15 Settembre, 2002
Quattrocento allevatori cremonesi stamattina a Milano
Coldiretti: migliaia di allevatori delle regioni del Nord davanti al Pirellone
Quattrocento allevatori cremonesi stamattina
a Milano
Latte: prezzo e congela-multe scatenano la
protesta
Coldiretti: migliaia di allevatori delle
regioni del Nord davanti al Pirellone
“Onestina”, mucca cremonese, munta in diretta
E’ stata la mucca “Onestina”, condotta fin
nel cuore di Milano dall’allevatore cremonese
Giuseppe Olivieri, il simbolo della protesta
degli allevatori della Coldiretti che hanno
rispettato la legge e che questa mattina
sono arrivati, a migliaia, a Milano da tutta
la Lombardia e dal resto del nord Italia
con i loro trattori per la manifestazione
organizzata davanti alla Regione in piazza
Duca D’Aosta. Ben quattrocento gli imprenditori
agricoli di Coldiretti Cremona giunti da
Cremona, Crema, Soresina e Casalmaggiore,
guidati dal Direttore Simone Solfanelli,
pronti a dare il loro contributo alla imponente
iniziativa messa in campo dalla prima Organizzazione
agricola del paese.
“Onestina” è stata munta in diretta, mentre
all’ingresso del Pirellone sono stati depositati
gli scatoloni con una parte della montagna
di carta che in questi anni le aziende agricole
hanno dovuto sopportare per la gestione burocratica
del sistema delle quote latte.
“Noi rispettiamo sempre la legge ma la legge
rispetti noi” hanno detto gli allevatori,
durante la simbolica catena umana con la
quale hanno circondato la sede della Regione
Lombardia. La mattinata ha previsto anche
l’incontro tra la delegazione di Coldiretti
e il Presidente della Regione Roberto Formigoni,
che ha poi voluto raggiungere gli agricoltori
in piazza, sottolineando il valore delle
ragioni e dei dati portati da Coldiretti,
“espressione di quel vastissimo mondo di
produttori che ha agito nella legalità”.
Uno studio della Coldiretti evidenzia che
ad oggi i produttori di latte in regola hanno
subito costi per la gestione delle quote
latte pari a 2,42 miliardi di euro: dei quali
1,7 miliardi per l’acquisto, 150 milioni
per l’affitto, 220 per il versamento del
prelievo e 350 milioni per l’adesione alla
rateizzazione prevista dalla legge 119/03.
“Non si scherza con il lavoro delle persone
– ha aggiunto Nino Andena, Presidente di
Coldiretti Lombardia – quello che sta succedendo
con la proroga sui pagamenti delle multe
per le quote che vogliono concedere a un
piccolo gruppo di splafonatori è una ferita
per la stragrande maggioranza degli allevatori
onesti che in questi anni ha speso soldi,
tempo e fatica per rispettare la legge. Troppo
comodo dire adesso che si è scherzato. Così
non va. Se sono ancora da rifare i conti,
“chi sbaglia paga” deve valere per i produttori
ma anche per lo Stato”.
“Coldiretti rappresenta la grandissima maggioranza
degli allevatori, che a costo di onerosi
investimenti e sacrifici, affrontati in una
stagione non facile per il settore primario,
ha acquistato le quote producendo latte nella
legalità – ha evidenziato il Direttore di
Coldiretti Cremona Simone Solfanelli –. Questi
allevatori trovano inaccettabile che si sia,
di prepotenza, tornati ad aprire la vicenda
‘quote latte’, anziché occuparsi delle vere,
gravi questioni dalle quali dipendono il
futuro del settore e la sopravvivenza di
tante imprese agricole, a partire dalla battaglia
sul prezzo del latte alla stalla e dalla
necessità di ottenere l’obbligo di origine
in etichetta per tutti i prodotti alimentari”.
Il prezzo del latte è inchiodato da gennaio
ai 33,156 centesimi al litro, al di sotto
di qualsiasi livello di sopravvivenza per
le aziende agricole, con le industrie sorde
a qualsiasi richiamo di buon senso legato
all’andamento dei formaggi dop che si sono
rivalutati anche del 20%. “Una situazione
paradossale – ha ribadito Nino Andena – che
speriamo possa essere sbloccata al più presto
e che riguarda quasi settemila aziende lombarde
per una produzione che rappresenta il 40
per cento di quella italiana”.
