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15 Settembre, 2002
Sudan, verso la stabilità?
Verso il referendum-Nord e Sud dipendono dal petrolio, ma...

Sudan, verso la stabilità?
Verso il referendum-Nord e Sud dipendono dal petrolio, ma...
Sudan, Verso il referendum per il Sud
Il referendum per l’autodeterminazione del Sud Sudan, programmato per il 9 Gennaio 2011 (era previsto dagli accordi pace del gennaio 2005), si avvicina velocemente. I preparativi, anche tecnici, ormai sono entrati nella fase decisiva. All'inizio di settembre le Nazioni Unite hanno aperto il primo ufficio distrettuale in Sud Sudan. David Gressly, responsabile dell’Onu per il Sud Sudan, spiega: «All’apertura della piccola sede di Mundri, nello stato dell'Equatoria occidentale ne seguiranno presto altre su tutto il territorio, diviso in 79 provincie, alcune delle quali sono accessibili solo in elicottero a causa dell’insicurezza o delle cattive condizioni stradali». Il personale della comunità internazionale affiancherà e aiuterà i sudanesi nello svolgersi della consultazione. Il referendum potrebbe decretare l’indipendenza dei territori meridionali controllati dal governo semiautonomo di Juba. In una consultazione separata, la ricca regione petrolifera di Abyei, al confine tra Nord e Sud Sudan, dovrà decidere se rimanere sotto la giurisdizione di Khartoum o diventare parte del Sud Sudan.
A quattro mesi dal voto non è ancora cominciata la registrazione degli elettori.
Il governo di Khartoum ha nominato Mohamed Osman al Nujoomi alla guida della commissione incaricata di organizzare il referendum. Nujoomi ha 71 anni, è già stato ambasciatore in Kuwait e in Pakistan oltre che dirigente nei ministeri degli Esteri e delle Finanze. Secondo i mezzi di informazione locali la scelta sarebbe il frutto di un complesso negoziato tra i due partiti al potere: il Ncp (al Nord) e gli ex ribelli dello Splm (al Sud) che insieme formano il governo di unità nazionale scaturito dagli accordi di pace.
Il 14 settembre Ban Ki Moon, segretario generale delle Nazioni Unite, ha convocato per il 24 settembre una riunione internazionale sul Sudan per discutere la situazione alla vigilia del referendum. Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha fatto sapere di voler partecipare. L'incontro si terrà a margine dei lavori dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Annunciando alla stampa l’iniziativa, Ban Ki Moon ha detto: «Dobbiamo assicurarci che i referendum, a prescindere dai risultati, siano condotti in maniera trasparente e pacifica, dal momento che avranno implicazioni molto ampie sia a livello regionale sia a livello internazionale (…) Questa è forse l’ultima possibilità per i vertici internazionali di discutere di come rendere questi referendum un successo».

Sudan, Nord e Sud dipendono dal petrolio, ma...

Le rendite petrolifere del Sudan hanno raggiunto i 2,7 miliardi di dollari nella prima metà dell'anno, segnando un aumento del 42% rispetto al semestre precedente (il secondo del 2009): lo sostiene il ministero dell'economia e delle finanze.
Il sottosegretario Al-Tayeb Abu-Gnaya, durante un incontro con i responsabili economici del governo del Sud Sudan, ha fornito anche le suddivisioni ufficiali delle rendite petrolifere. Al governo del Sudan (di unità nazionale) vanno 1,51 miliardi di dollari e a quello del Sud Sudan 1,08 miliardi. Inoltre gli stati di Unity, Upper Nile, Kordofan meridionale e Abyei ricevono rispettivamente 12,39; 24,65; 9,40 e 6,65 milioni. Tutte queste cifre si riferiscono alla prima metà del 2010.
La divisione delle rendite petrolifere è stabilita dagli accodi globali di pace del gennaio 2005, che avevano concluso una guerra civile durata oltre 20 anni tra Nord e Sud.
Secondo il governo del Sud Sudan la disputa tra Juba e Khartoum sulla valuta con cui vengono pagate le rendite petrolifere [vedi Newsletter 63 del 1 settembre 2010] sarebbe stata risolta con un accordo. Il sottosegretario alle finanze del Sud Sudan, Salvatore Garang Mabiordit, ha confermato che Khartoum ha ristabilito il pagamento in dollari e quindi «la normalità». In Sud Sudan (circa il 98%) la quasi totalità del budget a disposizione deriva dalle rendite petrolifere. In agosto David Deng Athorbei, ministro del Sud Sudan per le finanze e la pianificazione economica, aveva accusato il governo di Khartoum di pagare le rendite petrolifere al Sud in moneta sudanese invece che in dollari e di voler così deliberatamente allontanare gli investitori dal Sud Sudan mettendo a rischio la sua economia. Sabir Mohamed Al-Hassan, governatore della Banca centrale del Sudan, aveva negato le affermazioni di Athorbei.
In agosto un rapporto del Fondo monetario internazionale ha dimostrato un notevole declino nelle riserve della Banca centrale del Sudan che sono passate da 1,58 miliardi nel 2006 a 390 milioni nel 2009. In giugno la Banca mondiale aveva rilasciato un rapporto in cui auspicava per l'economia sudanese una riduzione della propria dipendenza dalle esportazioni di petrolio. [vedi Newsletter 59 del 15 giugno 2010]
Il 7 settembre Ann Itto Leonardo, ministro per l'agricoltura e le foresta nel governo del Sud Sudan, dopo aver accompagnato la visita di una missione della Banca Mondiale in Sud Sudan, ha ricordato che circa l'80% della popolazione sudsudanese dipende dall'agricoltura. Nonostante ciò, il Sud Sudan non è autosufficiente dal punto di vista alimentare ed è costretto a importare cibo da paesi vicini come Uganda e Kenya. Obiageli Ezekwesili, la vicedirettrice per l'Africa della Banca mondiale, al termine della visita ha ribadito l'urgenza da parte del Sud Sudan di iniziare a utilizzare risorse diverse da quelle petrolifere e ha ribadito l'importanza strategica di sviluppare l'agricoltura.

fonte:
La Campagna italiana per il Sudan
Chi siamo
La Campagna italiana per il Sudan è una campagna nazionale di informazione, sensibilizzazione ed advocacy che opera dal 1994. Raggruppa organizzazioni della società civile italiana (Acli Milano e Cremona, Amani, Arci, Caritas ambrosiana, Caritas italiana, Mani Tese, Ipsia Milano, Missionari e missionarie comboniane, Nexus, Pax Christi) e lavora in stretta collaborazione con enti pubblici e privati italiani e con varie organizzazioni della società civile sudanese. In Italia la Campagna ha fatto conoscere la situazione del Sudan e ha sostenuto i processi volti al raggiungimento di una pace rispettosa delle diversità sociali, etniche, culturali, religiose della sua popolazione. Per informazioni: www.campagnasudan.it.

 


       



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