15 Settembre, 2002
Nonna Barbara ed il 25 aprile 1945. ( di Gian Carlo Storti)
Scrivo di un episodio avvenuto a Cremona attorno al 25 aprile 1945 che mi ha raccontato , piu' volte, nonna Barbara.
Nonna Barbara ed il 25 aprile 1945. ( di
Gian Carlo Storti)
Scrivo di un episodio avvenuto a Cremona attorno al 25 aprile 1945 che mi ha raccontato
, piu' volte, nonna Barbara.
Il fatto è avvunuto nella Cascina "
Incrociatello" in Via Milano. Oggi al
posto di quella cascina c'è il quartiere
" Incrociatello" ( di fronte allo
stabilimneto " Sperlari" ).
In quegli anni esisteva solo un altro edificio
proprio di fronte alla cascina detto "
Il Cantinone" che oggi ospita un bar. Poco piu avanti sulla
destra di via Milano " la polveriera",
un deposito di esplosivi dell'esercito italiano. Quasi di fronte il
" Sanatorio" che oggi ospita l'università.
Sulla destra di via Milano passava il "
trenino" a scartamento ridotto che collegava
Cremona al nord della Lombardia verso Milano.
Dopo il passaggio a livello di Via Ghinaglia,
sulla destra, esiste ancora un edificio,
oggi abbandonato, che era per l'appunto la
stazione di partenza del " trenino".
Il padrone della cascina era un antifascista.
Il nonno Annibale e la nonna Barbara comunisti
ed antifascisti ( non avevano mai sottoscritto
la tessera del partito fascista).In mezzo
all'aia della cascina una grande legnaia
nascondeva al suo interno una "stanza"
che serviva ai partigiani di passaggio come rifugio.
Infatti, quella cascina, era il punto di
snodo di una catena di solidarietà. Da li
partivano i viveri per i partigiani sull'appennino
parmigiano, lì si fermavano, per la notte,
le staffette partigiane che portano ordini
ai vari reparti.
Le notti di quel periodo era rese luminose
dai "bengala" lanciati dal famoso
aereo " pippo" odiato ed amato
allo stesso stempo. Amato perchè era il segno
della fine della guerra, odiato perchè ogni
tanto sganciava bombe che facevano molte
vittime.
E la cascina Incrociatello era vicina a tre
bersagli ben precisi e conosciuti:
*la polveriera che ospitava in quelle ore gli sbandati dell'esercito repubblichino;
*il sanatorio che era diventato ospedale-infermeria
dell'esercito nazista che si stava ritirando;
*il cantonone che era diventato, da qualche
mese, la sede della milizia fascista e di
una non meglio identificato comando militare
tedesco.
Insomma non c'era da stare allegri....
E mentre la notte l' areo pippo volteggiava basso lanciando
i suoi bengala, il nonno bergamino Annibale,
faceva entrare dalla stalla, i partigiani
e li portava immediatamente nella legnaia
per nasconderli durante il giorno e farli ripartire la notte successiva verso
le montagne e verso Milano dopo averli rifocillati.
Durante il giorno sulla strada passavano
automezzi tedesci che portavano i feriti
all'ospedale..I repubblichini erano spesso
a pranzo del padrone che li intratteneva
mentre i suoi contadini organizzavano la
resistenza.
In cascina c'erano una ventina di famiglie ed i bambini ed i ragazzi erano
tanti. Gli uomini in età tutti in guerra...Di
alcuni si sapeva, di altri no !
Quei giorni erano frenetici...
L'ospedale si riempiva di feriti.
I partigiani andavano e venivano in gran
numero.
I repubblichini erano agitati e fermavano
chiuque...
Pippo, l'aereo con i bengala, era molto attivo
e guidava pattuglie a sganciare le bombe..tante
bombe..!!!
Quella notte avvenne il fatto che tutti ricorderanno
per sempre.
Nella legnaia c'erano nascosti 5-6 partigiani.
La cascina era chiusa, l'unico accesso era
la stalla...
Il nonno Annibale sobbalza quando vede entrare
una pattuglia di repubblichini. La sua pistola
era lontana ( sotto l'altarino di Sant' Antonio). Li conosceva erano di San Bassano,
un quartiere di Cremona, e facevano sempre
la guardia al cantinone.
Con un tono secco annunciano che sta arrivando una colonna di tedeschi ( cammions e carri
armati) che cercano rifugio per la notte.
Gli ordinano di aprire il portone della cascina
per fare entrare la colonna.
" El nibel" come diceva mia nonna,
con tono fermo, li invitò a seguirlo per
chiedere il permesso al padrone.
Così fecero...Chiamarono il padrone...che
diede il permesso ad ospitare la colonna,
ma solo per una notte...disse...!!
Aprirono il portone....la colonna era già
ferma sulla strada con le luci spente...Con
un gran rumore di motori entrarono nella
cascina: 5-8 cammions , un paio di carri
armati ed alcune cammionette..