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Mezzo miliardo di euro senza alzare un dito,
così le industrie guadagnano sul latte sottopagato
Poco più di un centesimo. Questo è quanto
hanno offerto gli industriali agli allevatori
quando si è trattato di adeguare il prezzo
pagato alla stalla. Un centesimo rispetto
ai circa 44 che rappresentano il valore del
latte italiano se venisse calcolato in base
all’aumento registrato dal grana padano e
dal parmigiano sul mercato all’ingrosso.
In Lombardia – afferma la Coldiretti – oltre
ai ricavi delle vendite dei formaggi, le
industrie stanno intascando senza il minimo
sforzo e senza alzare un dito anche mezzo
miliardo di euro all’anno pari alla differenza
fra il valore del latte (45 centesimi) e
il prezzo (33,156 centesimi) al quale lo
pagano in realtà.
“Una cifra ampiamente sufficiente a giustificare
i 40 centesimi al litro chiesti dagli allevatori
senza provocare aumenti per i consumatori,
sempre che le industrie non pretendano di
continuare a bere un fiume di soldi sulla
pelle degli agricoltori e delle famiglie
italiane – afferma Nino Andena, Presidente
della Coldiretti lombarda che questa mattina
ha guidato la protesta degli allevatori sotto
la sede della Regione Lombardia a Milano
- Le aziende di trasformazione incassano
dimenticando i dati diffusi all’ultima assemblea
di Assolatte, poco più di un mese fa, che
spiegavano che il mercato è in ripresa e
che le esportazioni volano. Tutto il contrario
di quello che, durante le trattative della
fine 2009 hanno raccontato chiedendo un gesto
di responsabilità degli agricoltori. Ora
che lo stallo è passato hanno deciso di “rovinarsi”
offrendo un centesimo in più al litro”.
Intanto gli allevatori sono costretti a tentare
di far quadrare i conti usando i premi sulla
qualità, i fondi che la Ue riconosce all’agricoltura
e il recupero di parte dell’Iva. Alle attuali
condizioni – spiega la Coldiretti - le industrie
stanno comprando il latte sottocosto e in
pratica stanno facendo pagare la differenza
agli italiani, agricoltori compresi. “E poi
– aggiunge Andena – si dimenticano anche
le centinaia di migliaia di euro che incassano
ogni anno dallo Stato per le misure a sostegno
della filiera, ossia di una serie di soggetti
che comprende anche agricoltori e consumatori
che però di quei fondi non vendono un centesimo,
ancora lui, perché finiscono in impianti
e pubblicità delle industrie, non certo negli
adeguamenti del prezzo del latte alla stalla
o in sconti ai consumatori”.
Le industrie, dice la Coldiretti Lombardia:
- lucrano sulla differenza fra valore dei
formaggi e prezzo del latte,
- incassano indirettamente i sostegni comunitari
all’agricoltura e i premi qualità che gli
allevatori sono costretti a usare per coprire
i costi che l’attuale prezzo neppure compensa,
- restano discretamente silenziose sui fondi
regionali che ricevono per il sostegno all’intera
filiera agroalimentare italiana,
- sostengono di aver ritoccato al ribasso
i prezzi del latte al consumo ma si scordano
di aggiungere che è successo dopo due anni
che lo stanno sottopagando,
- lasciano un mare di differenza fra i 33,156
centesimi alla stalla e l’euro e 40 centesimi
al dettaglio del latte fresco alta qualità.
“Adesso se la prendono pure perché la Coldiretti
ha osato dire che bisognerebbe informare
i consumatori sull’origine dei prodotti che
portano in tavola e che vengono spacciati
per italiani quando non lo sono, come le
famose mozzarelle blu fatte in Germania –
spiega il Presidente regionale della Coldiretti
Nino Andena - Ma guarda un po’ che siamo
andati a toccare un nervo scoperto. Qualcuno
ha la coda di paglia e teme le scelte dei
consumatori? Chi vuole importare e vendere
prodotti stranieri è giustamente libero di
farlo, ma la piantino di prendere in giro
la gente e poi di sfruttare questa concorrenza
sleale mettendo alle corde chi invece davvero
produce italiano e se lo ritrova sottopagato”.
(21/07/2010)
Fabio Bonaccorso comunicazione.lombardia@coldiretti.it
347/0599454
 
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