15 Settembre, 2002
Ghisleri Arcangelo
Persico Dosimo 5 settembre 1855 - Bergamo 19 agosto 1938
ARCANGELO GHISLERI
biografia
Arcangelo Ghisleri (5 settembre 1855 - 19
agosto 1938) ebbe i natali nel comune di
Persico Dosimo, più precisamente nella Cascina
Sant'Alberto nei pressi di Persichello. Ghisleri
fu un importante geografo, realizzò numerose
cartografie dell'Africa, e giornalista, diresse
la rivista Preludio di stampo filosofico
positivista e progressista. In campo politico
fu vicino ai movimenti socialisti e nel 1895
fu tra fondatori del Partito Repubblicano.
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Arcangelo Ghisleri nasce il 5 settembre 1855
a Persico, in provincia di Cremona. Sin da
giovane si impegna in una intensa attività
giornalistica, che durerà fin quando il fascismo
porrà fine a ogni libertà di stampa. Sono
varie le pubblicazioni a da lui fondate:
La rivista repubblicana, Cuore e critica,
L'educazione politica, importanti per la
messa a punto di una ideologia di scuola
repubblicana.
Nel 1881 è impiegato in una società di esportazioni
milanese; nel 1884 passa all'insegnamento
presso un liceo in Basilicata. Nel 1888 lo
troviamo a Bergamo, ancora insegnante. E'
da questo momento che inizia la sua attività
di cartografo, che gli ha dato nome in Italia,
anche al di là dell'attività di politico.
Dal 1895 il repubblicanesimo aveva assunto
volto di partito; Ghisleri diede un contributo
fondamentale di indirizzo, dimostrando un
attaccamento al partito assolutamente straordinario:
"Questo nostro partito che io amo più
dei miei figli", ebbe a scrivere nel
1903. Riguardo al fascismo, ebbe a riconoscervi
una sorta di "marca plutocratica".
Scriveva a Giovanni Conti all'indomani del
28 ottobre 1922: "Il colpo di Stato
vero l'hanno fatto i pescicani dell'alta
banca e i filibustieri delle industrie parassitarie.
Richiamate l'attenzione del pubblico sulla
vera essenza del governo attuale come dominio
della plutocrazia, di cui gli attuali ministri
non sono che strumenti e servitori zelanti".
In realtà Ghisleri non fu un ideologo sistematico;
una sistematizzazione del suo pensiero è
soprattutto opera di Giovanni Conti. Ghisleri
contesta la teoria marxista, che considerava
straniera all'Italia, ma soprattutto limitata
al dato economico, alla cosiddetta "formuletta
unica". Come ebbe a scrivere: "Noi
vediamo quello che vedono i marxisti, ed
anche quello che essi trascurano di vedere".
Il conflitto con i socialisti e i marxisti
si accentua in Ghisleri quando si passa al
principio istituzionale: se per l'ideologia
marxista ogni forma politica è una sovrastruttura,
per il pensiero repubblicano la Repubblica
è cosa di tutti, il suo governo è formato
dal convergere delle comuni volontà. "E'
di volgare evidenza che la repubblica democratica
qual è da noi concepita non deve essere un'arma
offerta agli interessi di un ceto contro
altri ceti".
In economia ebbe una visione "federale".
Riteneva il sistema federale capace di "triplicare
la produzione rimovendo i mille impacci della
tutela e della diffidenza attuali, sostituendo
con le autonomie la competenza dei direttamente
interessati, agli imbrogli, ai ritardi e
all'incompetenza degli alti papaveri dell'accentramento".
Si spense nel 1938.
Fonte: archivio PRI Roma
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Dicono di lui
Arcangelo Ghisleri
In una casa di via Santa Lucia, 4, a Bergamo,
ora demolita dalle ruspe del «boom» edilizio,
nelle prime ore del 19 agosto 1938, moriva
mio nonno Arcangelo Ghisleri superstite a
tanti suoi amici e collaboratori: il martire
Cesare Battisti, Filippo Turati, Leonida
Bissolati, Salvatore Di Giacomo, Emilio De
Marchi, Ernesto Teodoro Moneta (Nobel per
la pace nel 1919), Felice Cavallotti, Mauro
Macchi, Costantino Lazzari, Enrico Ferri,
Roberto Ardigò, Giovanni Bovio, Matteo Renato
Imbriani, Giuseppe Marcora, Enrico Rebora
(padre del famoso don Clemente, del professor
Piero, rettore Università di Urbino, dell’avvocato
Mario), Vilfredo Pareto. Il pensatore cremonese,
che era nato sotto gli Asburgo (di nuovo
padroni della Lombardia vinta dopo il 1848),
moriva nel momento in cui l’Italia e l’Europa,
già sotto l’incubo della crisi cecoslovacca,
stava per precipitare nel vortice della seconda
guerra mondiale. «Dietro la mia bara», trovo
scritto in un foglietto, «non voglio nessuno
all’infuori dei miei stretti congiunti. L’unico
seguito da me desiderato è quello della fanfara
degli Orfanelli a cui lego 1.000 lire da
destinarsi per loro al premio della Bontà,
perchè suonino l’inno del Piave, il solo
inno di guerra in cui vibra l’eroica gentilezza
del patriottismo umano del Risorgimento.
