15 Settembre, 2002
La delusione cocente per la figuraccia degli azzurri in Sud Africa
Abbiamo puntato sul futuro di questo paese con la nostra borsa degli attrezzi: lo sport sociale e per tutti come leva del cambiamento.
IL SUDAFRICA E I MONDIALI DI CALCIO: FOSSATI,
UISP: "PUNTIAMO SUL FUTURO DI QUESTO
PAESE E DELL'AFRICA CON LA NOSTRA CASSETTA
DEGLI ATTREZZI, LO SPORT SOCIALE"
La delusione cocente per la figuraccia degli
azzurri, senza se e senza ma, non può farci
smarrire il filo del significato di questi
Mondiali sudafricani: “Una scommessa vinta
da un paese simbolo dei diritti di tutti
e dell’antirazzismo – dice Filippo Fossati,
presidente nazionale Uisp, di ritorno da
Johannesburg. Ci sono ancora molti problemi
sociali e politici ma il Sudafrica è il motore
del futuro per un intero continente. Per
questo motivo l’Uisp ha deciso di esserci
e di puntare su questo evento e su questo
paese. Ci siamo stati con le nostre bandiere,
cercando di mettere in guardia l’opinione
pubblica e le istituzioni rispetto ad un
rischio reale: quando si spegneranno i riflettori
del calcio stellare non lasciamo sola l’Africa”.
“Abbiamo puntato sul futuro di questo paese
con la nostra borsa degli attrezzi: lo sport
sociale e per tutti come leva del cambiamento.
Abbiamo consolidato i rapporti con l’associazione
Dreamfields e insieme abbiamo organizzato
una partita di calcio indimenticabile, nella
scuola Sir Pierre in Kempton Park, alla periferia
nord di Pretoria. Le borse con i 140 kit
di calcio, dalle magliette ai palloni e ai
fischietti per gli arbitri, si sono improvvisamente
animate grazie all’entusiasmo delle due squadre
di ragazzini. Ha vinto la squadra dei Kids
Haven, associazione e riferimento per i giovanissimi
più disagiati. Il gol dell’uno a zero l’ha
segnato Sijso Mahlangu, sedici anni, che
un gruppetto di ragazzine a bordo campo,
tra cori e danze, chiamava Fabiano. Gioco,
relazioni, entusiasmo, identità contribuiranno
a costruire una società migliore. L’Uisp
continuerà a cooperare con l’Africa, questo
è il nostro impegno”.
“E poi il Premio Nelson Mandela, carico di
mille significati. Abbiamo voluto ricordare
l’impegno dell’Italia contro l’apartheid,
come facemmo nel 1990, anno della liberazione
di Mandela. Abbiamo cercato di colmare un
vuoto nell’opinione pubblica sudafricana:
cos'e' l'Italia, qual e' la sua immagine?
Da una parte ci sono i ragazzini delle township
che conoscono i nomi dei campioni del calcio
azzurro, dall'altra un mondo sportivo, in
questo purtroppo buon rappresentante del
mondo politico e istituzionale, che non conosce
l'Africa, la sua storia, i suoi drammi e
le sue potenzialità. Un mondo viziato, distratto,
chiuso negli alberghi. Ci siamo inseriti
in questa frattura e abbiamo cercato di riempirla
di significati, idee e progetti. Questo è
lo sport dei diritti, della multiculturalità,
della capacità di raccontarlo e interpretarlo
rispettando la dignità delle persone, in
campo e fuori. Al Museo dell’apartheid abbiamo
portato anche, ai massimi livelli, le istituzioni
spo rtive italiane cercando di valorizzare
questa nostra vocazione. L’Uisp come "ambasciatore
sociale" dell’intero mondo sportivo
italiano”.
“La realtà sociale sudafricana è molto complessa:
abbiamo visto un paese a due facce: da una
parte l’assetto urbano del centro e delle
infrastrutture è a livello delle grandi metropoli
occidentali, dall’altra rimane il problema
della lentissima diffusione in larghe fasce
di popolazione nera di servizi primari, come
casa e acqua. Ci auguriamo che dopo questi
Mondiali la leadership democratica in Sudafrica
possa rilanciare la sua politica sociale
e rappresentare un riferimento per lo sviluppo
per tutto il continente. Bello e imprevisto
il calore con cui tutti gli Africani tifavano
per le squadre del loro continente, qualunque
fosse la nazionalita' della rappresentativa
in campo".
fonte UISP
 
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