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 Il Punto

15 Settembre, 2002
Sistemi pensionistici in Europa
Si fa un gran parlare del possibile adeguamento pensionistico a 65 anni delle lavoratrice donne in Italia.

Sistemi pensionistici in Europa
Si fa un gran parlare del possibile adeguamento pensionistico a 65 anni delle lavoratrice donne in Italia. Ce lo chiede l'UE perchè nell'attuale sistema pensionistico italiano i 5 anni di differenza (65 anni gli uomini contro i 60 anni per le donne) viene visto come una discriminazione sessuale.
Esaminiamo la situazione nella galassia europea.

I pensionati d'Europa saranno sempre di più. Nei prossimi decenni l'aumento della popolazione in età pensionabile nei Paesi membri sarà tale che, nonostante la crescita economica e l'aumento dell'occupazione, saranno necessarie riforme forti dei sistemi previdenziali pubblici. Gli aumenti della spesa pensionistica nei prossimi decenni saranno infatti pari in certi casi fino a 6-8 punti di Pil, tanto da rappresentare "una sfida considerevole per la sostenibilità delle finanze pubbliche". Quelle dell'Italia comprese. E' questo il messaggio centrale del rapporto del Comitato di politica economica che sarà consegnato martedì ai ministri delle finanze dell'Unione.

Le misure da adottare per tenere il passo con quello che gli esperti definiscono un vero e proprio boom demografico dei pensionati, sono svariate. La priorità va data all'"innalzamento dell'età pensionabile" ed alla limitazione di schemi che permettono l'uscita anticipata dal mercato del lavoro. Occorre inoltre agire sui "parametri di eleggibilità alle pensioni pubbliche e sui metodi di calcolo di prestazioni ed indicizzazioni". Servono rapporti più equilibrati "fra contributi versati e benefici previdenziali" e misure per aumentare la forza lavoro attiva, soprattutto fra le donne.

Da oggi al 2050 due sono i diversi scenari: uno a 'politiche correnti' ed uno più 'virtuoso'.

L'Italia parte da un livello molto elevato (il 14,2% del Pil nel 2000), inferiore nell'Ue solo a quello dell'Austria e più alto di 2,4 e 5 punti percentuali rispetto a Francia, Germania e Spagna. Ma pur restando su cifre in assoluto piuttosto alte, nel lungo termine la spesa pensionistica italiana crescerà meno di quella dei maggiori partner: il 'picco' verrà toccato nel 2030 con valori pari al 15,9% ed al 14,6% del Pil nei due scenari ed aumenti più contenuti (rispettivamente 1,7 e 0,4 punti) rispetto agli altri paesi.

Per la Francia, l'incremento dal 2000 al 2030 è di 4 punti di Pil (dal 12,1 al 16%), mentre la Spagna raggiunge il suo 'picco' nel 2050 a quota 17,7%, cioè oltre 8 punti percentuali in più che nel 2000. La Germania vede la spesa previdenziale crescere più lentamente e registra il 'record' a metà del secolo (14,6% del Pil contro il 10,3% del 2000), quando l'Italia è già in discesa (13,9% nel 2050). Spagna, Portogallo ed Olanda emergono nel tempo come i paesi in cui la pressione sui conti pubblici sarà più forte, con aumenti stimati in 6-8 punti di Pil rispetto ai livelli attuali.

I paesi ad alto debito come l'Italia soffrono di un ulteriore elemento di vulnerabilità: è dunque importante che la spesa per interessi si riduca "per creare più spazi di manovra a fronte dell'aumento della spesa pensionistica". Nel caso italiano, l'elemento confortante è il forte avanzo primario di partenza (circa 5% del Pil nel 2000), tale da compensare l'aumento della spesa previdenziale.

Il rigore nei conti pubblici (e la riduzione del debito in paesi come l'Italia) restano comunque indispensabili nei prossimi anni per prepararsi nel modo migliore alla sfida dell'invecchiamento. Nell'Ue, infatti, la quota di ultrasessantacinquenni rispetto alla popolazione in età lavorativa è destinata ad esplodere, passando dal 26,7% del 2000 al 53,4% del 2050. In Italia, l'effetto sarà ancora più forte, con valori nettamente superiori a tutti gli altri paesi: dal 28,8% del 2000 fino al 66,8% del 2050.

Le analisi dell’Ecofin sono pessimistiche: neanche il verificarsi dello scenario più 'virtuoso'- che dà per scontati gli ambiziosi obiettivi fissati dai leader dell'Ue a Lisbona (crescita media del 3% ed aumento del tasso di attività dall'attuale 62% al 70% nel prossimo decennio) - sarà sufficiente a rinviare o evitare gli interventi sulle pensioni.
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Analizzando i sistemi pensionistici europei il trend è andare tutti a 65 anni, ma negli altri paesi ci sono più strumenti per i lavoratori per scegliere il miglior modello pensionistico per le proprie esigenze.

In Europa la situazione è la seguente:

Italia
L’età legale è fissata a 65 anni per gli uomini e 60 per le donne.

È però possibile usufruire del pensionamento anticipato dopo 35 anni di lavoro ed all’età minima di 55 anni, oppure dopo 37 anni di versamenti delle quote indipendentemente dall’età.