Ho disposto che la mia salma venga cremata,
non per ostilità al culto cattolico, ma per
una concezione estetica che si trova espressa
fin dai miei primi scritti giovanili. Desidero
che le mie ceneri invece che nel recinto
del crematorio, siano collocate a riposare
accanto alla mia diletta sposa, la maestra
elementare Anna Maria Speranza, nipote del
defunto Vescovo di Bergamo monsignor Giuseppe
Speranza». Ghisleri era un fedelissimo di
Carlo Cattaneo e di Giuseppe Mazzini, ma
i rapporti sapeva tenerli con tutti: da Luigi
Einaudi a Benedetto Croce, da Gaetano Salvemini,
a Giuseppe Prezzolini, da Piero Gobetti ad
Anna Kuliscioff, da don Luigi Sturzo a Ernesto
Buonaiuti a Cesare Lombroso. E quando il
fascismo l’aveva messo a tacere, la regola
del «non mollare» la ripeteva a tutti. Non
si lasciò tentare dalle seduzioni quando
lui che aveva svelato la geografia dell’Africa
al mondo fu sollecitato, da Giovanni Ansaldo
(1936) allora direttore del quotidiano «Il
Telegrafo» di Livorno, a dire qualcosa per
l’avventura in Abissinia. Non dimenticava
di aver scritto, edito da Paravia in Torino
(1921), La guerra e il diritto delle genti
e La Libia nella storia e nei viaggiatori
contro la spedizione del 1911 in Libia e
fino all’ultimo giorno della sua intemerata
vita restò fedele al suo concetto dell’autodeterminazione
dei popoli. Di lui ha scritto Filippo Turati
nel 1890: «... Fin d’allora si notava in
lui qualche cosa del futuro apostolo. Fu
in quel periodo, dal 17° al 21° anno, nei
ritagli di tempo che gli eran da occupazioni
miseramente retribuite, ch’egli fece da sé
i suoi veri studi letterari (...) Io conobbi
moltissimi giovani più appariscenti, più
festeggiati, più famosi anche di lui, ma
nessuno che mi sembrasse di un pari metallo,
di un così alto valore morale, così degni
di essere amati ed ammirati. Egli è, nella
società attuale, una specie di solitario,
e al tempo stesso è essenzialmente un uomo
dell’oggi perchè riassume in sé, in misura
assai maggiore del normale tutto ciò che
di meglio i nostri tempi possono dare». Ghisleri,
appena ventunenne, in un libriccino di pensieri
dedicato al suo fraterno amico Turati scriveva:
«Nessuna idea nuova attecchisce se non la
presidiano la virtù dell’esempio e il coraggio
della coerenza almeno nelle persone che se
ne fanno sostenitrici. Non basta scoprire
la verità, bisogna poi anche diffonderla,
impresa più tacita e modesta, ma pure urgentissima.
Poco importa che i filosofi si spingano avanti
nell’avvenire se il popolo rimane curvo e
sepolto nelle tenebre del passato. Più la
scienza procede e più si allontana dalle
masse. Urge che tutti si adoperino ad avvicinare
la scienza alla vita, la filosofia alla pratica,
la cima alla base, i pensatori alla moltitudine».
Sempre Ghisleri, ventiduenne, a Turati: «Rinunciare
alla battaglia è rinunciare alla vita. Chi
si astiene è un disertore, è un uomo che
non vuol contare, una cifra sociale che vale
zero». Il pensiero di Ghisleri può ancora,
credo, dare frutti nella sua attualità. Un’antologia
della sua opera, ben scelta tra le montagne
di libri e di corrispondenza in gran parte
inedita, è conservata alla «Domus Mazziniana»
di Pisa: Leonida Bissolati, Benito Mussolini,
Pietro Nenni, Cesare Battisti, Giuseppe Verdi,
Arturo e Antonio Labriola, Victor Hugo, Giuseppe
Garibaldi, De Amicis, Carducci, Benedetto
Croce, Giovanni Gentile, Salvatore Di Giacomo,
Piero Gobetti, Giovanni Giolitti, Giuseppe
Prezzolini, Sergio Panunzio, Lionello Venturi,
Ferruccio Parri, Ugo Ojetti, Angelo Olivetti,
Emilio Salgari, Sidney Sonnino, Gaetano Salvemini,
Arturo Graf, Felice Momigliano, Aurelio Saffi,
Luigi Einaudi, Augusto Monti, ecc. Il 12
ottobre 1936 Arcangelo Ghisleri scrive al
professor Oscar Spinelli questa profezia
sull’avventurismo della politica mussoliniana:
«Caro amico, sono vecchio, e quel che avviene
me lo fa sentire di più. Quel signore vuole
la parità navale con la Francia. Infelice!
