15 Settembre, 2002
Il dialogo del più forte (di Antonio V. Gelormini)
Gianfranco Fini e Silvio Berlusconi dovranno ben presto dar conto di aver anteposto gli interessi di bottega a quelli del Paese. Franco Marini ha dovuto rassegnarsi ......
Gianfranco Fini e Silvio Berlusconi dovranno ben presto dar conto di aver
anteposto gli interessi di bottega a quelli del Paese. Franco Marini ha
dovuto rassegnarsi e riprendere con delusione la strada del Colle. I loro no
sono stati decisivi. Non c'è dialogo. O meglio, ci sarebbe, ma solo nella
dubitabile forma del "dialogo del più forte".
Il leader di An e quello di Forza Italia pavoneggiano code da volpi, nel
guardare con eccitazione l'uva delle elezioni. Ma nei fatti le raccolgono
tra le gambe e fuggono come lepri per evitare le doppiette degli elettori,
che col referendum potrebbero impallinare una legge elettorale infame. Dagli
stessi autori definita beffardamente "porcellum".
Costringere al voto il Paese con un sistema elettorale sub judice dei
cittadini e della stessa Corte Costituzionale, che ne ha ravvisato estremi per
sollevare eccezioni di incostituzionalità, e rimandando solo a dopo il
dialogo sulle riforme, magari condizionandolo all'eventuale vittoria del
centrodestra, evidenzia arroganza e sicumera. Ma potrebbe anche rivelarsi
fatale e rendere amaro il sapore di quell'uva di bell'aspetto, ma
decisamente acerba.
Forse per questo il leader del Partito Democratico, Walter Veltroni, ostenta
tranquillità e confida in un esito finale a suo favore. Coerente col
percorso indicato a Torino, conferma l'intenzione innovatrice e si dice
fiducioso che la chiarezza con gli elettori e i cittadini alla fine pagherà.
L'ha urtato non poco vedersi convocare al Quirinale come ventisettesima
delegazione. "Noi cambiamo ritmo e rotta", ha ribadito, "Andiamo soli perché
per andare avanti ci vuole una visione, il coraggio di rischiare, la
speranza nel bene del Paese e non nel proprio".
L'audacia della speranza aleggia da tempo nelle stanze del Campidoglio. Se
verranno sciolte le Camere dovrà dimettersi da Sindaco di Roma. Ha
confermato che lo farà nella settimana successiva. Ma questo non gli
impedirà di interpretare, da questa parte dell'Atlantico, le stesse speranze
che stanno accendendo gli entusiasmi americani. Soprattutto se stanotte il
supermartedì statunitense dovesse prendere una forte nota di colore.
(gelormini@katamail.com)
 
|