15 Settembre, 2002
ENNIO SERVENTI: “NO, QUI LA STORIA E’ DIVERSA, CARO FRANZINELLI!”.
Ricordi della Resistenza: quei giorni dopo l’8 settembre del 1943.
Caro direttore,
ne approfitto, per l’ennesima volta. E non
sarà l’ultima, riscontrata la mia trasudata
pervicacia. “Vabbene”! Adoprata codesta doverosa
premessa mi garberebbe assai riuscire nell’intendimento
di segnalare un prezioso e garbato scritto
di Ennio Serventi, appassionato e documentato
conoscitore della storiografia del periodo
resistenziale cremonese (1943 – 1945). La
storia di quel periodo fu un insieme di protagonisti,
di fatti, di vicende davvero meritevoli di
considerazione, di riflessione, di gratitudine
perenne verso chi ha pagato, con la propria
vita, per la pace e per la libertà di tutti.
Puntualizzare, soprattutto tentare di riportare
sui giusti binari la corretta informazione
di “certi” avvenimenti credo debba essere
ritenuta “cosa buona e giusta”. E Mimmo Franzinelli,
noto illustre autore di saggi, storico e
studioso del periodo fascista…beh, recentemente
“mica” che ce l’ha raccontata poi tanto giusta.
Tutto questo semplicemente per una doverosa
e corretta ricostruzione dei “fatti”. Così
che l’intervento garbato di Ennio Serventi
(che volentieri vò ad allegarvi) va nella
giusta direzione, raggiungendo soprattutto
tale scopo. Perché, caro direttore, se ancora
ve ne fosse di bisogno, la storiografia di
domani abbia riscontri più ampi, più autentici,
più oggettivi degli avvenimenti dell’epoca,
oltre che nel tentativo di non inficiare
la corretta informazione.
Giorgino Carnevali
Ricordi della Resistenza: quei giorni dopo
l’8 settembre del 1943.
ENNIO SERVENTI: “NO, QUI LA STORIA E’ DIVERSA,
CARO FRANZINELLI!”.
Agosto 2010
Dell’iniziativa denominata “Le corde dell’anima”
tenutasi nelle settimane scorse è stato ospite
anche Mimmo Franzinelli noto saggista e storico
della Resistenza. Notevoli sono le sue ricerche,
che ormai risalgono alla prima metà degli
anni novanta, sul “caso” del colonnello Menici
e sulla resistenza in val Saviore. Negli
scritti non mancano giusti riferimenti alla
nostra città ed a partigiani cremonesi che
hanno militato nelle formazioni partigiane
della valle Camonica e della valle Saviore.
In una nota riporta parte di una memoria
rilasciata da Ottorino Vecchia, stimato socialista
e co-fondatore nel 1963 del P.S.I.U.P. cremonese.
A quei tempi, nei primi anni del 1940, Ottorino
Vecchia era capo della stazione di Malonno
della ferrovia sulla quale viaggiava il trenino
della valle, un posto strategico per osservare,
per poi riferire ai partigiani, i movimenti
di fascisti e tedeschi.
Non ho acquistato l’ultima fatica letteraria
di Franzinelli, quella che l’autore era venuto
a presentare, ma dalla vasta esposizione
libraria ospitata sotto il tendone ho scelto
un volume, non nuovissimo, del quale lui,
Franzinelli è il curatore e che ospita una
sua copiosa post-fazione. (Diario di Fossoli
di Leopoldo Gasparotto, a cura e post-fazione
di Mimmo Franzinelli.Torino, Bollati Boringhieri
2007). Alle pagine 108/109 e seguenti Franzinelli
prende in esame la situazione milanese all’indomani
della firma dell’armistizio del 1943, descrive
ampiamente i tentativi di dar vita ad una
“guardia nazionale” fatti dal comitato interpartiti
tramutatosi in Comitato di Liberazione Nazionale.
I membri del comitato si incontrano con il
generale Ruggero, capo del presidio militare
di Milano e forse con incarichi di comando
anche sugli altri presidi militari della
Lombardia, che promette loro la distribuzione
delle armi ai civili, di armare la Guardia
Nazionale, poi tergiversa, si accorda con
i tedeschi assicurandoli che dall’esercito
italiano non avranno ostilità ed infine consegnerà
loro la città. Il comitato apre ugualmente
gli arruolamenti per la costituenda Guardia
nazionale ma, senza le armi promesse e negate
dal generale Ruggero, ogni iniziativa appare
velleitaria. “L’unità operativa fra esercito
e popolo resta un’utopia” (pag.112) . Così
Luigi Borgomaneri in: Dizionario della Resistenza,
a cura di Enzo Collotti, vol. 1°pag. 525,Torino
2001-2002. “All’annuncio dell’armistizio
dell’8 settembre1943, i generosi quanto improvvisati
tentativi di dar vita ad una Guardia nazionale
in funzione antitedesca, frustati in primo
luogo dalla cultura antipopolare e dalla
condotta dei comandi di presidio che rifiutarono
di armare ed inquadrare militarmente il volontariato
operaio….”.