Ha egli mai visto una carta del mondo, dove
la Francia (lo ha ricordato non è molto il
Briand) è presente ovunque, dall’Atlantico
al Pacifico, dal Mar Rosso al Mar Giallo,
all’Antartide sconfinata? Come si possono
confrontare situazioni di tale specie? Quest’uomo
rivela una deficienza gravissima: non ha
viaggiato, non conosce il mondo. Ora il mondo
è cosa diversa, più grande e difficile a
maneggiare di quello che egli pensa. Questa
deficienza gli riuscirà fatale: e quel ch’è
peggio, riuscirà tragicamente fatale all’Italia,
povera patria. Sono triste, carissimo. Se
verrete da queste parti, non mancate di farvi
vedere...». Ghisleri non partecipa all’ultimo
congresso nazionale del Partito Repubblicano
tenutosi in Firenze il 7 dicembre 1922 ma
trasmette il seguente messaggio al fedelissimo
amico onorevole Giovanni Conti: «La nostra
missione storica è di divulgare fra tutti
i ceti la bontà, la necessità delle istituzioni
federali a democrazia diretta, perché utili
a tutti fuorché ai monopoli della plutocrazia
parassitaria, violenta, curruttrice, oggi
trionfante». All’indomani della marcia su
Roma (28 ottobre 1922) scriveva il 3 novembre
a Giovanni Conti: «Il colpo di Stato vero
l’hanno fatto i pescicani dell’alta banca
e i filibustieri delle industrie parassitarie.
Lo ha confessato in un suo comunicato all’agenzia
Volta la Confederazione dell’Industria, vantandosi
di aver preso parte attiva allo sviluppo
della crisi nazionale e di aver esercitato
un’influenza diretta a favore di Mussolini...
Uno degli atti più efficaci è stato quello
di far pervenire al re Vittorio Emanuele
III la voce del mondo dell’industria, quando
ancora dall’atteggiamento del sovrano tutto
dipendeva... Mano a mano che la cronaca ve
ne darà materia, invece di personalizzare
l’opposizione contro «il duce » (nominatelo
il meno possibile, alla notevole vanità sua
infliggerete una punizione), richiamate l’attenzione
del pubblico sulla vera essenza del governo
attuale, come dominio della plutocrazia di
cui gli attuali ministri non sono che strumenti
e servitori zelanti». Il 14 gennaio 1929
Ghisleri al suo amico Clemente Rebora: «Farò
della propaganda morale, cercherò di resuscitare
la coscienza interiore. Ho sognato molte
cose utili e buone per il mio Paese, per
la sua morale restaurazione, per le sue iniziative
in Europa. Dovrò morire senza vedere a chi
sia affidata la missione di attuare quei
miei sogni». Il mio illustre e compianto
amico Fiorino Soldi, già direttore del quotidiano
«La Provincia» scrive nella sua monumentale
opera «Il Risorgimento cremonese» «Ghisleri
era rimasto ancorato con l’anima al Risorgimento
e sua unica aspirazione era quella di educare
gli italiani al culto delle civiche libertà.
Quando nel 1883, chiamato da Giovanni Bovio
e da Matteo Renato Imbriani, si recò a Napoli
a dirigere il quotidiano «Pro Patria», in
redazione Salvatore Di Giacomo e, tra i collaboratori
Guglielmo Oberdan fu il più strenuo propugnatore
della «questione meridionale», anticipando
problemi e inchieste. Viaggiò in molti Paesi,
America compresa. Quando nell’inverno del
1938 alcuni amici vollero testimoniare il
loro affetto, dovettero fare una sottoscrizione,
contro la volontà dell’interessato, «per
pagare il carbone all’intirizzito Maestro
che aveva fatto l’immensa fortuna dell’Istituto
Italiano d’Arti Grafiche di Bergamo; per
sè tenne poco o nulla. Aveva lavorato una
vita per l’elevazione morale, spirituale,
economica dei derelitti e degli sfruttati.
