15 Settembre, 2002
Tassa sulle banche, il G20 non trova il coraggio
Dure le Ong: “Un’occasione persa per la lotta alla povertà”
Tassa sulle banche, il G20 non trova il coraggio
I Grandi trovano l’accordo per il dimezzamento
del deficit entro il 2013 e per la riduzione
del debito pubblico entro il 2016. Quanto
al sistema finanziario, ogni paese farà da
sé. Dure le Ong: “Un’occasione persa per
la lotta alla povertà”
L’impegno comune per la riduzione del deficit,
sì. Un accordo condiviso per una tassa sulle
banche, no. Il G20 di Toronto trova un’intesa
di compromesso sui temi della crescita e
delle politiche fiscali, ma sul tema della
redistribuzione degli oneri e del coinvolgimento
del sistema finanziario nella lotta a una
recessione da esso stesso creata, il vertice
non raggiunge una posizione comune e riconosce
che ogni paese farà da sé. “Siamo d’accordo
sulla necessità che il sistema finanziario
contribuisca in modo equo e sostanziale”
ai danni creati, ma “riconosciamo che ci
sono una serie di approcci politici diversi”
al raggiungimento di questo scopo. È quanto
si legge nel comunicato finale del G20, nel
quale si precisa che alcuni paesi perseguono
la via della leva fiscale, altri differenti
strade. Il comunicato finale conferma l’assenza
di ogni riferimento a una tassa sulle transazioni
finanziarie.
“Le economie avanzate si sono impegnate a
favore di piani fiscali che, come minimo,
dimezzeranno i disavanzi entro il 2013 e
stabilizzeranno o ridurranno, entro il 2016,
il rapporto debito pubblico-prodotto interno
lordo”. Così nella bozza del comunicato.
Stati Uniti e Unione Europea avevano posizioni
diverse al riguardo. Da un lato le politiche
di contenimento della spesa europee, dall’altro
l’appello del presidente Usa Obama a non
ostacolare la ripresa economica abbandonando
troppo presto i programmi di stimolo. La
soluzione trovata è nel mezzo: un dimezzamento
del deficit che si comporti, però, in maniera
“growth-friendly”.
Sull’altro grande tema in discussione, la
tassa sulle banche, una posizione comune
invece non c’è. Nella bozza del comunicato
finale le 20 principali economie del mondo
riconoscono che la riforma del sistema finanziario
deve fondarsi su “quattro pilastri”: un robusto
quadro di norme, una supervisione che funzioni,
una valutazione internazionale trasparente
e la ristrutturazione e la risoluzione di
“qualsiasi tipologia di istituzione finanziaria
in crisi”. Nessun accenno, però, a imposizioni
fiscali. “Alcuni paesi hanno scelto la via
degli oneri fiscali – si legge - altri invece
hanno adottato un’impostazione diversa”.
Ma “per risanare il sistema finanziario”
il G20 concorda sul fatto che “il settore
finanziario debba farsi carico di qualunque
onere associato agli interventi pubblici”.
Il G20 ha perso un’occasione d’oro per affrontare
la povertà globale, limitandosi a constatare
che non c’è accordo su come far pagare il
costo della crisi economica alle banche.
E’ quanto rilevano le Ong Oxfam e Ucodep.
“Dopo che il G8 ha lasciato cadere nel vuoto
il suo impegno di aiutare i paesi più poveri,
il G20 ha perso l’occasione di ridurre la
povertà attraverso l’adozione di una tassa
sulle banche”, commenta Farida Bena, portavoce
di Oxfam e Ucodep. “Per usare un linguaggio
calcistico, i difensori del Canada hanno
impedito agli USA e all’Unione Europea di
fare goal nella partita più importante per
l’Africa. Il G20 avrebbe dovuto applicare
una tassa al settore finanziario per dare
veramente una mano ai 64 milioni di persone
impoverite dalla crisi economica”.
I leader del G20 si sono detti d’accordo
sulla necessità che l'attenzione si concentri
sulla creazione di occupazione: lo ha assicurato
il presidente americano Barack Obama. “Ci
assicureremo che le nuove regole non creino
scompiglio sui mercati e non rallentino la
ripresa” economica, è invece il commento
del presidente del Financial Stability Board
(Fsb) e governatore della Banca d'Italia
Mario Draghi.
fonte: http://www.rassegna.it/articoli/2010/06/27/64151/tassa-sulle-banche-il-g20-non-trova-il-coraggio
 
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