15 Settembre, 2002
Considerazioni sul progetto del terzo ponte sul fiume Po ( a cura gruppo LUCI).
“Melius abundare quam deficere”: autostrada invece di pista ciclabile
Considerazioni sul progetto del terzo ponte
sul fiume Po ( a cura gruppo LUCI).
“Melius abundare quam deficere”: autostrada
invece di pista ciclabile
Egregio Direttore,
con grancassa informativa sulla stampa cremonese
ed anche nazionale Autostrade
Centro Padane annunciava in data 18 maggio
2010 il progetto definitivo del terzo
ponte sul Po e della bretella autostradale
a pagamento che collegherà Cavatigozzi e
Spinadesco con un nuovo casello a Castelvetro
Piacentino.
Qualcuno addirittura titolava “Dal Comune
sì al terzo ponte. Ma coinvolgeremo i
cittadini.” Nell’articolo il vicesindaco
di Cremona affermava sibillino: “Il no a
priori non fa parte del nostro Dna” e annunciava
due momenti informativi “dando così
modo agli amministratori e ai cittadini di
informarsi e farsi le proprie valutazioni
sull’opera”. Il primo incontro il 24 maggio
2010 alle ore 17,30 nel Salone Quadri
del Comune l'ingegner Roberto Salvadori di
Autostrade Centro Padane illustrerà il
progetto del terzo ponte alla Commissione
Territorio e alla Commissione Ambiente in
seduta congiunta.
Il secondo incontro un’assemblea pubblica
il giorno seguente, 25 maggio 2010 ore
21,00 presso la sala della parrocchia di
Cavatigozzi l'ingegner Roberto Salvatori
di
Autostrade Centro Padane e il direttore di
Autostrade Centro Padane Francesco Acerbi
illustreranno il progetto alla popolazione.
Come s’intuisce dalla varietà dei
relatori le premesse per un’informazione
non di parte ed obiettiva ci sono tutte.
Il vicesindaco affermava anche: “Abbiamo
promosso questi due momenti perché
crediamo che un’infrastruttura così importante
per il territorio come il terzo ponte
venga conosciuta nei suoi elementi essenziali.
Com’è giusto che siano valutate le
opere compensative e di mitigazione. Opere
che sono già state richieste a Centro
Padane”. Ora, per chi non lo sapesse, grazie
all’oculata e previdente opera di
pianificazione urbanistica e territoriale
delle precedenti amministrazioni, a
Cremona a ridosso del quartiere Po, delle
società canottieri, dell’Istituto Agrario
Stanga, dell’Università Cattolica, di Cavatigozzi
e Spinadesco sono state permesse e
autorizzate una raffineria (Tamoil), un deposito
di gas liquefatti (ABIBES) e un
deposito e imbottigliamento GPL (Liquigas)
tutti e tre classificati dal Decreto
legislativo 334/99 “Seveso-bis” come categoria
C “stabilimenti in cui sono presenti
sostanze pericolose in quantità tali da costituire
un rischio d’incidente
rilevante”. (Per chi volesse maggiori informazioni
si veda il sito del Comune o si
richiedano a SpazioComune i tre libretti
informativi editi nel novembre 2006 dal
Comune di Cremona).
Oltre a ciò, per non far mancar nulla, nella
stessa zona si sono autorizzate anche
la ditta SOL produzione deposito ed immissione
in bombole di gas liquefatti,
l’oleificio Zucchi, l’acciaieria e tubificio
Arvedi recentemente ampliata con
relativa discarica da 250.000 metri cubi,
i silos di materiali plastici della
multinazionale Katoen Natie. Il tutto ad
una distanza risibile da abitato, scuole
e
palestra. Nemmeno un progettista folle avrebbe
potuto far di meglio. A questo punto
pensare di far passare in mezzo a tutto ciò
un gigantesco raccordo autostradale a
sei corsie largo fino a 50 metri ci sembra
veramente troppo.
Questo non è un “no a priori”: è un no motivato
da una situazione ambientale
disastrosa e da una gestione del territorio
assurda. Osservate attentamente la
cartina (al collegamento http://img294.imageshack.us/i/cava1.jpg/
): non esistono
“opere compensative e di mitigazione” che
possano sanare una situazione del genere
e
la devastazione dell’isola del deserto, degli
spiaggioni di Spinadesco e di 300
ettari di aree golenali e zone agricole.
Nel passato non si è fatta nemmeno un pista
ciclabile “compensativa” fino a
Cremona promessa ai residenti infinite volte
dalle passate amministrazioni e
scandalosamente mai realizzata. In questa
situazione qualche ragione di speranza può
renderla solo il ricorso presentato da residenti
di Cremona, Cavatigozzi e
Spinadesco al TAR di Brescia contro il Ministero
dell’Ambiente che ha dato
inopinatamente giudizio positivo sulla compatibilità
ambientale del progetto (si
legga il testo in ultime notizie al sito
http://www.ilfiumepo.net/it/terzo_ponte.html
).
Per ultimo il Corriere della Sera Lombardia
del 18 maggio 2010 ci informa che:
“anche “Nonna quercia”, un esemplare di oltre
200 anni, che sorge sul tracciato del
nuovo ponte sarà salvata. Lo ha assicurato
il direttore di Centro Padane Francesco
Acerbi”. Crediamo che incastrare tra le piste
di un’autostrada fronde ed apparato
radicale di uno dei pochi alberi monumentali
presenti nel territorio sia qualcosa di
diverso dal “salvarlo”. La grande quercia
in località Oppiazzi di Castelvetro
Piacentino (firmate la petizione al sito
http://www.salviamononnaquercia.com/ ) ha
bisogno di spazio, aria, terra e luce attorno
a sè: sarà salvata solo se la gente
troverà la forza ed il coraggio per bloccare
un progetto inquinante, dispendioso ed
inutile.
LUCI Cremona
info@lucicremona.it
http://www.lucicremona.it
 
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