15 Settembre, 2002
Per il bene comune i corrotti restituiscano ciò che hanno rubato
La corruzione minaccia il prestigio e la credibilità delle istituzioni, inquina e distorce gravemente l'economia....
Per il bene comune i corrotti restituiscano ciò che hanno rubato
La corruzione minaccia il prestigio e la
credibilità delle istituzioni, inquina e
distorce gravemente l'economia, sottrae risorse
destinate al bene della comunità, corrode
il senso civico e la stessa cultura democratica.
Per questo motivo, Libera e Avviso Pubblico
lanciano una grande campagna di raccolta
firme
Raccoglieremo un milione e mezzo di cartoline
da inviare al Presidente Napolitano per chiedergli
di intervenire, nelle forme e nei modi che
riterrà più opportuni, affinché il governo
e il Parlamento ratifichino quanto prima
e diano concreta attuazione ai trattati,
alle convenzioni internazionali e alle direttive
comunitarie in materia di lotta alla corruzione
nonché alle norme, introdotte con la legge
Finanziaria del 2007, per la confisca e l'uso
sociale dei beni sottratti ai corrotti.
La corruzione in Italia
Ogni anno nel nostro Paese, secondo le stime
della Corte dei Conti, la corruzione costa
ai cittadini tra i 50 e i 60 miliardi di
euro. È una tassa occulta, che trasforma
risorse pubbliche, destinate a servizi e
opere, in profitti illeciti. È come se ogni
italiano fosse costretto a versare 1.000
euro l'anno nelle casse del malaffare e dell'illegalità.
Una zavorra ancora più insopportabile in
una fase di crisi economica e di tagli alla
spesa dello Stato. La corruzione è un fenomeno
che sta trascinando l'Italia in fondo alle
classifiche internazionali sulla legalità:
secondo l'ultimo rapporto di Transparency
international, il nostro Paese è al 67° posto
per trasparenza nelle decisioni pubbliche,
il livello più basso dal 1995. E il sondaggio
effettuato da Eurobarometro nel 2009 ha rivelato che il 17% degli italiani si è
sentito chiedere una tangente, quasi il doppio
della media europea (9%).
Un vuoto di giustizia
La corruzione dilaga e la giustizia arretra.
Il numero delle condanne definitive è crollato:
erano state, tra corruzione e concussione,
512 nel 2001; sono diventate 255 nel 2008,
poco meno della metà. È la conseguenza di
un fenomeno ancora più grave: il ritorno
dell'omertà che lega corruttore e corrotto.
La stagione di "Mani pulite" sembra
ormai dimenticata: nell'anno giudiziario
1992/93, soltanto nel distretto della Corte
di Appello di Milano si contavano circa 2.000
denunce per corruzione e concussione; in
quello 2008/09 sono state 120, appena il
6%. In questi anni sono state spuntate le
armi con cui la magistratura può indagare.
Il delitto di falso in bilancio, attraverso
il quale si potevano scoprire i fondi neri
destinati a corrompere funzionari pubblici,
sostanzialmente non esiste più: nel 2001
le condanne definitive erano state 419, nel
2008 sono state 69 di cui 57 sanzionate come
semplici contravvenzioni. E l'abuso d'ufficio,
grazie al quale si potevano individuare gli
atti amministrativi frutto della corruzione,
è diventato molto difficile da provare. Un
vuoto di giustizia che sta facendo pagare
al Paese un prezzo altissimo, anche in termini
di credibilità internazionale.
Gli strumenti per intervenire
Bisogna reagire. E bisogna farlo rapidamente.
La strada maestra è quella tracciata dalle
convenzioni internazionali che l'Italia non
ha ancora ratificato. A cominciare dalla
Convenzione di Strasburgo, del 1999, che
prevede l'introduzione nel nostro codice
penale di delitti importanti, come il traffico
di influenze illecite (cioè la corruzione
realizzata con favori e regali invece che
con la classica mazzetta), la corruzione
tra privati, l'auto riciclaggio. Sarebbe
estremamente utile, modificare i termini
di prescrizione, oggi troppo brevi, prevedere
la possibilità di operazioni sotto copertura
e introdurre la figura del collaboratore
di giustizia per i reati di corruzione, come
awiene per quelli di mafia. Allo stesso modo
è fondamentale aggredire le ricchezze accumulate
dai corrotti, confiscandone i beni e dando
concreta attuazione alle norme già inserite
nella legge Finanziaria del 2007, che ne
prevedono l'uso sociale, come già awiene
per quelli sottratti ai clan. L'Italia, infine,
deve dotarsi di un Piano nazionale contro
la corruzione, da presentare al Consiglio
d'Europa entro il 31 gennaio 2011.
L'obiettivo della petizione
L'impegno per la legalità democratica e contro
la corruzione ci riguarda tutti. E deve essere
dawero una priorità delle nostre istituzioni.
Per questo Libera e Avviso Pubblico hanno
deciso di rivolgersi direttamente al Presidente
della Repubblica, quale garante della nostra
Costituzione. L'abbiamo fatto nella maniera
più semplice e diretta: scrivendo una cartolina,
che vi invitiamo a condividere e firmare,
in cui facciamo appello alla sua sensibilità
affinché intervenga per sollecitare il Parlamento
e il Governo a fare la loro parte nella lotta
alla corruzione. L'Italia onesta ha bisogno
di un segnale chiaro e forte contro l'illegalità.
Diamolo insieme.
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LIBERA - Associazioni, nomi e numeri contro
le mafie
Coordinamento Provinciale di CREMONA
Email: cremona@libera.it
 
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