Moriva poverissimo». Dal 1938 Arcangelo Ghisleri
riposa, in dolce, serena attesa, nel civico
cimitero di Bergamo. Sulla sua tomba hanno
scritto: «Amò gli studi, la verità, la giustizia».
di Valeriano Ghisleri
fonte: Il giornale La provincia del 19/8/2004
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Portici di Palazzo Comunale
Commemorazione di Arcangelo Ghisleri per
il 65° anniversario della morte
Martedì 19 agosto ricorre il 65° anniversario
della morte di Arcangelo Ghisleri.
A ricordo di questa data, alle ore 12, verrà
deposto un omaggio floreale davanti alla
lapide che - sotto i portici del Palazzo
Comunale - ricorda la figura di questo illustre
cremonese. Alla breve cerimonia sarà presente,
in rappresentanza dell'Amministrazione Comunale,
l'Assessore Ferdinando Soana, parteciperanno
inoltre gli unici due nipoti superstiti di
Arcangelo Ghisleri, Valeriano, ottantaduenne,
e Maria, 76 anni. Si tratta di una semplice
e sobria cerimonia come da espressio desiderio
dei parenti e degli estimatori di Ghisleri
uomo politico la cui opera e il cui impegno,
nei prossimi mesi, saranno comunque ricordati
attraverso un articolato programma di manifestazioni.
Fonte: Comune di Cremona
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Convegno sull'attualità di ARCANGELO GHISLERI,
nel 150° anniversario della nascita.
Venerdi 2 dicembre 2005 a Cremona , presso
la sala del Centro culturale S. Vitale (
100 metri da Piazza Marconi ),
Convegno sull'attualità di ARCANGELO GHISLERI,
nel 150° anniversario della nascita.
L'inizio è previsto alle ore 17 con l'intervento,
tra gli altri, del sindaco di Bergamo, città
dove Ghisleri ha lavorato
negli ultimi anni della sua vita (1938).
La relazione principale sarà tenuta dalla
prof. Emanuela Casti Moreschi, docente all'Università
di Bergamo, autrice
di due importanti opere: " Arcangelo
Ghisleri e il suo clandestino amore"
edito dalla Società Geografica italiana di
Roma e, in collaborazione con il prof. Mangini,
il volume " Una geografia dell'Altrove.
L'Atlante d'Africa di Arcangelo
Ghisleri " Edizioni Linograf, Cremona,
1997.
L'iniziativa è promossa dal Movimento Federalista
Europeo, fondato da Altiero Spinelli, dall'
Associazione Mazziniani di Cremona e dal
Circolo culturale A. Ghisleri, con il patrocinio
dell'Amministrazione Provinciale e dei comuni
di Cremona, Persico Dosimo e Casalbuttano.
Fonte: www.welfarecremona.it
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Carteggi Turati-Ghisleri (1876-1926)
a cura di Maurizio Punzo
Piero Lacaita Editore
Manduria-Roma-Bari 2000, L. 50.000
Nell'ambito dell'iniziativa presa alcuni
anni fa dalla Fondazione di Studi Storici
"Filippo Turati", che ha già portato
alla pubblicazione di diversi volumi ('Filippo
Turati e i corrispondenti stranieri. Lettere
1883-1932', a cura di Daniela Rava; 'Filippo
Turati e i corrispondenti italiani in esilio
(1927-1932)', tomo I, a cura di Santi Fedele,
oltre al saggio introduttivo di Maurizio
Degl'Innocenti, 'Filippo Turati e la nobiltà
della politica') si colloca il presente volume,
che raccoglie le corrispondenze tra Turati
e Arcangelo Ghisleri. 'I Carteggi Turati
Ghisleri', che costituiscono, insieme con
quelli con la Kuliscioff, il nucleo più consistente
dell'epistolario turatiano, rappresentano
uno strumento indispensabile per la ricostruzione
della formazione umana, culturale e politica
del maggior esponente del socialismo italiano.
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Dalla biografia di Gaetano Salvemini ..
"Tutta l'opera politica di Salvemini
è stata liberal-socialista, dapprima implicitamente,
da quando - già nel 1900 - benché da qualche
anno fosse iscritto al partito socialista,
meditava con Arcangelo Ghisleri di fondare
un partito democratico, diverso sia dal socialista
sia dal partito repubblicano massonico. "
fonte:http://www.romacivica.net/
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1891
Viene introdotta la festa del I^ Maggio.
Kuliscioff e Turati prendono la direzione
della rivista "Cuore e Critica"
fondata dal repubblicano Arcangelo Ghisleri
nel 1886, cambiandone successivamente il
nome in "Critica sociale".
fonte: www.kore.it
§ Materiale raccolto da Gian Carlo Storti
§ Cremona, gennaio 2006
 
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