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 Lettere a Welfare

15 Settembre, 2002
Le ragioni della sconfitta di Corada e Torchio.
Intervengono Sandro Gugliermetto-Daniele Burgazzi

Abbiamo perso ... per 1000 voti ...
Ora occorre ripartire, ma senza drammi e senza vendette interne.
Se abbiamo perso, abbiamo perso tutti e tutti abbiamo commesso errori.
Evitiamo di fare quello più grosso: quello di gettare la colpa addosso a qualcuno/a.
Bisogna rinnovare con intelligenza e tutti dobbiamo fare un passo indietro e mettersi a disposizione per fare ripartire il PD.
Tenete conto che ci sono 23.000 cremonesi che non sono venuti a votare: bisogna stanarli, comprenderli, ascoltarli e dare risposte convincenti, solo così potremo riconquistare ciò che abbiamo perso.
Grazie a tutti coloro che mi hanno votato, sostenuto e con me hanno tentato di affermare un'idea, un progetto per questa città, una persona seria onesta e intelligente come Giancarlo.
E' andata male ... pazienza ...Da oggi si ricomincia!!!

Daniele burgazzi

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Le ragioni della sconfitta di Corada e Torchio.
Interviene Sandro Gugliermetto
Come Redazione di welfarecremona siamo stati indecisi se aprire la rubrica delle lettere ai naviganti per pubblicare le loro impressioni sulla ragione della doppia sconfitta di Corada e Torchio.
Alla fine abbiamo deciso per pubblicare le lettere che ci perverranno con l’auspicio che esse rimangano sul piano politico e non scadranno con gratuiti attacchi a questo o quel dirigente di questo o quel partito.
Del resto un sito come il nostro, che ci ha messo la “ faccia” ed è stato piu’ volte criticato per l'appoggio a Corada e Torchio non può starsene fuori.
Attendiamo le vostre opinioni. Le lettere saranno pubblicate rispettando l’ordine cronologico di invio al nostro sito.
Gian Carlo Storti
Direttore del sito welfare Cremona.
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Dall’autocritica all’autoassoluzione di Sandro Gugliermetto .
C'era vento, lunedì sera, a Cremona. Raccolti i risultati del mio seggio, fatta la proiezione, compreso che anche Corada - dopo Torchio - aveva perso, sono andato al comitato elettorale ad estinguere le eventuali residue speranze di taluni illusi. Ed è lì che ho sentito da tutti e da ciascuno la stessa diagnosi: abbiamo perso per colpa "del vento", del vento nazionale, del vento leghista.
Mi sono augurato, per un attimo, che fossero le condizioni climatiche a suggerire a tutti e a ciascuno la stessa lettura degli eventi; "vento" era la parola che più ricorreva sulle labbra dei militanti; e mi chiedevo se non si trattasse di una cantilena, di una giaculatoria inconsciamente concordata per evitare di fare i conti con le proprie responsabilità. Sono entrato in un Partito, il PD, dove un'abbondante metà dei militanti si è formata nel mito della autocritica: sentire proprio da loro, a ridosso di una sconfitta, una formula autoassolutoria mi ha reso l'idea plastica di un concetto che - non da solo - maturavo da tempo: quello della crisi non elettorale, che sarebbe facilmente reversibile, ma culturale del PD e della sinistra tutta.
Se abbiamo "perso" Comune e Provincia, non è soltanto colpa del vento; quanto meno, ci sono delle nostre responsabilità che non ci han permesso di affrontare la battaglia ad armi pari. Io vorrei passare dall'autoassoluzione all'autocritica - io, che in quel mito non sono nato né cresciuto - e suggerire alcuni elementi di riflessione.

1) Frase ricorrente, sempre lunedì sera, sempre al Comitato: "Abbiamo fatto tutto il possibile! Cosa avremmo potuto fare di più?". È vero: la generosità dei militanti di ogni grado ha reso possibile una campagna elettorale in cui si è fatto tutto ciò che era umanamente ed economicamente possibile in extremis. Ma una vittoria, si crea soltanto nei trenta giorni, o nei quarantacinque, della campagna elettorale? Si crede davvero che una mobilitazione temporanea e straordinaria sia "fare tutto il possibile"? O fosse che i buoi erano già scappati dalla stalla quarantacinque giorni prima?
La "vicenda Beluzzi" è sparita dalle fonti informative dei cremonesi; ma non si può pensare, se si è in buona fede, che essa non abbia lasciato tracce. Se è sparita dalla mente collettiva dei cremonesi la faccia dell'individuo, è rimasta intera la percezione di un Partito in guerra contro i suoi Amministratori migliori. Crediamo veramente di non dover pagare dazio per quelle ignobili sceneggiate estive? Il fatto che nessuno ricordi il sembiante di Beluzzi, e che quella vicenda - in sé - sia sepolta, non esclude che un deposito inconscio sia rimasto: quello della rissosità e delle lotte di potere del PD.
Poi si può fare la migliore campagna elettorale del mondo: ma l'aver fiaccato il proprio candidato fino allo sfinimento, averlo catalogato come rottamabile, per poi presentarlo, negli ultimi 45 giorni, come il novello Gesù Cristo, è un atteggiamento che non convince nessuno.

