15 Settembre, 2002
Scuola primaria: punti di attenzione Modelli orari
Sono tantissimi i collegi dei docenti che hanno tentato di rispondere alle richieste dei genitori, mantenendo orari settimanali superiori alle 30 ore, assai diffusi solo fino a due anni fa.
Scuola primaria: punti di attenzione Modelli
orari
Sono tantissimi i collegi dei docenti che
hanno tentato di rispondere alle richieste
dei genitori, mantenendo orari settimanali
superiori alle 30 ore, assai diffusi solo
fino a due anni fa.
E si sono svenati. Le maestre e i maestri
si sono sobbarcati orari spezzati e distribuiti
tra un numero esorbitante di classi, hanno
accolto gruppi di alunni smistati tra le
classi a causa della mancata sostituzione
in caso di assenza dell'insegnante, insomma:
sacrifici di vario genere, compresa talvolta
la rinuncia – è bene esserne consapevoli-
ad alcune garanzie contrattuali.
I bambini, dal canto loro, non hanno avuto
vita facile.
Oltre ad esser stati molte volte suddivisi
tra le altri classi, essendo venute in molti
casi a mancare o a ridursi le compresenze,
si è accentuato il carattere frontale della
didattica, già appesantita dall'aumento degli
alunni per classe e dalla riduzione delle
attività di sostegno. Per di più, spesso,
le classi si sono trovate ad avere a che
fare con un numero di insegnanti (fino a
10 o 11 per classe!) assai maggiore che al
tempo dei moduli.
Questi conclamati elementi di realtà, tutti
documentabili, suggeriscono l'opportunità
di attestarsi sulla realizzazione e sulla
difesa della qualità di modelli orari che
non superino le 30 o le 40 ore.
Assegnazione dei docenti alle classi
E' aspetto che richiede particolare attenzione.
Laddove quest'anno è stata scelta la prevalenza,
ed è avvenuto sia con classi a 40 che a 30
ore (o simili), si è prodotta una situazione
assai critica. Considerata in molti casi
come un male minore, o inevitabile, tale
scelta in realtà ha comportato effetti fortemente
negativi.
Per gli insegnanti essi sono riassumibili
in uno svuotamento della contitolarità, nella
conflittualità tra colleghi e nel determinarsi
nella pratica di gerarchie e di disparità
per quel che riguarda le condizioni e i carichi
di lavoro.
Per la scuola, inevitabilmente, si è prodotta
una disparità tra classi dello stesso istituto
oltre a fenomeni di "cannibalizzazione"
reciproca tra classi a 40 ore e classi con
altri modelli orari.
Sia sul piano del diritto dei bambini e delle
bambine ad una istruzione di qualità, sia
sul piano dei diritti sindacali dei lavoratori
della scuola si è determinata così una situazione
inaccettabile che va denunciata e intorno
alla quale va sollecitata la sensibilità
e la partecipazione sociale .
Non sfugge a nessuno, infatti, il rischio
che si produca un malessere tale da indurre
nei fatti un progressivo scivolamento verso
modelli orari sempre più ridotti e, conseguentemente,
verso il maestro unico. Ma questo segnerebbe
la rinuncia definitiva a realizzare una scuola
rispondente ai bisogni dei bambini di oggi
oltre che alle esigenze delle famiglie.
Valutazione
Un altro terreno non privo di disagi, sofferenze
(e insofferenze) delle scuole e dei docenti,
è quello della valutazione.
Vogliamo ribadire che la FLC ritiene che
una valutazione di sistema è necessaria,
doverosa e opportuna.
Siamo altresì fortemente convinti che tale
valutazione non possa essere ridotta esclusivamente
alla rilevazione degli apprendimenti.
Riteniamo inoltre che sia gratuitamente autoritario
e poco congruente con le finalità della valutazione
stessa che essa venga dichiarata obbligatoria.
La valutazione è consustanziale ai processi
educativi di insegnamento/apprendimento.
Le scuole e i docenti lo sanno bene. Se ve
ne fosse bisogno, lo testimoniano le numerose
e qualificate esperienze di ricercazione
su questo terreno, lo testimoniano le tante
adesioni alle prove Invalsi prima che fossero
obbligatorie, lo testimoniano anche le motivazioni
del rifiuto o le critiche alle prove stesse
quando vengono mosse da scuole o da singoli
impegnati sul terreno della valutazione (che
vanno ascoltati e non minacciati o intimiditi!)
Sono cose che abbiamo già detto e che ribadiamo.
Certificazione delle competenze
A conferma dei limiti con cui l'Amministrazione
nel suo complesso interviene sul terreno
della valutazione, sta emergendo in questi
giorni una ulteriore circostanza: si moltiplicano
le segnalazioni di docenti i quali lamentano
il fatto che venga loro richiesto, quando
non addirittura imposto, di provvedere alla
certificazione delle competenze degli alunni
che terminano la scuola primaria.
Veramente si sta passando il segno!
La certificazione delle competenze viene
prevista dall'art. 8 di quel Regolamento
sulla valutazione che prescrive la valutazione
in decimi, mentre, come tutti sanno, la valutazione
delle competenze va riferita a livelli. Rinviamo
al dibattito suscitato dall'emanazione del
Regolamento.
Lo stesso articolo 8 prevede al comma 6 che
"con decreto del Ministro dell'istruzione,
dell'università e della ricerca… sono adottati
i modelli per le certificazioni relative
alle competenze acquisite dagli alunni dei
diversi gradi e ordini dell'istruzione…".
A tutt'oggi però è stato definito solo il
modello per la certificazione delle competenze
acquisite al termine dell'obbligo di istruzione.
E' risaputo che molte scuole primarie autonomamente
già lavorano sul terreno delle competenze,
che ad esse si ispirano nella progettazione
didattica ed educativa, che già si sperimentano
nella loro valutazione.
Ben vengano! E invitiamo il MIUR a censirle,
ad ascoltarle, a sostenerle nel loro percorso,
a promuovere la circolazione, lo scambio
e la diffusione di buone pratiche.
Ma davvero non si può, a metà maggio, pretendere
dalle scuole che improvvisino improbabili
valutazioni e certificazioni di competenze.
Piano di formazione per l'insegnamento della
lingua inglese
Inseguendo l'obiettivo di "attuare progressivamente
la riduzione a zero dei docenti specialisti,
prevedendo per il prossimo anno scolastico
la riduzione di almeno 4.500 unità di detto
personale", il MIUR ha promosso e affidato
all'ANSAS la "Prosecuzione del Piano
di formazione per lo sviluppo delle competenze
linguistico-comunicative e metodologico-didattiche
in lingua inglese degli insegnanti di scuola
primaria".
Abbiamo già commentato la notizia.
E' inaccettabile che, nella foga di tagliare,
si stia cercando di obbligare tout court
gli insegnanti che l'anno prossimo avranno
assegnata una classe prima a frequentare
il corso previsto dal Piano che abbiamo citato
sopra. Senza tenere in alcun conto nemmeno
i criteri enucleati dall'ANSAS e inseriti
nel Piano stesso. E' significativo che si
forzino gli insegnanti a compilare una domanda
di ammissione al corso, a dimostrazione evidente
che non possono esservi obbligati, ma eventualmente
solo aderirvi volontariamente.
Si risparmino alle scuole e agli insegnanti
queste ulteriori forzature autoritarie!
Con quale animo insegnanti e dirigenti scolastici
possono lavorare tutti i giorni se continuamente
vengono sviliti nel loro ruolo, nella loro
professionalità e perfino nella loro dignità?
Fonte: Federazione Lavoratori Conoscenza
Cremiona
www.flcgil.it
 
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