15 Settembre, 2002
Crisi della suinicoltura, prosegue l’azione degli allevatori.
‘Tavolo di filiera’ e incontro con Assica a Roma. Gli allevatori cremonesi chiamati a raccolta dalla Coldiretti
Crisi della suinicoltura, prosegue l’azione
degli allevatori. ‘Tavolo di filiera’ e incontro con Assica
a Roma. Gli allevatori cremonesi chiamati a raccolta
dalla Coldiretti
Prosegue l’azione a tutela della suinicoltura
italiana, messa in campo dagli allevatori,
dalle Organizzazioni agricole e dalle Associazioni
di prodotto. Ieri è stata una giornata decisiva:
dopo i lavori di Reggio Emilia (il 20 maggio
si era tenuto un incontro delle Organizzazioni
agricole con Assica e i Consorzi di Tutela
Parma e San Daniele, seguito da un’assemblea
dei suinicoltori italiani), ieri si è svolta
a Roma un’altra serie di incontri. Presso
la sede dell’Associazione Nazionale Allevatori
Suini nella mattinata si è tenuto un primo
vertice fra i rappresentanti dei suinicoltori,
Assica e i Consorzi di tutela. L’intento
delle Organizzazione Agricole era, naturalmente,
quello di far comprendere ai rappresentanti
della grande industria di trasformazione
e stagionatura dei prosciutti Dop le grandi
difficoltà che il comparto sta attraversando,
di fronte ai continui aumenti dei costi di
produzione e al bassissimo prezzo riconosciuto
per i suini.
“Assica ha dato atto del periodo nero che
gli allevamenti italiani stanno vivendo,
ma non ha concesso una vera apertura sulla
questione – rimarca Assuero Zampini, Direttore
di Coldiretti Cremona, presente al vertice
–. Gli industriali, purtroppo, perseverano
in una posizione che non vuole riconoscere
né premiare la qualità che nasce nei nostri
allevamenti, base imprescindibile per le
grandi Dop. Di fronte a questi interlocutori,
che ammettono la gravissima crisi in atto ma non prospettano alcun cambiamento
di rotta per aiutare la filiera a superarla,
la suinicoltura italiana è determinata ad
andare fino in fondo, compiendo tutti i passi
che portino a mettere in campo iniziative
atte a sottrarre suini dal circuito delle
dop, come la vendita di animali all’estero
e lo sciopero del prosciutto”.
Lo sciopero, lo ricordiamo, prevede che i
suinicoltori non consegnino più, insieme
ai maiali, le certificazioni di qualità che
consentono la commercializzazione della salumeria
a marchio d'origine. E’ un’azione che rischia
di provocare la scomparsa di prosciutto e
salumeria certificata Made in Italy dalle
tavole degli italiani.
La giornata di ieri, a Roma, è proseguita
con la convocazione del ‘tavolo della filiera
suinicola’ presso il Ministero per le politiche
agricole alimentari e forestali, nel quale
gli allevatori e i loro rappresentanti hanno
ribadito la gravità della situazione e la
necessità di agire per imprimere una netta
inversione di marcia. “Nel rispetto dell’impegno
che avevamo preso con i nostri imprenditori
agricoli, posso confermare che il Ministro
per le politiche agricole è già stato coinvolto
in merito alla difficile situazione del comparto
e alle azioni che l’agricoltura italiana
sta mettendo in campo e che condivide moltissime
delle posizioni espresse dalla parte agricola” testimonia Zampini.
Con l’obiettivo di informare pienamente gli
allevatori in merito a quanto emerso nel
corso degli incontri ‘romani’ e di pianificare
insieme le prossime mosse, Coldiretti Cremona
ha convocato i suinicoltori del territorio
per una nuova verifica, fissata per martedì
3 giugno a Cremona, presso l’Ufficio Zona
in via Ruffini
“Intendiamo fare il punto della situazione,
alla luce degli importanti appuntamenti tenutisi
nella giornata di ieri, sia con il tavolo
di filiera sia con i rappresentanti di Assica
e dei Consorzi di qualità – conferma Pietro
Scolari, responsabile dell’Ufficio Economico
di Coldiretti Cremona –. Siamo decisi a dare
forma alla nostra azione di protesta, tesa
a denunciare l’impossibilità di allevare
maiali italiani di qualità e a spingere la
grande industria a riconoscere agli allevatori
un prezzo più equo”.
“Mentre i consumatori affrontano le difficoltà
degli alti prezzi al mercato, ai nostri allevatori
vengono riconosciute quotazioni inaccettabili.
E intanto le spese di produzione, per le
imprese agricole, sono drasticamente aumentate:
basti pensare che, per ogni suino grasso
allevato, l’impresa agricola ha una perdita
di oltre 40 euro – argomenta Scolari –. E’
importate ribadire che la decisione di sottrarre
milioni di maiali dal circuito delle produzioni
a denominazione di origine non rappresenta
un’azione contro i cittadini. Al contrario,
è il modo con cui gli allevatori italiani
cercano di contrastare una situazione ormai
insostenibile, a tutela del comparto e della
qualità italiana”.
L’adesione degli allevatori allo sciopero
del prosciutto ha superato gli otto milioni
di suini certificati, pronti ad essere sottratti
dal circuito delle grandi dop.
Fonte: coldiretti cremona
 
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