15 Settembre, 2002 Senato. Reitrodotta norma su arbitrato preventivo Una legge sbagliata e con gravi problemi di incostituzionalità
Senato. Reitrodotta norma su arbitrato preventivo
Una legge sbagliata e con gravi problemi
di incostituzionalità
COLLEGATO LAVORO via libera al Senato, ora
il provvedimento passa alla Camera
REINTRODOTTA NORMA SU ARBITRATO PREVENTIVO.
LA CGIL BOCCIA IL PROVVEDIMENTO:
UNA LEGGE SBAGLIATA E CON GRAVI PROBLEMI
DI INCOSTITUZIONALITÀ.
LA NOSTRA INIZIATIVA PROSEGUE
L'Aula del Senato ha approvato a maggioranza
il provvedimento noto anche come 'collegato
lavoro'. Il testo, arrivato alla sesta lettura
dopo che la legge era stata rinviata alle
Camere dal Presidente della Repubblica Giorgio
Napolitano per un nuovo esame sull'arbitrato,
è stato modificato di nuovo e torna adesso
alla Camera per il via libera definitivo.
E’ stato cassato il testo della Camera che
recepiva un emendamento secondo il quale
si poteva ricorrere all'arbitrato solo per
controversie già insorte, mentre ora è ritornato
il concetto che si decide di ricorrere all'arbitrato
preventivamente. La scelta deve avvenire
30 giorni dopo l'atto di assunzione.
La CGIL boccia il provvedimento approvato
oggi. “Una legge sbagliata e con gravi problemi
di incostituzionalità che colpisce i diritti
di tutti i lavoratori ma in particolare dei
giovani senza lavoro, degli immigrati, di
chi durante la crisi ha perso l’occupazione”.
La CGIL punta il dito contro il governo e
la sua maggioranza che “usano la crisi più
grave degli ultimi anni per contro-riformare
il diritto del lavoro italiano: una scelta
pervicacemente portata avanti senza prendere
in considerazione nessuna proposta giunta
nel corso dell’iter parlamentare né tanto
meno cogliendo il senso delle osservazioni
del Capo dello Stato”.
La discussione ora passa alla Camera dove
continuerà l’iniziativa di contrasto portata
avanti in questi mesi dalla CGIL. “Svilupperemo
e rafforzeremo l’iniziativa di informazione
mobilitazione e sostegno verso i lavoratori,
che non lasceremo soli, in attesa del pronunciamento
della Corte Costituzionale”.