15 Settembre, 2002
Bologna, 2 agosto 1980. Una strage dimenticata...
«Era un giorno qualunque, quel 2 agosto a Bologna. / Ma non un giorno per morire.»
Franco Chievegatti per ReporterAssociati
Cadaveri smembrati, feriti agonizzanti, lamenti di
sepolti vivi, auto ridotte a rottami, un' ala della stazione ferroviaria
sbriciolata dall' esplosione, gente che inebetita si aggirava sul piazzale
esterno, polvere, odore di morte. E l' orologio, quel grande orologio rimasto al
suo posto sull' angolo del fabbricato centrale, che ancor oggi - e per sempre -
ha fermato il tempo alle 10,25. Sono queste le prime immagini che, cronista, mi
stampai nella memoria arrivando sul posto pochi minuti dopo la strage. E che non
cancellerò mai più. Come non cancellerò mai più il ricordo di chi, come
Torquato Secci (aveva solo quel figlio fatto a pezzi dalla bomba), si batté
fino all' ultimo giorno della sua vita per ottenere giustizia, perché anche
questa terribile vicenda non finisse nella palude dei tanti italici segreti. E
non cancellerò mai più la visione di una bambola bruciacchiata, scaraventata
dall' esplosione sulla massicciata del primo binario, né quella di centinaia di
cittadini che, ammassati attoniti ai lati del piazzale, portavano in
continuazione bottiglie di acqua per i soccorritori al lavoro sull'ammasso di
macerie. Accadeva 25 anni fa e non ho mai dimenticato. E ricordo sempre con
rabbia. Una rabbia che si é accresciuta in questi giorni, leggendo i risultati
di un'inchiesta condotta tra duemila studenti delle scuole medie superiori
bolognesi (sì, di Bologna, non é un mio lapsus), ai quali é stato chiesto se
sapevano 'chi' aveva piazzato la bomba nella sala d'aspetto di seconda classe
della stazione. Incredibile, ma per il 21,7% sono state le Brigate rosse, mentre
il 34% ha detto di non sapere dare una risposta!
Solo il 22,2% ha attribuito la strage al terrorismo nero e per la quale sono
stati condannati all'ergastolo, con sentenza definitiva, 'Giusva' Fioravanti e
sua moglie Francesca Mambro. Attualmente godono del regime di semilibertà. Gli
ottantacinque morti no. E nemmeno gli oltre duecento feriti, che portano nella
carne e nella memoria l'indelebile ricordo di una ferocia cieca e assassina.
Forse per non dimenticare, molti anni fa, affidai il mio ricordo ad una poesia.
Che ho sempre tenuta per me, per pudore. Ma che oggi voglio pubblicare per dire
che non si può, non si deve, dimenticare.
2 agosto 1980
Non c'é un giorno per morire.
Era un giorno qualunque, quel 2 agosto a Bologna.
Un giorno qualunque per quell' uomo decapitato alla stazione dei taxi ;
un giorno qualunque per quella bambina che si sentì strappare,
con la bambola che stringeva al petto, la vita;
un giorno qualunque per sua madre e cento e cento altri.
Era un giorno qualunque, quel 2 agosto a Bologna.
Ma non un giorno per morire.
Franco Chievegatti
 
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