Continua Franzinelli a pagina 115: “Al mattino
dell’11 settembre i punti nevralgici della
metropoli sono sotto il controllo tedesco.(……).
In Lombardia, quel medesimo giorno, reparti
germanici assumono pacificamente il controllo
di Brescia e di Cremona. I vertici militari
restano inerti…” A Milano, a Brescia e nelle
altre città citate dall’autore le cose saranno
andate certamente come descritte, ma a Cremona
NO! Qui la storia è diversa. Sorprende la
totale disinformazione dell’autore in merito
agli eventi cremonesi e la non curanza nel
pubblicare notizie che, avvalorate dall’autorevolezza
dell’autore e dell’editore, delegittimano,
oltre alla realtà dei fatti, tutta la appassionata
ricerca locale che negli anni ha ricostruito
la vicenda cremonese basandosi sui documenti
disponibili, sulle indagini in loco e contando
i caduti (i morti) di quel giorno.
Certo Franzinelli non poteva sapere che proprio
lì, nella terra sulla quale poggiava il tendone
che l’ospitava, il 9 settembre del 1943 veniva
sepolto dai suoi camerati Gerorold Janssen
il Grenadier
forse rimasto ucciso durante l’assalto al
vicino presidio militare in corso Vittorio
Emanuele ( il corpo di un soldato tedesco
morto fu effettivamente visto da alcuni cittadini
nell’atrio della casa attualmente contrassegnata
con il n. 55). Né poteva immaginare che alzando
lo sguardo oltre le colonne della galleria
forse avrebbe visto l’ampia sbrecciatura
causata da un colpo di cannone durante l’assalto
tedesco al palazzo delle poste.
Che conoscesse la storiografia locale è certamente
pretendere troppo, ma ignorare o non tenere
conto, né farne oggetto di dubbio e quindi
di approfondimento o di confronto di quanto
scritto da altrettanti autorevoli ricercatori,
non mi sembra essere un approccio corretto
con i fatti della storia. Scrive Luigi Borgomaneri
alle pagine 525/26 dell’opera citata: “ Muovendo
dall’area
Verona-Parma-Reggio Emilia-Modena-Bologna,
dove erano state dislocate in agosto, forze
del II°-SS-Panzer-Korps-formato dalle divisioni
SS-Panzergrenadieren Leibstandarte Adolf
Hitler (LSSAH) e 24a Panzer-investirono l’intera
pianura padana raggiungendo poi le zone più
interne della Lombardia, del Piemonte e del
Veneto. Il giorno 9 (….) Nella stessa giornata
vennero disarmate le guarnigioni nell’area
compresa fra la riva meridionale del Garda,
Brescia, Bergamo e il corso del PO fino a
Cremona, dove in un tentativo di resistenza
caddero una quindicina di soldati del 3°
reggimento artiglieria di corpo d’armata
e i sottotenenti Mario Flores e Francesco
Vitali”(1).
Borgomaneri, a differenza di Franzinelli
che parla di 11 settembre, colloca giustamente
nel giorno 9 settembre 1943 l’assunzione
dei poteri da parte del comando tedesco avvenuta
e resa possibile una volta battuta la resistenza
dei soldati italiani. Alla sostanziale esattezza
della ricostruzione degli eventi cremonesi
fatta da Borgomaneri è forse doveroso precisare
che, pur compresi nel numero da lui indicato,
caddero nella difesa di Cremona non solo
artiglieri ma anche bersaglieri, avieri ed
alcuni allievi dell’istituto militare. Anche
fra i civili ci furono una quindicina di
caduti. Ricordiamo per tutti la giovane Edda
Sacchi uccisa da colpi di fucile dalla parti
della caserma Eugenio di Savoia mentre era
in cerca di abiti civili per rivestire alcuni
soldati che si erano rifugiati nella sua
casa.
Il comportamento del comandante del presidio
militare di Cremona fu l’opposto di quello
del comandante del presidio milanese che
consegnò la metropoli ai tedeschi. Per le
strade della nostra città e alle caserme
fu battaglia. In una cosa le decisioni dei
due comandanti furono uguali: entrambi, probabilmente
accomunati nella cultura antipopolare che
pervadeva i comandi, rifiutarono di armare
il volontariato operaio e popolare e di inquadrarlo
militarmente.
A Franzinelli vorrei fare una proposta: qualora
a settembre le Associazioni Partigiane ANPI,
ANPC in collaborazione con il gruppo GAP
organizzassero un giro propedeutico-conoscitivo
sui luoghi ove si svolse la battaglia, prenda
la bicicletta e venga anche lui. Veramente
saremmo contenti di averlo in nostra compagnia.
Sarà anche un occasione per stare insieme
e dialogare, soprattutto meditare.
Ennio Serventi
Cremona
1. La descrizione della linea di penetrazione
tedesca nella pianura padana fatta da Borgomaneri
avvalora la complessiva ipotesi della strategia
adottata dai tedeschi per l’attacco a Cremona
formulata per la prima volta da noi. Vedi
Ennio Serventi in “La Cronaca”, quotidiano
di Cremona del 7 settembre del 2008.
 
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