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15 Settembre, 2002
L’Italia ha bisogno delle centrali nucleari? di Angelo Baracca
Energia nucleare ! Una scelta impossibile

ENERGIA NUCLEARE: UNA SCELTA IMPOSSIBILE di Angelo Baracca
L’Italia Torna al Nucleare?, Milano, Jaca Book, 2008
1. L’Italia ha bisogno delle centrali nucleari?
Premessa: con le centrali nucleari si produce solo energia elettrica, che è meno di un quinto dei consumi totali di energia. La domanda di energia elettrica presenta notevoli oscillazioni in diverse ore del giorno, tra ore di picco e di minimo della domanda, oltre che variazioni stagionali, o in condizioni eccezionali.
1 – È vero che l’Italia importa energia elettrica, a prezzi molto bassi dalla Francia: ma perché? L’Italia ha una potenza elettrica installata ampiamente superiore alla richiesta (88.300 MW contro 55.600 MW, dati 2006). Ma da quando il settore è stato privatizzato i costi dell’energia elettrica prodotta in Italia sono tra i più alti d’Europa: per cui ci conviene mantenere delle centrali spente e comperare energia dall’estero.
Da parte sua la Francia, con la scelta di produrre il 70 % dell’energia elettrica dal nucleare (ma tutti i governi si sono ben guardati dal privatizzare edf, Electricité de France), si è dotata di un sistema elettrico molto rigido: le centrali nucleari non si possono regolare con la flessibilità degli altri sistemi di generazione, per cui per coprire la domanda di picco la Francia ha in ore di minimo un surplus di energia elettrica, che vende a prezzi molto bassi. Per contro, in situazioni eccezionali deve comperare energia, che essendo energia di picco, paga molto cara (anche se il bilancio è positivo). Peraltro la Francia importa più petrolio dell’Italia, per cui il nucleare non l’ha messa al riparo dalla crisi petrolifera (importa, è vero, meno gas, ma questo è legato a caratteristiche del sistema di riscaldamento non tutte positive).
2 – Ma supponiamo per un momento che l’Italia abbia urgentemente bisogno di energia elettrica. La costruzione di una centrale nucleare richiede come minimo 5 anni (la centrale in costruzione in Finlandia ha già accumulato tre anni di ritardo). Ebbene, la Spagna ha installato lo scorso anno 3.500 MW (milioni di Watt) di energia eolica, ed ha realizzato tre torri solari destinate a fornire l’elettricità all’area di Valenza: l’Italia rimane il fanalino di coda nel campo dell’eolico e del solare. Ed è il paese degli sprechi: enormi sprechi pubblici di energia – dal sistema di trasporto su gomma e le autostrade, all’agricoltura – la cui razionalizzazione ed eliminazione costituirebbe la maggiore fonte di energia, con grandi vantaggi economici, ambientali e sociali!
3 – I ritardi e l’aumento dei costi delle centrali in costruzione in Finlandia, e in Francia, è attribuibile in grande misura all’inadeguatezza delle imprese di quei paesi per soddisfare i requisiti tecnici eccezionali richiesti per il nucleare (saldature, acciaio, cemento, ecc.), rispetto agli altri impianti. Lascio immaginare come le imprese italiane sarebbero in grado di soddisfare questi livelli tecnologici (ricordate l’Italcementi, che ha fornito cemento scadente per le grandi opere!), e quindi i ritardi e gli aumenti dei costi diventerebbero ancora maggiori: la Spagna ha senza dubbio coinvolto maggiormente la propria industria, sostenendo costi enormemente inferiori con maggiore profitto. Ricordiamo che le tratte dell’Alta Velocità ferroviaria in corso di realizzazione in Italia hanno costi tra le 5 e le 10 volte superiori alle tratte costruite all’estero!
4 – A questo si aggiunga che, dopo il Referendum del 1987, con costume tipicamente italiano sono state dissennatamente eliminate o riconvertite le competenze e le strutture che si erano accumulate durante lo sviluppo degli sfortunati programmi nucleari degli anni 60-80. Oggi enea ed enel hanno poco personale dipendente esperto nel nucleare, in gran parte prossimo alla pensione, ed il resto è costituito da personale a contratto a tempo determinato. Ricostituire le competenze e le strutture necessarie richiederebbe 15 anni, mentre i provvedimenti recenti del governo vanno verso una distruzione dell’Università e della ricerca pubbliche!
