15 Settembre, 2002
Perché Barack Hussein Obama inciderà profondamente sulle coscienze dell’umanità di Gian Carlo Storti
Un candidato democratico, afro americano che ha fatto una campagna elettorale di parte e di sinistra (anche più a sinistra anche del nostro del PD)
Perché Barack Hussein Obama inciderà profondamente
sulle coscienze dell’umanità di Gian Carlo
Storti.
Un candidato democratico, afro americano
che ha fatto una campagna elettorale di parte
e di sinistra (anche più a sinistra anche
del nostro del PD)
Un candidato democratico, afro americano
che ha fatto una campagna elettorale di parte
e di sinistra (anche più a sinistra del PD
italiano) molto caratterizzata sulle questioni
identitarie dei diritti civili, sul piano
sociale e della partecipazione, convince
milioni di persone deluse e sfiduciate ad
andare a votare e vince alla grande.
Ho seguito con attenzione la campagna elettorale
di Barack Hussein Obama ed ho letto i vari
resoconti del suo programma molto impegnativo
sia in materia di politica estera che di
economia.
Su questi temi identitari ha prima sbarazzato
la Hilary Clinton, professionista capace
della politica e poi ha costruito quel grande
consenso carico di grandi speranze per il
popolo americano ma non solo.
Barack Obama è stato eletto nel momento più
basso della credibilità nazionale ed internazionale
dei vertici a stelle e strisce e tutto appare
in salita, perché Obama dovrà fare i conti
anche con le casse dello Stato svuotate dalle
politiche guerrafondaie della cricca Bush-Cheeney.
Possiamo comunque segnare un fatto positivamente
incontrovertibile: un candidato democratico,
afro americano che ha fatto una campagna
elettorale di parte e di sinistra (anche
più a sinistra, su alcuni temi del nostro
PD molto caratterizzata sulle questioni identitarie
dei diritti civili, sul piano sociale e della
partecipazione, convince milioni di persone
deluse e sfiduciate ad andare a votare e
vince alla grande.
Un popolo, quel popolo che spesso abbiamo
tenuto al riparo dal nostro legittimo antiamericanismo,
si è scosso e prova riavviare il “…sogno
americano” di uomini e donne che così prendono
visibilità. Dunque Barack Obama lo dovremo
giudicare per gli atti che concretamente
praticherà. Se come ha scritto nel suo programma
e detto nel suo discorso vorrà aiutare le
famiglie americane a mandare i figli a scuola,
ad avere l’assistenza sanitaria per tutti
e un posto di lavoro dovrà reperire le risorse
a Wall Street e non nella Main Street.
Se vorrà avere risorse dovrà fermare le avventure
militari impegnando uomini, donne e risorse
per un nuovo “stato sociale”. Se così non
sarà, la possibilità e l’aspettativa non
solo per milioni di americani ma anche di
milioni di persone nel mondo sarà stata sprecata
e si ripiomberà nel buio profondo.
Tuttavia possiamo ora ringraziare il popolo
americano almeno di aver cacciato Bush.
Sicuramente la democrazia americana, con
i suoi pesi e contrappesi, con le sue mille
contraddizioni ha saputo uscire dalla palude
nella quale si era cacciata e con un grande
colpo di reni, facendo leva anche sulla identità
nazionale, si è messa a riscrivere il “ sogno
americano”.
Sogno che si è fatto di mercato,benessere,
consumismo ma anche impregnato di idealità
e di voglia di riscatto sociale.
Quel 1968 è davvero lontano. E’ l’anno in
cui gli scontri razziali erano all’ordine
del giorno, è l’anno dell’incrudimento della
guerra in Vietnam, è l’anno della contestazione
studentesca a livello mondiale. I
n fondo è l’anno in cui si è seminato ciò
che oggi questa generazione di 50 enni sta
raccogliendo e lanciando nuove sfide all’umanità.
Insomma le battaglie per i diritti civili,
per una società più giusta ed eguale non
sono state vane.
E’ per questo che Barack Hussein Obama inciderà
profondamente sulle coscienze.
storti@welfareitalia.it
cr 08-11-08
 
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