15 Settembre, 2002
Bagnolo Cremasco: cenni storici
La presenza del notissimo personaggio manzoniano, l'Innominato, nel Cremasco sembra storicamente accertata.
Bagnolo Cremasco: cenni storici
La presenza del notissimo personaggio manzoniano,
l'Innominato, nel Cremasco sembra storicamente
accertata.
Dal più antico documento del 1000 e da altri
ancora compresi tra il 1103 e il 1117, si
vengono a conoscere particolari abbastanza
precisi, che dimostrano l'importanza di Bagnolo
e i suoi rapporti con le località vicine.
Così dal citato documento del 5 agosto dell'anno
1000 sappiamo che un certo Todilo o Todilio
di Bagnolo è costituito, insieme a un Conte
Benzoni di Lodi e ad altri, giudice in una
causa circa il possesso di 1.200 pertiche
di terreno dell'agro lodigiano; tali territori
erano reclamati sia da Andrea vescovo di
Lodi che da Ruggiero conte di Bariano.
Ciò dimostra i rapporti di Bagnolo con Lodi,
cioè con la riva opposta del Lago Gerundo.
L'8 dicembre 1094 Inghero Terzago della città
di Milano e Ola del fu Ugone " *de loco
Baniolo*" coniugi vendono certe loro
terre e case al sacerdote Guelzio "*de
loco Baniolo*".
A partire dal secolo seguente Bagnolo figura
come un luogo fortificato, un " *castrum*".
Gradualmente il territorio cade sotto l'influenza
dei monaci del Cerreto,grazie anche alle
considerevoli donazioni elargite da parte
di ricchi latifondisti di Bagnolo.
Verso il XIII secolo ai Cistercensi di Abbadia
Cerreto sostituiscono gli Umiliati di Bagnolo.
Dopo i monaci, ritornano a impossessarsi
della terra di Bagnolo diversi signori: i
Benzoni, i conti Clavelli, i marchesi Zurla,
tutti dalla più distinta nobiltà di Crema.
I Benzoni, specialmente, vi lasciarono memorie
e monumenti del loro dominio, nella chiesa
e nelle terre. Riferisce il Barbieri che
nel 1464, per concessione data a Giacomo
Benzone, fu "*costrutto a Bagnolo sulla
roggia Comuna un molino*" e che nel
1595, quando fu fatta la classificazione
delle 49 ville soggette alla giurisdizione
di Crema, distinguendole in superiori, medie
e inferiori, Bagnolo fu classificata tra
le superiori.
Narra lo stesso Barbieri che nel 1627, mentre
era podestà il senatore Gerolamo Venier,
fu decisa a favore del Comune di Bagnolo
la lunghissima controversia pendente fra
i Comuni di Trescore e Bagnolo, appunto,
a causa del Moso.
Nel 1861 fu fondata a Bagnolo dal sacerdote
Bartolomeo Geroldi un'Opera Pia allo scopo
di soccorrere "*i poveri del comune,
massime gl'infermi e i convalescenti ritornati
dall'ospedale*", amministrata dal parroco
e dalla fabbriceria della chiesa parrocchiale.
Intorno a quell'epoca Bagnolo aveva una superficie
di pertiche 5.324 con un estimo di scudi
96.594 e 2.015 abitanti.
*L'Innominato a Bagnolo*
La presenza del notissimo personaggio manzoniano,
l'Innominato, nel Cremasco sembra storicamente
accertata, avendo egli dimorato per anni
nell'antica e storica cascina, ormai demolita,
situata nella frazione Gaeta. Si definiscev"storica
cascina" perché per diversi anni fu
il rifugio di un bandito inafferrabile ai
ministri della giustizia, nonostante le "Grida"
emanate contro di lui dal Governatore di
Milano e le grosse taglie che pendevano sul
suo capo.
Quell'uomo che il Manzoni fa rivivere nel
suo romanzo con l'appellativo di "Innominato",
è stato identificato in Francesco Bernardino
Visconti.
L'identità fra il bandito e il personaggio
del romanzo è stata affermata per la prima
volta dallo storico Cesare Cantù nel 1831.
La sua presenza a Bagnolo, per un periodo
di tempo, è stata dimostrata su fonti documentarie
dagli studiosi che si sono interessati di
lui in varie pubblicazioni (C. Domini, G.
Scotti, A. Bavaglio) e viene confermata da
alcuni documenti conservati negli archivi
della parrocchia di Bagnolo e della Curia
vescovile di Crema.
L'anno 1565 questa cascina passò in eredità
dal defunto conte cavalier Fortunato Benzoni
alla figlia Paola, che nel 1570 andò sposa
a Giovan Battista Visconti, appartenente
alla più alta nobiltà milanese, feudatario
di Brignano d'Adda. A soli 12 anni dal matrimonio,
il Visconti morì e la vedova si dedicò ai
figli: Caterina, Galeazzo Maria e Francesco
Bernardino.
Per sottrarli alle cattive influenze di parenti
e amici che frequentavano il palazzo di Milano,
pensò di portarli a Bagnolo, nella cascina
in questione e cioè in un ambiente rurale
non infestato da nobili corrotti.
Le premure materne rimasero frustrate e i
figli Galeazzo Maria e Francesco Bernardino,
oltre a rimanere analfabeti, si avviarono
ben presto ad una vita sregolata e alla delinquenza.
Appena quattordicenne Bernardino partecipò
ad un'irruzione notturna in casa del suo
fittabile Nicolò Schivino distruggendo ogni
cosa. A diciotto anni, nel 1597, arrivò la
prima condanna dal magistrato di Milano.
Poi le grida
del 1603, del 1609, del 1614 con le sentenze
pronunciate in contumacia per gravi ed orrendi
misfatti. Da quest'ultima data, si perde
ogni traccia del nostro masnadiero, del quale
il Manzoni ricorderà nel suo romanzo l'incontro
espiatore con il cardinal Borromeo.
per sapere di più clicca qui: http://www.comune.bagnolocremasco.cr.it/news/leggi_area.asp?ART_ID=1857&MEC_ID=192&MEC_IDFiglie=318&ARE_ID=32
 
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