5 – Abbiamo invece ancora una pesante eredità dei pur modesti programmi nucleari del passato, irrisolti dopo 20 anni! (Quattro centrali da smantellare, combustibile esaurito ancora da ritrattare, scorie nucleari custodite in siti non idonei, ecc.: ricordiamo tutti le vicende di Scanzano Ionico, dove il precedente Governo Berlusconi voleva d’imperio localizzare il deposito nazionale definitivo per le scorie nucleari). D’altra parte, la localizzazione di una centrale nucleare, ovunque sia, solleva una forte opposizione popolare. Allarma da questo punto di vista l’orientamento del Governo di localizzare le nuove centrali proprio nei siti delle vecchie (Caorso, Garigliano, Latina, Trino Vercellese), che già avevano le autorizzazioni, scavalcando d’un colpo anche il problema dello smantellamento delle vecchie centrali.
6 – La cosa più probabile è che vengano avviati i lavori di costruzione di almeno una centrale nucleare, attivando così i finanziamenti pubblici e gli appalti ai “soliti noti” (Impregilo, ecc.) coinvolti nelle grandi opere, dal Ponte sullo Stretto, all’Alta Velocità, agli inceneritori. Credo poco invece alla possibilità di utilizzare davvero 4 o 5 centrali nucleari in Italia.
2. Motivi generali contro l’energia nucleare
1 – Il legame tra energia nucleare “civile” e militare non solo è inscindibile (dual-use), ma i programmi civili non si sarebbero mai sostenuti senza i programmi militari, i cui costi complessivi non si sapranno mai, ma sono senza dubbio superiori almeno di un fattore 10 rispetto ai programmi civili: a fronte della costruzione di poche centinaia di reattori di potenza nel mondo, sono stati costruiti un numero maggiore di reattori militari, e ben 130.000 bombe atomiche (con tutto il sistema, molto più costoso, di missili, bombardieri, sommergibili, sistemi di controllo e di allarme, satelliti, radar, ecc.).
La realizzazione di programmi di rilancio di centrali nucleari di potenza, e la diffusione di questa tecnologia ad altri paesi, non può che aggravare i rischi di proliferazione militare (richiamati solo quando si tratta dell’Iran o della Corea del Nord: nessun allarme sul fatto che il Brasile ha già realizzato il processo di arricchimento dell’uranio che si contesta a Tehran). D’altra parte, l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, iaea, già oggi denuncia una carenza di fondi per i compiti di controllo della tecnologia nucleare civile in tutto il mondo.
2 – L’argomento principale portato dai sostenitori del nucleare è che esso sarebbe esente da emissioni di co2. Questo è vero per la sola parte della reazione a catena nel nocciolo del reattore. Ma tutte le altre parti del ciclo del combustibile (estrazione del minerale, trasporto, estrazione dell’Uranio, arricchimento, custodia o ritrattamento del combustibile esaurito, ripristino delle miniere) e della centrale (costruzione, smantellamento, gestione delle scorie radioattive) producono co2 (l’impianto di arricchimento di Paducah, nel Kentucky, utilizza due centrali a carbone da 1.000 MW; questo impianto ed un altro a Portsmouth, Ohio, rilasciano il 93 % di tutto il gas clorofluorocarburo, cfc, emesso annualmente negli usa, anch’esso un gas serra, responsabile inoltre della distruzione della fascia di ozono stratosferico). Se anche, allo stato attuale, è plausibile che il nucleare emetta probabilmente meno co2 rispetto al carbone, o anche al gas, la situazione potrebbe cambiare notevolmente quando si saranno esauriti i depositi di minerale in cui l’Uranio è più concentrato, la cui durata è valutata in 50-60 anni al ritmo attuale di utilizzo. L’Uranio è presente in quantità virtualmente inesauribili nella crosta terrestre, ma quando si dovesse ricorrere a depositi minerari in cui esso è meno concentrato, aumenterebbero le quantità di minerale (radioattivo!) da smuovere, trasportare e trattare, aumenterebbero vertiginosamente anche le emissioni di co2 (e si arriverebbe anche a un punto in cui l’energia necessaria per l’estrazione sarebbe maggiore di quella contenuta nell’Uranio estratto!).
3 – L’Uranio è una fonte primaria esauribile al pari del petrolio (v. sopra): sembra assolutamente inconsistente la progettazione di nuove centrali con tempi di vita operativa di 60 anni, quando l’Uranio economicamente ed energicamente utilizzabile si esaurirebbe prima, ai ritmi attuali!