2) Pensare che mesi di logoramento possano essere risolti da quaranta giorni di propaganda: è un pensiero che faccio conto possa ricorrere in casa berlusconiana, ma che mi opprime e delude quando proviene dal "più grande partito della sinistraÒ". Temo cioè che si pensi che le elezioni si possano vincere "comunicando", e non già facendo politica. È solo da Berlusconi in qua, che le campagne elettorali sono identiche alle campagne pubblicitarie, solo tarate per il giusto "target". Prima, la politica si "faceva" tutti i giorni, e in quello delle elezioni era semplice raccogliere i frutti di ciò che s'era seminato. Oggi c'è una dirigenza del PD che non frequenta le osterie né i teatri né le parrocchie; che se li frequenta v'ha ritegno a parlarvi di politica; che poi d'improvviso passa quarantacinque giorni a frequentare ogni luogo con la stessa cravatta, quasi a simboleggiare inconsapevolmente la propria estraneità ad ogni contesto. Quali frutti si pensa di poter raccogliere?

3) Ci sarebbe poi da dirne tante anche sulla propaganda. Cinque anni fa, in analoga campagna elettorale, ci s'alzava alle sei della mattina per andare alla stazione e consegnare ai pendolari un volantino sulle proposte per il servizio ferroviario: quest'anno s'è lasciato che i pendolari confondessero le responsabilità degli enti locali con quelle della Regione, e le nulle colpe della Provincia con le somme colpe del Pirellone. Trascuratezza? Mancanza di risorse? Colpevole inerzia? Specifica volontà? In ciascuno di questi casi, è suicidio politico.
Quando un candidato avrebbe tempo per far campagna, ma resta a casa poiché non ha che fare - ed è ciò che m'è capitato - è d'evidenza che un problema a monte sussista. Non m'interessa nemmeno se derivi dall'incapacità o dalla volontà negativa: il prodotto non cambia, e non si può incolpare il "vento" se poi si perde. Per un inaspettato pugno di voti, Torchio non è arrivato al ballottaggio; con formula autoassolutoria, si mormora sconsolati che "il casalasco ci ha voltato le spalle"; qualcuno è andato, nel casalasco, a contare i manifesti nostri, e quelli della Lega? Incapacità o volontà negativa, il prodotto non cambia.

4) Di quale "vento" andiamo cianciando? Alle europee del 2004, la somma dei partiti del centrodestra dava il 55 per cento; alle europee di quest'anno, era il 54. Un punto in meno. Il vento, per quanto vento possa esserci in pianura, c'era stato già; e si è fin affievolito, ridistribuendosi a favore della Lega e a discapito del centrodestra, ma senza inficiare l'importanza della somma. Negli stessi giorni delle europee, sia oggi che nel 2004, si è votato per le provinciali, e qui la differenza è sotto gli occhi d'ognuno. È colpa del vento, non aver più saputo convincere gli elettori di destra che la partita della Provincia era diversa - e più preziosa - rispetto ad una appartenenza nazionale? O è colpa nostra?

5) Qualcuno nel PD ha ampiamente meritato questa doppia sconfitta. Purtroppo, le principali vittime della sconfitta - Beppe e Giancarlo - non l'hanno meritata affatto. Hanno combattuto come dei leoni fino all'ultimo consenso, e sono stati intrappolati dall'insipienza - quando non dall'ostilità - dei vertici del PD, oltre che dall'assenza di qualsiasi altra forza politica adeguatamente organizzata. Il mito della autosufficienza del PD è anch'esso stracotto.
A Giancarlo e a Beppe, vanno il mio abbraccio e il mio sorriso.

E non si dica che un giorno il vento girerà. Il vento, girerà quando ci decideremo a soffiare tutti insieme dalla parte opposta.

Sandro Gugliermetto

Cremona 25 giugno 2009


 


       



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