15 Settembre, 2002
Laura mi prese la testa con le mani e infilò la lingua nella mia bocca di Edo Villa
Con la mano cercava la mia lampo. In quel preciso istante il mio povero pene, fino a quel momento duro duro, si afflosciò quasi impaurito
Laura mi prese la testa con le mani e infilò
la lingua nella mia bocca di Edo Villa
Con la mano cercava la mia lampo. In quel
preciso istante il mio povero pene, fino
a quel momento duro duro, si afflosciò quasi
impaurito
1965: Laura
Laura era la sorellina più grande di un'amica di mia sorella ed
aveva tre anni più di me. Carina, alta, mora,
con i capelli lunghi e due gambe affusolate
e scoperte da una bellissima minigonna.
Veniva a prendere la sorella a casa nostra,
verso sera, fatti i compiti dopo l'uscita
di scuola. Mi guardava, mi salutava e mi
pizzicava. Io ero alto e magro. Un bel ragazzo,
diceva mia madre.
Avevo capito che le interessavo. Ne parlai
con Mariolino, anche lui più vecchio di me
di almeno tre o quattro anni. Il suo consiglio
era semplice: invitala fuori per un gelato,
andate verso il Po e quando sei là, la baci.
Il resto viene da solo. Non avevo idea di
che cosa fosse il resto.
Ascoltai Mariolino e la invitai a prendere
un gelato. Avevo calcolato i tempi ed ero
andato ad aspettarla davanti a casa sua prima
che uscisse per venire a prendere la sorella.
Era verso la fine di maggio.
Senza preamboli ed in fretta la salutai e
le chiesi se l'indomani veniva con me a prendere
il gelato al baracchino lungo il Po. Il tutto
pronunciato a voce molto bassa ed in pochissimi
secondi. Lei capì e mi chiese se alle quattro
del pomeriggio andava bene. OK dissi. A domani.
Ci vediamo al baracchino. Alle quattro… alle
sedici ! Lei annuì.
Inforcai la bicicletta e corsi come un dannato
in piazza dove Mariolino mi aspettava. Aveva
una sigaretta senza filtro accesa fra le labbra. Ero raggiante. Ero riuscito
a 14 anni ad avere un primo appuntamento
con una ragazza più vecchia di me. Dovevo
capire da Mariolino come mi dovevo comportare
e cosa sarebbe successo. Lui era più vecchio
di me e sicuramente sapeva cosa fare.
Lo informai e chiesi: ma che cosa devo fare?
Lui rise di gusto e mi spiegò tutto quanto
doveva accadere il giorno dopo. Prima parli
della sorella, poi della scuola, ma poco
poco, solo qualche parola e intanto ti avvicini
a lei e chiedi se fa scambio di gelato...
Ti devi avvicinare alla sua bocca il più
possibile. Se ha detto che esce, ci sta sicuramente.
Quando le sei vicino tiri fuori la lingua
e gliela ficchi in gola, la abbracci e le metti
una mano in mezzo alle cosce… Il resto viene
da sé.
Come viene da sé…? Viene, viene, insisteva.
Quella notte la passai in bianco. Mi sarò
fatto tre seghe. Alla prima venni subito,
alla seconda venni a scoppio ritardato, alla
terza bruciavo tutto e avevo voglia di correre
in bagno a rinfrescarmi. Cosa che feci verso
mattina dopo aver fumato, di nascosto sul
balcone, una "siga" senza filtro.
Mia madre mi senti ma non disse niente.
La mattina a scuola fu un disastro. Non riuscivo
a tenere gli occhi aperti, continuavo ad
appisolarmi.
Corsi a casa per il pranzo: mangiai un panino
veloce e mi stesi sul letto caricando la
sveglia per le ore 15.30 (controllai due
o tre volte l'ora). Non mi addormentai nemmeno
un secondo: pensavo a Laura. Evitai di toccarmi.
Alle quindici e trenta ero in bagno a lavarmi
e profumarmi.
Alle 16.50, sudato ma felice, ero sulla panchina
del baracchino lungo il Po.
Arrivò dopo quindici minuti, su una graziella.
Le cosce erano all'aria, belle, bianche e
con il movimento facevano intravedere le
mutandine bianche. Era bellissima. Ero eccitatissimo.
La salutai con la mano. Lei sorrise. Ci avvicinammo
al banco dei gelati. Lei ordinò un cono panna
e cioccolato. Io chiesi un cono cioccolato
e panna. Lei rise. Inforcammo le biciclette
e ci avviammo verso la boschina di pioppi.
All'ombra ci fermammo. Lei leccava il suo
gelato, io iniziai a parlare di sua sorella,
amica della mia... Lei lasciò cadere la bicicletta
e si avvicinò a me. Tremavo. La mia bicicletta
cadde e mi urtò una caviglia. Buttò via il
suo cono e si avvicinò a me. Mi prese la
testa con le mani e infilò la lingua nella
mia bocca. Aveva una lingua sottile e fresca.
Cominciò a farla roteare. Mi stringeva. Ad un certo punto cademmo sul prato. Il mio
gelato, cono compreso, mi si appiccicò ai
pantaloni chiaroscuro "alla Celentano".
Con la mano cercava la mia lampo. In quel
preciso istante il mio povero pene, fino
a quel momento duro duro, si afflosciò quasi
impaurito. Lei si accorse. Tolse la lingua
dalla mia bocca, facendomi finalmente respirare,
dicendo "ma che ti succede?"
Ero ormai suo prigioniero. Mi aprì la lampo,
mi spostò gli slip e raggiunse quello che
ormai era una protuberanza molliccia ed inservibile.
Con veemenza cominciò, con la mano sinistra,
a maneggiare su e giù il mio povero giovane
pene che, costretto da tale violenza, non
dava segni di vita. Io mi sentivo morire,
volevo scappare, desideravo ricominciare tutto da capo. La cosa durò
qualche interminabile minuto. Finalmente
cessò la presa e si distese sull'erba. Mi
sentivo liberato, felice. Dopo qualche secondo
si alzò. Mi guardava come se fossi lontano.
"Su, ragazzino, ho sete, andiamo a prendere
una gassosa". Mi pulii alla meglio.
Ero muto. Parlò lei. "Sai pensavo di
più… Sei proprio un ragazzino."
La accompagnai a casa in silenzio. Sul portone
tentai di fissare un altro appuntamento.
Lei, prontamente, inventò una scusa. La salutai
a fatica. Mariolino mi aspettava al solito
bar. Durante il tragitto, che feci ad andatura
lenta per far passare del tempo, mi organizzai
il racconto sviluppandolo, naturalmente,
a mio favore. La storiella finiva con lei
che mi faceva una grande sega, con una mia
memorabile venuta (quella notturna nel letto
pensando a lei) mentre io la baciavo con
forza imponendole la mia lingua nella sua
bocca. Mariolino era entusiasta. Io, finalmente
rilassato, pure.
Rividi Laura a casa mia ancora diverse volte.
I nostri saluti erano cordiali ma nulla di
più. Al bar girava voce che andasse con questo
e con quello… Seppi, molti anni dopo, che
si era sposata con un ragioniere e che era diventata
madre di due bambine.
Edo Villa
Cremona 15 dicembre 2010
Gli altri racconti pubblicati sul sito www.welfarecremona.it
Lo specchio, racconti di Edo Villa
La Torta Rossa. di Edo Villa – Racconti – 16 Maggio, 2005
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