15 Settembre, 2002
Ascanio Celestini per il 25 Aprile e il 1° Maggio dell'Arci
Un tempo, i poveri erano così affamati che presero la loro fame, la misero in bottiglia e andarono a vendersela.....
Ascanio Celestini per il 25 Aprile e il 1°
Maggio dell'Arci
"Un tempo, i poveri erano così affamati
che presero la loro fame, la misero in bottiglia
e andarono a vendersela. Se la comprarono
i ricchi che nella vita avevano mangiato
tutto, dal caviale ripieno all’ossobucodiculodicane
allo spiedo e volevano conoscere anche il
sapore della fame dei miseri.
Per un po’ quei poveri tirarono avanti, ma
poi tornarono a essere poveri come prima.
Allora imbottigliarono la loro sete e la
vendettero ai ricchi che nella vita avevano
bevuto tutto, dal Brunello al Tavernello
ma non avevano ancora assaggiato la sete
dei miseri.
Ancora un po’ i poveri tirarono avanti, ma
poco tempo più tardi tornarono nella povertà.
Allora imbottigliarono la loro rabbia e vendettero
ai ricchi anche quella. I ricchi che si erano
sentiti indispettiti, che avevano avuto un
po’ di rodimento di culo, ma la rabbia vera
non l’avevano mai provata. Così se la comprarono
dai poveri che ce n’avevano tanta.
I poveri tirarono avanti, ma poi vendettero
anche il loro pudore, la loro vergogna, il
loro dolore.
Imbottigliarono la commozione e l’insubordinazione,
la violenza e il riscatto, la rivolta e la
pietà.
Col tempo le cantine dei ricchi si riempirono
di bottiglie. Accanto ai grandi vini d’annata
collezionavano la fame dei sanculotti della
rivoluzione e la rabbia dei braccianti che
occupavano le terre del Meridione. Tra gli
spumanti e gli champagne trovavano posto
la pazzia dei pellagrosi nelle campagne o
l’orgoglio dell’aristocrazia operaia che
aveva difeso le fabbriche dai nazisti e s’era
guadagnata i diritti nelle lotte sindacali.
Tra novelli e i passiti c’era il disgusto
dei precari e dei senza casa o la determinazione
dei Zapatisti che marciarono verso Città
del Messico col passamontagna.
Dopo qualche generazione i poveri s’erano
venduti tutto. Erano diventati così tanto
poveri che presero la loro povertà, la misero
in bottiglia e se la vendettero ai ricchi
che volevano essere così tanto ricchi da
possedere anche la miseria dei miseri.
Quando i poveri restarono senza niente si
armarono. E non di coltello e forchetta,
ma di pistole e fucili perché la rivoluzione
non è un pranzo di gala, la rivoluzione è
un atto di violenza. Marciarono verso il
palazzo. Però quando arrivarono sotto il
balcone del podestà si fermarono e rimasero
zitti. Perché erano armati, ma non avevano
più né rabbia né fame, né orgoglio né sete,
né disgusto né determinazione. E senza cultura
e coscienza di classe non si fa la rivoluzione.
Così il podestà scese in cantina, tornò con
una bottiglia e la riconsegnò al popolo.
C’era imbottigliata la libertà che avevano
conquistato i loro nonni, ma che i padri
s’erano già venduta da un pezzo. Potevano
farci un inno o un partito, un circolo o
una bandiera. La stapparono , ma non riuscirono
a farci niente.
Perché la libertà da sola non serve.
Allora il podestà si cercò in tasca e trovò
una scatola di caramelle alla menta.
La consegnò al popolo.
E da quel momento i poveri furono liberi.
Liberi di succhiare mentine."
Ascanio Celestini
25 aprile - 1° maggio 2008
- brano originale inedito per le feste dell'Arci
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