4 – Gli argomenti ai punti precedenti si riflettono ovviamente in modo pesante anche sui costi del nucleare. Anche qui i sostenitori del nucleare considerano di solito solo i costi di costruzione della centrale (che già, come si è detto, lievita enormemente rispetto alle previsioni) e del combustibile (il cui commercio è, come per il petrolio, in mano a un ristretto numero di imprese private, ed è stato soggetto negli ultimi anni a grossi aumenti di costi). Non abbondano le esperienze concrete di smantellamento di centrali nucleari e di ripristino di miniere, per cui le previsioni sono molto aleatorie, ma indubbiamente i costi molto alti, anche se differiti (ma con il tempo gli aumenti dei costi sono la norma): è stato calcolato che lo smantellamento del parco nucleare mondiale (compresi i siti militari) costerà mille miliardi! Il problema dei residui del ciclo nucleare (scorie, combustibile esaurito) è irrisolto in tutti i paesi del mondo, e non si prospettano soluzioni semplici ed economiche in tempi prevedibili. Un fatto che taglia la testa al toro è che negli usa, dove le imprese elettriche sono private, non vengono commissionate nuove centrali da 30 anni! In ogni caso le imprese e gli investitori disposti a costruire centrali nucleari lo faranno solo se avranno forti incentivi e garanzie economiche dallo Stato.
È assai dubbio che la fase innescatasi negli ultimi mesi di crisi finanziaria a livello mondiale lascerà effettivi spazi in futuro per gli enormi investimenti necessari per costruire centrali nucleari.
5 – Rimane poi il problema della sicurezza. Le conseguenze di inaudita gravità dell’incidente di Chernobyl (1986) gravano e graveranno ancora sull’intera umanità, anche se nel ventennale le Agenzie internazionali hanno fatto irresponsabilmente a gara per minimizzarne la portata: d’altra parte i bambini americani hanno ancora nei denti lo Stronzio-90 prodotto dai test nucleari nell’atmosfera degli anni ’50 e ’60; mentre l’uso e l’abuso dei famigerati proiettili ad “uranio impoverito” hanno liberato nell’atmosfera ulteriore e persistente pulviscolo di microparticelle radioattive. Nell’ultimo anno si sono moltiplicati gli incidenti in centrali nucleari in Francia, Spagna, Germania, Slovacchia, Giappone.
6 – I livelli di inquinamento radioattivo nell’atmosfera, anche se sottaciuti dalle autorità, hanno raggiunto livelli allarmanti, che si sommano agli altri tipi di inquinanti: la oms denuncia una epidemia di tumori a livello mondiale.
7 – I sostenitori del nucleare ci promettono reattori di 4a Generazione, di nuova concezione, con caratteristiche tali da risolvere tutti i problemi creati da questa tecnologia. Purtroppo tali centrali sono ancora a livello di ricerca, non entreranno in funzione prima del 2030-2040! Mi sembra per lo meno estremamente scorretto promettere oggi le caratteristiche future di una tecnologia talmente complessa, che potrà riservare sorprese, difficoltà e problemi assolutamente inaspettati nel corso della sua realizzazione. Si può ricordare che già il colossale progetto dei reattori veloci al Plutonio sviluppato dalla Francia (con la partecipazione al 30 % dell’Italia; ma la Francia aveva l’interesse principale per le bombe!) si è rivelato un clamoroso fallimento, con la chiusura definitiva di Superphoenix, che avrebbe invece dovuto essere il prototipo per un reattore commerciale.
3. Alternative
Risparmio energetico: può equivalere alla costruzione di varie centrali nucleari!
Sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili.
Riduzioni dei consumi e cambiamenti degli stili di vita: non è un “ritorno alla candela”, ma il passaggio ad una vita più sana e sobria, con meno stress, riprendendo il rapporto con la natura. Abbandono dell’«usa e getta» e di prodotti non necessari importati da grandi distanze; adozione di prodotti necessari, durevoli e sobri. Costituzione di Gruppi d’Acquisto.
Un mondo di pace: le guerre – oltre a causare spaventose vittime civili, spesso donne, vecchi e bambini – costituiscono enormi sprechi di risorse; comportano gravi costi economici, ai quali si aggiungono le immani distruzioni; sono fattori di inquinamento (bombardamento dei pozzi petroliferi in Iraq, 1991; degli impianti chimici in Serbia, 1999; uranio impoverito, ecc.). È stato calcolato che il Pentagono è il maggiore consumatore individuale di petrolio, dopo soli 34 Stati nazionali.

 


       



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