Il presidente Ciampi, in visita nella Repubblica popolare cinese, ha
dichiarato che è ora di revocare l'embargo e tornare a vendere armi alla Cina.
Siamo allibiti: Ciampi rappresenta un paese che, all'articolo 11 della sua
Costituzione, ripudia la guerra; di quell'articolo, come di tutta la
Costituzione, deve essere garante morale e politico.
Quindici anni fa, dopo il massacro dei ragazzi di Piazza Tienanmen, in cui
l'esercito sparò sui manifestanti inermi facendo una carneficina, l'Europa
decise di proibire la vendita di armi al governo cinese come ritorsione per la
violazione dei diritti civili. Pochi giorni fa il Parlamento europeo, con un
voto a grande maggioranza, ha deciso di mantenere le restrizioni.
Del resto basterebbe ricordare le 5000 persone giustiziate ogni anno in quel
paese (10.000 secondo le associazioni per i diritti umani) o le migliaia di
morti sul lavoro per capire come oggi in Cina i diritti umani sono costantemente
violati.
Intanto nel mondo sono in corso decine di guerre sanguinose. Di molte nemmeno
se ne parla se non per denunciare gli immancabili genocidi o scandalizzarsi
ipocritamente per l'uso dei bambini soldato. Le sole
cosiddette armi leggere hanno causato in 10 anni più di 5 milioni di morti,
di cui la metà sono bambini.
No, non c'è davvero bisogno di promuovere il commercio d'armi, presidente
Ciampi. E' l'unico settore dell'economia che va a gonfie vele.
C'è invece bisogno di una politica che costruisca finalmente la pace, in
questo nostro pianeta martoriato da troppa violenza.
C'è bisogno di un impegno serio nella cooperazione allo sviluppo, nella
diplomazia e nella solidarietà.
E invece siamo di fronte ad un Governo Berlusconi che mentre sul piano
interno taglia le spese sociali e smantella i servizi pubblici essenziali,
aumenta del 5 % le spese militari, taglia i fondi alla cooperazione
internazionale (che ormai si riducono ad un misero 0,16% del Pil), destina 1
miliardo di euro a nuove missioni militari all'estero.
Non si devono più firmare accordi di cooperazione militare come quello
sottoscritto nei giorni scorsi dal nostro ministro degli Esteri Fini col Governo
di Israele.
Ed è necessario imporre il rispetto della Costituzione della Repubblica
Italiana e del suo articolo 11, già tante volte violato con la partecipazione a
guerre "umanitarie" o travestite da "missioni di pace".
Per questo continua l'impegno quotidiano di tante e tanti Cittadini del
Mondo, per questo continua l'impegno dell'Arci per una nuova Società Civile
Globale, verso il 4° Forum Sociale Mondiale di gennaio a Porto Alegre."
ARCI Nuova Associazione - Cremona