Germania
Il sistema tedesco si basa su tre pilastri: pubblico, privato ad adesione collettiva (per determinate categorie lavorative), privato ad adesione individuale (piani previdenziali offerti da banche e assicurazioni).

Dal 2001 è stato introdotto sono state rafforzate le pensioni complementari che sono di tipo volontario, che vengono incoraggiati grazie agli sgravi fiscali.

In Germania l’età per beneficiare del pensionamento è attualmente di 65 anni per gli uomini e 60 per le donne. Dal 2012 tutti andranno a 65 anni per arrivare a 67 anni nel 2035.

Austria
L’età per andare in pensione è di 60 anni per le donne e 65 per gli uomini.

L’età per beneficiare del pre-pensionamento (di cui beneficia l’immensa maggioranza dei salariati austriaci) è passata da 55 a 56,5 per le donne e da 60 a 61,5 per gli uomini.

Belgio

Fino al 2009 l’età per beneficiare del pensionamento rimarrà a 65 anni per gli uomini ed a 60 per le donne (65 anni dopo il 2009).

Danimarca
Età legale del pensionamento: 67 anni per coloro che al 1° luglio 1999 avevano già compiuto i 60 anni, mentre per i nati dopo il 1939 l’età per beneficiare del pre-pensionamento è di 60 anni.

L’età reale alla quale i danesi si ritirano dal lavoro è in ogni caso di 65 anni per gli uomini ed a 60 per le donne.

Spagna
L’età per andare in pensione è di 65 anni (o 35 anni di contributi), ma l’età media del pensionamento è di 63 anni.

La pensione base piena al 100% della media dei contributi versati negli ultimi 15 anni.

C'è anche la pensione complementare che è stata sottoscritta dal 41% dei lavoratori dipendenti. Anche qui c'è un comitato d'impresa che gestisce il piano pensionistico in cui i lavoratori hanno una larga rappresentanza.

Francia
Il tipo pensionistico francese è di tipo tipo obbligatorio, finanziata a ripartizione. Di recente sono stati introdotti anche sitemi di tipo privatistico che faticano a decollare.

La pensione si matura a 65 anni (60 anni per gli invalidi).

Dal 2008 nel settore pubblico per avere la pensione massima bisogna lavorare 40 anni.

Dal 2012 in pensione prima dei 65 anni se si hanno almeno 41 anni di contributi. La Pensione massima è del 50% della retribuzione. Sempre nel 2012 i settori privato e pubblico saranno equiparati e bisognerà avere 41 anni di contributi per ottenere la pensione piena.

Infine sono previsti anche disincentivi (con una decurtazione del 5% per ogni anno mancante a partire dal 2013 nel privato e dal 2015 nel pubblico) prima del raggiungimento degli anni di servizio necessari alla pensione intera.


Gran Bretagna
ln Gran Bretagna c'è un sistema previdenziale di base volto a garantire il sostentamento, prevenendo la povertà. La Gran Bretagna dispone di un sistema di previdenza complementare ad adesione individuale tra i più evoluti del mondo che vanta un tasso di adesione del 70% dei lavoratori.

Proprio per la sbilanciamento verso la pensione privata dal 2004 con il Pension Act si sta cercando da un lato di avere maggiore controllo sui rischi dei fondi e si sta incentivando alla pensione complementare ed al risparmio personale a scopo previdenziale.

L’età legale per beneficiare del pensionamento è di 60 anni per le donne e 65 per gli uomini.

Grecia
Il parlamento di Atene ha adottato una legge che unifica l’età del pensionamento dopo 37 anni di contributi, indipendentemente dall’età del dipendente.

Con 35 anni di contributi i greci possono invece usufruire del pensionamento a 60 anni se sono donne ed a 65 se sono uomini.

Belgio
Legalmente l’uscita dal mondo del lavoro avviene a 65 anni.

Portogallo
L’età della pensione è fissata, per tutti, a 65 anni.

Svezia
I sistemi di previdenza complementare ad adesione obbligatoria coprono la quasi totalità dei lavoratori attivi svedesi.

Il sistema svedese è basato su conti individuali ed offrono ad ogni lavoratore una vasta gamma di fondi di investimento tutti certificati.

La Premium Pension Authority è l'ente pubblico che vigila sui fondi e si occupa di trasferire i contributi nei fondi selezionati dal lavoratore. Chi non scelga nessun fondo d'investimento verrà inserito in un fondo comune.

Anche in Svezia, l’età legale per aver diritto alla pensione è fissata a 65 anni.

Olanda
Il sistema pensionistico olandese è obbligatorio che consente un minimo di base.

Per avere il massimo della pensioni bisogna arrivare ai 50 anni di contributi.

Sia uomini che le donne vanno in pensione a 65 anni e non sono richiesti periodi minimi di anzianità contributiva.

In Olanda non c'è la pensione complementare ma c'è la possibilità di creare un fondo per settore lavorativo.

E' stato incrementata la vigilanza sui fondi pensione.


Gian Carlo Storti
Cremona 15 maggio 2009.

 


       



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