dobbiamo rifuggire da essa come dalla peste.

No, il Partito Democratico va costruito con regole democratiche. Con regole pienamente democratiche.

Mi avvio alla conclusione.

Si dice: una testa, un voto. Mi pare splendida come definizione, quasi plastica. E la condivido.

Ma sento anche la necessità di scavare di più, di andare più a fondo. Cosa vuol dire “Una testa, un voto”? Su cosa, per chi, sulla base di quali scelte?

Noi dovremo definire come comporre l’Assemblea Costituente che sarà chiamata ad elaborare ed a definire il Partito Democratico in tutte le sue diverse fasi. Nel progetto, nel programma, nella fase organizzativa, nelle regole, nel radicamento.

Bene. Come la costruiamo, come la eleggiamo quella Assemblea Costituente? Una testa, un voto: ma su che cosa?

Io mi auguro che da subito si ponga mano ad una discussione approfondita, larga, generosa ed inclusiva. Dovremo confrontarci.

La mia idea è che noi non dovremo chiamare il nostro popolo, coloro che decideranno di aderire al PD, a scegliere ed a votare sulla base di liste di partito: la lista dei DS, la lista della Margherita, o anche la lista delle associazioni...... Capisco le ragioni di chi sostiene una simile opzione, ma non le condivido.

Credo invece che si apra una grande possibilità, quella davvero si sparigliare le carte. Quella di indurre le diverse famiglie culturali che compongono il Partito democratico a riconoscersi, a confrontarsi ed anche a contarsi, perché no?

Ed allora auspico, mi auguro, che coloro che hanno, ad esempio, sensibilità più vicina ad una lettura laburista delle questioni – che sono presenti nei DS, nella Margherita, nell’associazionismo – possano individuare una propria piattaforma di idee e di proposte, e magari un proprio candidato leader, e mettersi i gioco. Così come mi auguro che coloro che hanno una sensibilità liberal – che ci sono nei DS, nella Margherita, in altri partiti e nel mondo delle associazioni – possano altrettanto individuare proprie opzioni, e perché no un proprio candidato leader. E così per le sensibilità più vicine all’ambientalismo, o quelle più aderenti all’insegnamento sociale della Chiesa.

Ecco, immagino e spero che questo debba significare “Una testa, un voto”.

Muoverci e lavorare insieme, partiti ed associazioni. Chiamare gli italiani ad aderire al manifesto per il Partito Democratico. Chiedere a chi aderisce di impegnarsi con una cifra e di iscriversi nell’albo degli aderenti. E poi indire incontri, riunioni, confronti di idee, di progetti. In maniera aperta, larga, inclusiva.

E poi, alla fine, ritrovarsi nel compimento dell’atto più importante, decisivo, chiaro. Quello di scegliere, di votare, di indicare chi delegare a rappresentarci nella Costituente del Partito, e sulla base di quali idee, di quali progettualità.

Così riusciremo a comporre un’Assemblea Costituente valida, produttiva, all’altezza del compito. E così, dopo, giù, a cascata, nelle regioni, nelle province, nei comuni.

Così, almeno, io la vedo.

Permettetemi di chiudere con un ringraziamento.

Prima di tutto rivolto al gruppo dirigente della nostra federazione – che voglio individuare nella figura di Pippo Superti, che oggi lascia la segreteria della federazione, e nella figura di Luciano Pizzetti, che ha diretto la federazione prima di lui e che in questi anni ha diretto il Partito a livello regionale. E’ un ringraziamento che si meritano entrambi per la capacità dimostrata di stare al passo con i tempi, di non rifiutare le novità. Anzi, al contrario, di saperle affrontare, gestire, metabolizzare.

Vi assicuro, nel mio incessante e faticoso pellegrinare in giro per l’Italia o per la Lombardia - prima nel Cittadini per l’Ulivo, oggi nell’Associazione per il Partito Democratico - quando mi capita di spiegare quello che qui a Cremona siamo riusciti a fare, in questi anni, come Ulivo, in molti mi guardano con invidia. Vi assicuro, non in tutto il Partito è così, non in tutto il Paese. Anzi, il contrario. Qui a Cremona, davvero, pur non mancando ovviamente problemi, siamo riusciti a respirare un'aria ulivista sicuramente più salubre e più gradevole. Dunque, onore al merito anche di chi, da posizioni di responsabilità, ha saputo mantenere aperte queste possibilità. Ma voglio anche ringraziare i tanti compagni ed amici del Comitato per l’Ulivo e della APD di Cremona. Ed attraverso loro, vorrei ringraziare i tantissimi ulivisti e democratici che ho incontrato, in questi anni, in Italia ed in Lombardia.

Vedete, cari amici ulivisti, oggi possiamo quasi dire di avercela fatta. Quasi .....

Abbiamo saputo tener duro. Quando in molti ci chiedevano se le primarie erano “roba da mangiare” o erano l’ennesima americanata, abbiamo saputo continuare, testardamente, a spiegare perché era giusto provarle, sperimentarle. Ed abbiamo fatto bene.....

Quando ci costrinsero a misurarci con i “giorni della cicoria”, abbiamo resistito. Anzi, di più, siamo andati a Roma, a piazza Santi Apostoli, a protestare ed a difendere l’Ulivo proprio sotto le finestre degli uffici dell’Ulivo. Ed abbiamo fatto bene.

Gutta cavat lapidem, dicevano i latini. Bene. Abbiamo scavato la pietra. Ed abbiamo fatto bene.

Ora possiamo dire che, forse, ce l’abbiamo quasi fatta. Forse .... Quasi ..... Ma ora comincia il bello. E se comincia il bello, noi – come sempre – ci saremo, da cittadini, da volontari. Noi non ci tireremo indietro.

 


       



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