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15 Settembre, 2002
Convegno Arsac sul sistema socioassitenziale.
incontro presso l’azienda speciale comunale Cremona Solidale; resoconto della tavola rotonda, il contributo della Lega delle Autonomie locali

Convegno Arsac sul sistema socioassitenziale
Diminuite le liste d’attesa, ma rimangono le criticità economiche
Si è tenuto presso l’azienda speciale comunale “Cremona Solidale”, l’incontro promosso dall’Associazione delle Residenze Socio Sanitarie della Provincia di Cremona sugli effetti derivati dall’applicazione del “Documento d’indirizzo per una riorganizzazione del sistema socio-sanitario cremonese, riguardante l’area anziani”, accordo interistituzionale sottoscritto lo scorso giugno dalla Provincia, Conferenza dei Sindaci, dall’Asl dipartimento Assi ed Arsac. Presenti oltre al presidente on. Giuseppe Torchio, anche gli assessori provinciali Anna Rozza e Giovanni Biondi.

Dopo i saluti introduttivi del presidente di “Cremona solidale”, Franco Verdi, il presidente dell’associazione delle residenze, Riccardo Piccioni ha illustrato le criticità del sistema socio-assistenziale:

“Grazie alle sinergie attivate con tutte le istituzioni locali siamo riusciti a ridurre i tempi delle liste di attesa, dando anche linee di indirizzo omogenee, affrontando il tema delle procedure di accesso per solventi e sollievo, ma rimangono, tuttavia, “le crisi” delle residenzialità, con un’incipiente sanitarizzazione delle strutture, gravate da sempre maggiori difficoltà economiche”.

Il presidente della provincia di Cremona, on. Giuseppe Torchio, ha fatto presente come: “Il nostro panorama generale riguardante la condizione anziana è connotato da una particolare complessità, che parte dall’indice di vecchiaia: le statistiche ci rivelano, infatti, come questo sia pari a 169, ciò significa che per 100 bambini di età compresa tra 0 e 14 anni, sono presenti 169 persone di età superiore ai 65 anni. Per quanto riguarda il tasso di vecchiaia su 100 persone residenti in provincia, 22 sono anziani ed il rapporto anziani per bambino è pari a quattro. Se colleghiamo tali dati specifici alla presenza capillare di Rsa sul territorio con un sensibile calo di richieste di utenti extra Asl, in quanto il territorio milanese si sta attrezzando, lo scenario complessivo appare piuttosto critico. Da qui la necessità di avviare, come abbiamo fatto, un percorso basato su forti collaborazioni, tra tutti i soggetti del settore sociale, socio-sanitario per giungere ad una pianificazione condivisa dei servizi e dei relativi criteri d’accesso”.

Torchio ha illustrato poi l’attività connessa anche al Patto dello sviluppo in rapporto al tema del welfare ed alla progettualità di settore: “La Provincia si è posta in un percorso di condivisione, attivando anche iniziative e progetti finanziati dall’Ente: è stata, infatti, avviata una collaborazione con il Politecnico di Milano che coinvolge due diversi aspetti e dipartimenti: una con il ramo della ingegneria gestionale, per la parte riguardante gli aspetti patrimoniali e finanziari di un campione Rsa del territorio (risultati che saranno resi noti il prossimo settembre) attivo su 11 realtà di piccole e medie dimensione con una pluralità di servizi erogati sul territorio. All’interno del percorso di studio è stata fatta, una indagine condivisa, anche sul personale, servizi “core” e “no core” in relazione alle specificità delle strutture e al territorio in cui sono inserite. L’altro filone interessa il dipartimento di Architettura e pianificazione – laboratorio di politica sociale, per la parte sui LEPS (Livelli essenziali di prestazioni sociali), e sui criteri di accesso ai servizi socio-assistenziali, che coinvolge Comuni e quindi i Distretti eroganti. La rilevazione sarà, poi, fatta capillarmente su tutti 115 comuni e sui tre distretti, relativamente ai criteri di accesso, regolamenti comuni, servizi sul territorio, per dare uniformità di accesso, in assenza, purtroppo di criteri nazionali e regionali”. Rimangono comunque vive alcune criticità, che coinvolge una “libera” con ben 6.500 addetti, oltre l’indotto: dalla necessità di un fondo nazionale per l’autosufficienza alla formazione, alla necessità di modelli gestionali omogenei e risorse aggiuntive. Il “tesoretto” di Borno e di Maderno andrà utilizzato per la capitalizzare la Fondazione comunitaria per rafforzare gli interventi a favore delle nuove povertà e dei servizi sociali dei residenti nella nostra provincia.

E’ intervenuto poi Andrea Belloli, direttore generale dell’Asl di Cremona, che ha precisato come l’Azienda si muove all’interno del Patto nazionale di stabilità e del Patto sociale, specificando le diverse voci economiche in termini di risorse che giungono sul territorio, a cui sono seguiti gli interventi di Italo Feraboli di Legautonomie e delle rappresentanze sindacale dei Pensionati della CGIL-CISL_UIL, di Clara Boggi, Giancarlo Storti (Soldi Cremona) Giusepe Tadioli (Ist. IOS Sospiro), Corsini responsabile welfare Asl Cremona, Donata Bertoletti per il sindacato di settore CGIL-CIS-UIL.

 


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