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15 Settembre, 2002
Studiare la storia, a scuola e altrove
Massimo Negri: «Se c' è un po' di buona volontà, tutti gli strumenti sono validi.»

Cari amici di Welfare Cremona,

una volta, qualche anno fa, mentre mi trovavo in un negozio di abbigliamento per bambini con la TV accesa su Canale 5, era in onda il gioco a quiz "Passaparola" e ricordo che rimasi spiazzato da una risposta che un concorrente diede a Gerry Scotti che gli domandava in quale squadra aveva giocato Gigi Riva. La risposta giusta era fra le tre contemplate e le mie orecchie non si rassegnarono all' aver udito scegliere la squadra del Milan. Quel piccolo fatto mise fine in un colpo solo alle mie residue certezze nell' essere il gioco del calcio uno dei pochi fattori ancora in piedi della già fragile identità nazionale. Se Gigi Riva - gloriosa bandiera del Cagliari per tutta la sua carriera - era ignoto a un concorrente neppure tanto giovane, voleva poi dire che, in campi più difficili, quali la storia italiana o europea, si aprivano squarci spaventosi di ignoranza. E pur ammettendo, per ovvio realismo, che ognuno di noi ha le sue falle, più o meno vistose, per la semplice ragione che nessuno può sapere tutto, nemmeno nel campo delle conoscenze di base, confesso che fu arduo scrollarmi di dosso lo sconforto che, con l' esempio di Gigi Riva, ho voluto raccontare. Cosa fare per migliorare le cose?

Prima di provare ad abbozzare un parere, lascio la parola a un esperto come Sergio Zavoli e trascrivo volentieri un passaggio di un suo articolo comparso sul settimanale Oggi del 9 febbraio 2005: "Un giovane, Simone Lussu, scrisse a Montanelli "stupito" alla vista del massacro di migliaia di giovani nel film di Steven Spielberg "Salvate il soldato Ryan", e Indro gli rispose: "Caro Simone, hai dovuto aspettare un film per rendertene conto? A scuola non ne avete mai parlato? Sono fatti accaduti non nel Medioevo, ma pochi decenni or sono". Montanelli, che di norma non faceva sconti, risparmiò al giovane lettore la notizia che Spielberg era autore anche di "Schinder's List": verosimilmente il giovane Lussu non sapeva neppure che in quegli anni erano passati "per il camino" 6 milioni di ebrei, e che quel genocidio si è chiamato shoah. Ma con chi prendersela? Mi viene in mente Ennio Flaiano: "Tutto quello che non so l' ho imparato a scuola!". Ma tutto quello che non vogliamo vedere, sapere e capire l' impariamo dalla nostra cecità, indifferenza e spetta solo a noi vergognarcene".

Sono d' accordo con Zavoli e ritengo anch' io che più che prendersela con la scuola (meritevole di critiche ma sempre bistrattata) bisogna interrogare prima la nostra coscienza e fare i conti con le nostre pigrizie, tanti e tali sono le occasioni per una informazione minima, non solo nei libri e sui giornali, ma anche in tv, al cinema, in famiglia, con gli amici o in quella miniera che è Internet.

E' vero che le menti sono oggi bombardate da una overdose di messaggi e di stimoli nei quali non è sempre facile orientarsi ma, fatta la necessaria operazione di filtro e di selezione - a cui, forse, è bene essere educati sin dai primi stadi dell' apprendimento - credo che ognuno abbia poi il dovere, che per certi versi è pure un piacere, di approfondire la conoscenza della storia passata e presente. Ne vale la pena perché essa contribuisce a formare cittadini consapevoli, attivi, artefici, almeno in parte, del proprio destino. In difetto di tale conoscenza, invece, si corre il rischio di restare cittadini dimezzati e, dunque, passivi proprio perché privi delle adeguate risorse culturali per partecipare, in condizioni di relativa parità con gli altri, alla vita sociale, civile e politica.

Se c' è un po' di buona volontà, tutti gli strumenti sono validi. Anche la musica, per dire, può aiutare. Emozionarsi, poniamo il caso, ascoltando Francesco De Gregori che canta "la storia siamo noi, attenzione, nessuno si senta escluso" può significare, anche per i ragazzi, la scintilla che li può portare a studiare la storia, a scuola e altrove.

Per la valenza anche pedagogica di quella canzone la trascrivo in calce alla lettera. Suscitare interesse e curiosità verso la storia, infine, penso sia tra i compiti di noi adulti. La democrazia, sullo sfondo, ringrazia.

Cordiali saluti

Massimo Negri - Casalmaggiore (CR)

"La storia siamo noi" di Francesco De Gregori

La storia siamo noi, nessuno si senta offeso
Siamo noi questo prato di aghi sotto al cielo.
La storia siamo noi, attenzione, nessuno si senta escluso.
La storia siamo noi, siamo noi queste onde nel mare,
Questo rumore che rompe il silenzio,
questo silenzio così duro da masticare.
E poi ti dicono: "Tutti sono uguali,
Tutti rubano alla stessa maniera".
Ma è solo un modo per convincerti
A restare chiuso dentro casa quando viene la sera;
Però la storia non si ferma davanti a un portone.
La storia entra dentro le stanze, le brucia,
La storia dà torto e dà ragione.
La storia siamo noi.
Siamo noi che scriviamo le lettere.
Siamo noi che abbiamo tutto da vincere e tutto da perdere.
E poi la gente [Perché è la gente che fa la storia]
Quando si tratta di scegliere e di andare
Te la ritrovi tutta con gli occhi aperti
Che sanno benissimo cosa fare:
Quelli che hanno letto milioni di libri
E quelli che non sanno nemmeno parlare;
Ed è per questo che la storia dà i brividi,
Perché nessuno la può fermare.
La storia siamo noi, siamo noi padri e figli,
Siamo noi, bella ciao, che partiamo
La storia non ha nascondigli, la storia non passa la mano.
La storia siamo noi, Siamo noi questo piatto di grano.

 


       



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