Il padrone decise immediatamente di ricoverare
i mezzi sotto i grandi porticati. Tutti gli abitanti della cascina
erano ormai svegli: i bambini alle finestre
con le donne, gli uomini a cerchio attorno
al padrone per prendere ordini. Bisognava nascondere
i mezzi e gli uomini per la notte. Immediamente
svuotarono i magazzini dai quali presero le " arelle" usate per
i bachi da seta. Le "arelle" erano
telai di canna da fiume se servivano appunto
ad ospitare i bachi da seta..
Nel giro di poco tempo, un'ora, due , chissà
tutti i mezzi erano coperti e nascosti.
I graduati furono ospitati nella casa del
padrone, gli altri soldati, a piccoli gruppi
nelle case dei contadini. A guardia dei mezzi
rimasero i repubblichini e qualche soldato
nazista. Molto giovani e belli aggiungeva
sempre mia nonna, ma sempre nazisti con il
mitra in mano.
Tutte le donne , mentre gli uomini coprivano
i mezzi , erano già al fuoco a far la polenta.
Il padrone fece portare salame , formaggio,
sardine e vino. Insomma in pochi minuti (
si fa per dire) tutto era tornato normale.
Pippo che ronzava e lanciava i suoi bengala,
l'aia libera da ogni mezzo, le guardie non
si vedevano ed i soldati tedeschi che si
stavano rifoccillando nelle case dei contadini.
Rimanevano i partigiani nascosti nella legnaia.
Sicuramente si erano accorti del trambusto
e non erano usciti. Li fermi e zitti anche
loro come i tedeschi, come i contadini, come
i bambini e le bambine che sapevano dei partigiani
e che sapevano di quanto male potevano fare
quegli uomini che parlavano una strana lingua
e che erano vestiti di nero come i repubblichini.
Tutti erano zitti...Nessuno fiatava...L'alba
venne presto. I contadini si radunarono come
al solito sotto al portico. L'unica differenza
è che la porta della cascina era chiusa e
presidiata dai repubblichini.
I soldati tedeschi si svegliarono... Le donne
prepararono la colazione. Il comandante della
colonna, forse un generale, chissà, veniva
servito di tutto punto nella casa padronale.
Non si sa come arrivò anche il prete, quello
del seminario. Entrò dalla stalla ma sapeva
tutto. Radunò i bambini nella chiesetta per
una messa. Il giorno passò in silenzio ,
tutti lavoravano guardando ogni tanto la
legnaia, dalla quale proveniva solo "
silenzio". Bene , tutto era tranquillo. Nel pomeriggio il comandante della colonna
girava per la cascina con il padrone che
spiegava dettagliatamente l'organizzazione
della stessa. Si soffermarono anche a guardare
la legnaia ed a fare dei commenti sull'inverno....Il
padrone poi fece visitare la ghiacciaia appena fuori dalla cascina.
Una bella collinetta verde con sopra il gazebo
e piena in pancia della neve che era caduta
durante l'inverno.
La giornata passò in silenzio come la seconda notte...Il Pippo
continuava a sganciare il suoi bengala, ma
nulla , proprio nulla era anormale. I cammion dei feriti continuavano a passare, i repubblichini
ad essere sempre piu' guardinghi. I bambini
giocavano in silenzio e facevano il girotondo
vicino alla legnaia.
Passò anche il secondo giorno...Tutti sempre
in silenzio ma sempre piu' preoccupati......I
tedeschi stavano nascosti suoi fienili...Mangiavano
molto. Il padrone svuota la ghiacciaia delle
prelibate scorte alimentari, le donne cucinavano....Il
comandante aspettava il momento buono per
partire.
Il segnale arrivò la terza notte portato
da una motocicletta di un repubblichino...
In poco piu' di mezz'ora la colonna partì
verso Milano , senza colpo ferire, in silenzio
come era arrivata. I giovani tedeschi avevano
la faccia impaurita, il comandante della
colonna salutò il padrone con una breve cerimonia,
gli regala un quadro, trafugato chissà dove .
Chiuso il portone e la portina della stalla,
il padrone ed alcuni uomini andarono verso
la legnaia. Tolsero le file dei tronchetti
di legna, aprirono la porta. Il gruppo dei
partigiani era lì. Erano tutti zitti. Il
loro viso era pronto a tutto.Alla vista del
" Nibel" e del padrone sorrisero
e chiesero " repupplichini ?" .
No, rispose il padrone, " tedeschi".
Alcune donne portarono cibo ed acqua. Il
padrone li invitò a casa sua, nel salone
grande.. Passò la notte ed ancora un giorno. La quarta notte i partigiani furono
accompagnati dal Nibel verso il fiume Po.
All'indomani i repubblichini smontarono il
loro quartier generale al " cantinone",
i tedeschi caricarono tutti loro feriti ed
abbandonarono l'ospedale.
Molta gente andò a prelevare delle cose,
forse utili.Il silenzio e la paura regnavano
come se fosse notte fonda.
Finalmente la mattina dopo sentirono un crepitio
di mitra, un rumore diverso, meno cupo...Un
auto con una bandiera rossa ed un uomo che
sparava in alto annunciava che Cremona era
stata liberata e che i tedeschi ed i repubblichini
se ne erano andati....
" Dovevi vedere come sventolava bene
quella bandiera rossa . Era ora" , raccontava
sempre la Barbara !!! Finalmente era finita
Gian Carlo Storti
 
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