15 Settembre, 2002
Stipendi giù e stop alla carriera.
Ecco la meritocrazia del Governo
Stipendi giù e stop alla carriera.
Ecco la meritocrazia del Governo
La manovra economica varata dal Governo alcuni
giorni fa è iniqua, sbilanciata e socialmente
ingiusta. Tutto questa la FLC lo aveva denunciato
subito dopo la sua approvazione mettendo
in risalto anche le bugie dette dal Governo
per giustificare il suo accanimento nei confronti
dei lavoratori pubblici.
Tra questi i dipendenti più colpiti dalla
manovra sono i docenti e il personale Ata
della scuola perché, oltre a non avere rinnovato
il contratto come tutti gli altri lavoratori
pubblici, perdono le progressioni di carriera
senza possibilità di recuperarle in futuro
e cioè quando la crisi dovrebbe essere passata.
La crisi non giustifica una manomissione
della carriera retributiva di oltre un milione
di lavoratori che, nell'arco della vita lavorativa,
hanno solo questa possibilità di miglioramento
economico legato all'esperienza professionale.
Infatti, il personale della scuola ha a disposizione
per il salario accessorio, quello destinato
alle attività aggiuntive (corsi di recupero,
progetti, attività di sostegno, ecc.), una
media di 1.250 euro lordi pro capite che
equivalgono a 3,47 euro al giorno. Un fatto
vergognoso di cui bisognerebbe chiedere il
conto al Ministro Gelmini che si fa autorevole
promotrice delle innovazioni, del merito
e della qualità della prestazione, ma pur
avendone avuta l'occasione, ha lasciato languire
la partita dei fondi contrattuali non incrementandoli
neanche di un euro.
Inoltre, non è vero che i dipendenti pubblici
hanno guadagnato di più di tutte le altre
categorie di lavoratori. Il Governo lo dice
e smentisce se stesso, cioè i dati Aran.
Un'informazione corretta deve distinguere
tra i dipendenti il cui stipendio è regolato
da contratto, che percepiscono in media 1.300
euro mensili, e dipendenti (magistrati, docenti
universitari, alti gradi dell'esercito e
dell'amministrazione) il cui stipendio è
regolato dalla legge (il Parlamento). Disaggregando
il dato, come dalla tabella fornita dall'Aran,
si ha la verità: impiegati e docenti di scuola
hanno guadagnato meno di tutti. E a questi
stipendi la manovra preleverà somme annue
da 800 a 3.000 euro annui per effetto combinato
del blocco dei contratti e delle anzianità
di servizio che avranno conseguenze su tutta
la vita lavorativa, sulla liquidazione e
sulla pensione. I colleghi giovani, i neo
assunti, saranno i più penalizzati. Per loro
niente contratto e niente carriera. Un furto!
Quanto poi al "vantaggio" di avere
il posto di lavoro garantito, si tratta di
un'affermazione falsa e scandalosa: falsa
perché i 18mila docenti e i 7.000 Ata che
hanno perso il posto di lavoro nel 2009 e
gli altrettanti che lo perderanno nel corso
di quest'anno sono persone che andranno a
ingrossare le fila dei disoccupati e non
beneficeranno di alcuna cassa integrazione
né di altri ammortizzatori sociali; scandalosa
perché il posto di lavoro dovrebbe essere
considerato un diritto e non un vantaggio.
Così parlano la nostra Costituzione e tutte
le Costituzioni democratiche. Con questa
manovra cade la mistificazione del Governo
e del Ministro Gelmini che appena insediati
avevano parlato di merito promettendo un
aumento delle retribuzioni ai migliori e
invece hanno solo demotivato economicamente
e professionalmente docenti, Ata e dirigenti.
Alla prova dei fatti il Governo si dimostra
incapace di affrontare il tema della qualità
e storna i fondi dalla professionalità per
coprire le spese ordinarie. Un comportamento
scandaloso anche perché fino a pochi giorni
aveva negato lo stato di sofferenza finanziaria
delle scuole.
Gli stereotipi che il Governo abilmente alimenta
per dividere i lavoratori e coprire le proprie
magagne sono duri a morire, per questo è
importante essere informati correttamente
perché gli effetti di questa manovra non
ricadono solo sui lavoratori ma anche sulla
quantità e la qualità dei servizi pubblici
per tutti.
Non lasceremo niente di intentato, ci batteremo
per ottenere, in sede di conversione, una
manovra socialmente equa e la cancellazione
delle misure più odiose come quella del blocco
della carriera. I pesi da portare vanno distribuiti
sulle spalle di tutti coloro che hanno le
condizioni economiche e sociali per poterselo
permettere. Questo dice la Costituzione.
Per tutte queste ragioni chiediamo ai lavoratori
della scuola e ai cittadini di scendere in
piazza il 12 giugno a Roma.
Roma, 10 giugno 2010
fonte: Informa Email n 21 del 11-6-2010 FLC
CGIL Cremona
 
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