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 Il Punto

15 Settembre, 2002
Riflessioni sullo stato di salute della sanità
di Antonio di Pietro."Caro Direttore, nell'ottica di voler continuare un dialogo costruttivo con gli italiani, vorrei proporre alcune riflessioni sullo "stato di salute" della Sanita."

Riflessioni sullo stato di salute della sanità
di Antonio di Pietro."Caro Direttore, nell'ottica di voler continuare un dialogo costruttivo con gli italiani, vorrei proporre alcune riflessioni sullo "stato di salute" della Sanita."

Al Signor Direttore
de "Welfare Cremona News"
Busto Arsizio, 4 marzo 2003

Caro Direttore,

nell'ottica di voler continuare un dialogo costruttivo con gli italiani, vorrei proporre alcune riflessioni sullo "stato di salute" della "Sanita' e politiche sociali" da noi Italia. Vorrei farlo, pero', non solo per criticare cio' che non funziona (lo sano fare tutti) ma anche per proporre delle soluzioni.
Certo, sia chiaro: sono contrario alle politiche di esclusione sociale che al riguardo sta portando avanti il Governo Berlusconi (condoni, privatizzazione e destrutturazione dei principali programmi di welfare, riduzione dei fondi per le politiche sociali, tagli dei trasferimenti statali agli enti locali, riduzione degli interventi di sostegno per i disabili nelle scuole, etc.).
Oramai e' universalmente riconosciuto che il diritto alla salute e quello alla previdenza ed all'assistenza sono diritti cittadinanza riconosciuti non negoziabili con interessi di varia natura.
Innanzitutto il diritto alla salute.
E' necessario implementare un Servizio Sanitario Nazionale pubblico, aperto all’integrazione con il privato, a prescindere dai livelli di reddito. Insomma sono favorevole al fatto che anche nei servizi sanitari si sviluppi una sana concorrenza tra strutture sanitarie, pubbliche e private che siano.
Per entrambe tuttavia devono valere le medesime regole del gioco: stessi standard di prestazione, stesso rapporto pazienti/paramedici/medici, stessa miscela di servizi offerti. La mancata accettazione da parte delle strutture private delle prescrizioni riservate al settore pubblico deve essere considerato motivo di esclusione da ogni convenzione (ciò per evitare quanto sta attualmente avvenendo e cioè che le strutture private somministrino solo prestazioni ad alto valore aggiunto lasciando al pubblico quelle che non danno profitto).
Una particolare attenzione va data alle "strutture ospedaliere di emergenza" (Pronto soccorso e sale di rianimazione e terapia intensiva), che non possono essere valutate certamente con parametri utilitaristici di tipo aziendale (costi/benefici economici) ma devono essere parametrate al reale stato di bisogno della popolazione e del territorio.
Piu' che ridurre la spesa sanitaria, c'e' bisogno di una sua piu' marcata razionalizzazione (riduzione dell'ospedalizzazione ai casi di effettiva necessita', incentivazione dell'ospedalizzazione domiciliare e del day hospital, assistenza domiciliare con particolare attenzione alle classi sociali piu' deboli).
Soprattutto c'e' bisogno di un piu' stringente controllo della spesa farmaceutica per ridurre gli sprechi. Come? Ad esempio con la regolamentazione delle prescrizioni e delle ricette a tutti i livelli, oppure vincolando il numero di unita' posologiche erogate ai giorni di effettiva durata della terapia (attraverso la commercializzazione di specialita' medicinali tali da poter essere sconfezionate in farmacia e riconfezionate al momento della vendita).
Alla riduzione delle liste di attesa possono concorrere molteplici fattori del sistema, e fra questi risulta fondamentale la tecnologia informatica (con strumenti simili a quelli che permettono una gestione unica di più magazzini, è possibile oggi realizzare una rete che automaticamente indirizzi il paziente al laboratorio più qualificato e più vicino, geograficamente o temporalmente). Ciò permetterà di realizzare il più elevato coefficiente di riempimento delle strutture, razionalizzando i costi sanitari a livello complessivo: farà risparmiare disagi e fatica e recuperare giornate di lavoro perse.
Un'altra area su cui intervenire è quella previdenziale per evitare la bancarotta del sistema previdenziale senza sfasciare lo stato sociale. Le proposte della Casa delle Libertà puntano a smantellare la previdenza pubblica, mettono a rischio la possibilita' per l'INPS di pagare le pensioni in essere, riducono il valore della pensione per i nuovi assunti, non aiutano i lavoratori atipici a costruirsi una pensione adeguata, trasferiscono obbligatoriamente il TFR (trattamento di fine rapporto) ai fondi pensione. Noi invece proponiamo:

- la volontarieta' (e non l'obbligatorieta') del conferimento del TFR ai fondi pensione, con contemporanei aiuti alle piccole imprese per sostenere il pagamento del TFR senza rischiare il collasso economico;
- un maggior impulso alla previdenza integrativa collettiva;
- un intervento a favore dei giovani lavoratori precari al fine di poter anch'essi maturare una pensione dignitosa;
- l'estensione ai lavoratori "atipici" delle prestazioni e delle garanzie sociali e formative gia' previste per gli altri lavoratori;
- l'innalzamento di quelle piu' basse che sono rimaste ancora fuori dalle promesse del Governo;
- l'esenzione dalle imposte di tutto il rendimento annuo dei fondi pensione, che si calcola pari al 6%, e di tutta la rendita vitalizia a condizione (che il lavoratore decida di convertire in rendita vitalizia) il capitale maturato nel fondo pensione. La de-tassazione completa delle due voci permetterebbe al lavoratore privato di avere una pensione integrativa pressoché equivalente a quella pubblica;
- L'eliminazione delle pensioni d'oro, privilegio inaccettabile che va eliminato anche per ragioni etiche e di equità oltre che per ragioni economiche. Queste pensioni vengono percepite da alti burocrati, da politici e da manager pubblici (da persone cioè che - spesso in palese conflitto di interesse - avevano il potere di deciderle direttamente o di influenzare le scelte di coloro che decidevano);
Come si vede, caro Direttore: volendo, si puo'. Ecco perche' nonostante tutto sono ottimista per il futuro dell'Itala. Si tratta solo di cambiare le "teste" per cambiare la politica. Siccome la prossima volta ci saranno anche gli italiani all'estero a poter votare, speriamo che ci mettano una "pezza" loro, con scelte piu' oculate.

Antonio Di Pietro - Presidente Italia dei Valori
(www.antoniodipietro.it)
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Welfare Cremona News ringrazia Antonio Di Pietro per l'articolo.  


       



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