15 Settembre, 2002
La storia di due fratelli dispersi in Russia nel 1942. ( ricerca n. 55)
I ragazzi Cremonesi dispersi o morti nella campagne di Russia risultano 238.
La storia di due fratelli dispersi in Russia
nel 1942.
I ragazzi Cremonesi dispersi o morti nella
campagne di Russia risultano 238.
Quattro fratelli in guerra, ottocento mesi
spesi sui campi di battaglia.Per due di essi il ritorno, per gli altri
due il nulla nell’inverno della steppa. Marino
e Alberto Antonioli di Cremona sono due delle migliaia di dispersi dell’Amir.
Di loro resta una lettera sbiadita nel tempo,
scritta con grafia ordinata in inchiostro
blu e datata 12 aprile 1942.
La lettera di Marino al papà Antonioli.
Ecco il testo dell’ultima lettera di Marino
Antonioli indirizzata al papà e datata 12
aprile 1942:
“ Caro papà, per me oggi è il giorno piu’ felice che abbia
mai trascorso in nove mesi che mi trovo qua
in Russia. Ieri è giunto a mia insaputa Alberto
proveniente da Nieper Petrowhsi dov’era.
Ci siamo abbracciati ed insieme abbiamo trascorso
una sera di gioia, raccontandoci tutte le
nostre pene e gioie. E’ sceso ad una stazione
vicina al mio accampamento e mi ha subito
trovato sapendo il mio indirizzo. Puoi immaginare
la gioia di questo incontro dopo ventisei
mesi che non ci vedavamo ! E per di piu’
lontani da voi in questa terra bolscevica.
Questa notte ha dormito vicino a me in un
lettino vuoto, dopo due notti trascorse insonni.
In questo momento ( ore 9 del mattino) si
trova vicino a me e sta scrivendo anche lui
qualche riga che riceverai assieme a questa
mia. Babbo, che gioia avere mio fratello
qua in questa compagnia ! Mi sembra di essere
a casa perché si rammenta tutto il passato.
Non vorrei che andasse più via, che rimanesse
sempre qua accanto a me. Ma purtroppo domani
dovrà andarsene per raggiungere il suo comando
che in seguito poi raggiungerà la sua batteria,
ma in seguito poi avrò sempre occasione di
vederlo, essendo della mia stessa divisione.
Finora se l’è cavata sempre bene, sia pel
dormire, sia pel mangiare, ed ora spera di
essere ammesso ancora in fureria, dove certo
sarà meglio che essere al pezzo. Oggi se
mi sarà possibile faremo ancora una istantanea insieme, che poi ti invierò. La stagione
primaverile comincia ad essere più mite,
il freddo è sparito e non si sta male. Di
salute sta benissimo, come pure io, ed ora
attendiamo che cominci la distruzione finale
che ci renderà liberi di tornare alle nostre
case. Di a Emilia che il pacco contenente
tabacco, sigarette, sapone, cartine e la scatola Cirio l’ho già ricevuto. Altro non ho da dirti.
Ti abbraccio con amore , inviandoti tanti
baci, tuo figlio Marino”.
Il ricordo della sorella.
La sorella Emilia che andò alla stazione di Udine perché le
avevano detto che il fratello Marino era riuscito a tornare, ma un amico vedendola,
fu costretto a dire la verità. Marino non c’èra, era rimasto nella steppa. Ufficialmente
“ disperso” . Sempre l’ amico racconta che
nella estate del 1942 Marino era alla guida
di un cammion carico di ufficiali e sottoufficiali.
Tornava da un’azione di guerra al fronte.
D’improvviso Marino si ricordò di non avere
più visto il fratello e chiese notizie ad
un vicino. Quello rispose che Alberto era
più indietro. Ed allora Marino inventò un
guasto al cammion, fece scendere tutti gli
occupanti che proseguirono a piedi , e tornò
sulla propria strada. Da allora più nessuno
lo vide. Scomparvero entrambi nella “distruzione
finale”.
La famiglia Antonioli, un tributo pesante alla Patria ( nel ricordo
della nipote Albertina Ghiotti) .
La famiglia Antonioli era composta da papa' Angelo, mamma Agnese e da 7 figli 5
maschi e 2 femmine, Emilia e Elide (la mia mamma ).
Nati a San Predengo poi trasferiti a Picenengo
in Cascina Roncascesa (ora ristrutturata)
.
Da rilevare che nessuno di loro lavorava
come contadino e la famiglia Antonioli era l'unica famiglia in cascina che pagava
l'affitto.
Angelo il capofamiglia lavorava ,con la qualifica
di "modellista il legno" all'OCRIM,
la mamma Agnese casalinga cresce i figli ma all'ultima gravidanza
muore di parto all'eta' di 42 anni lasciando
figli in tenera eta'.
Bruno l'ultimo nato aveva 3 anni, Emilio
8, Marino 11, Livio 13, Elide 16, Alberto
18, Emilia 20.
( si deduce che la nonna rimaneva incinta
subito dopo la fine dell'allattamento) i
nonni erano credenti.
Un altro fratello, Livio, era partito all’inizio
della spedizione Csir, il Corpo della spedizione
in Russia, con un cammion carico di viveri,
ed era riuscito a rientrare per poi spendere
altri anni in guerra su fronti diversi. Emilio,
uno dei quattro fratelli in guerra, venne
fatto prigioniero dagli inglesi e due dispersi
in Russia Marino ed Alberto
Curiosita' . I nipoti (figli dei figli) in
memoria degli zii dispersi in Russia portano
i Loro nomi: Alberto, Marino, Albertina,
Marinella, Mariuccia, Marisa.
Il desiderio di Ghidotti Albertina è quello
di visitare i luoghi dove gli zii sono morti.
( da una nota Ghidotti Albertina , Cremona
14 novembre 2006)
I cremonesi morti nelle steppe russe.
Chi non tornò entro il marzo ’43 dalla campagna
di Russia fu dichiarato morto o disperso.Sono trascorsi ormai 64 anni da quella tragica spedizione dell’Armir
in Russia . L’apertura degli archivi del
KGB ha consentito la ricostruzione parziale
dell’anagrafe dei morti e dispersi. Sono
238 i nomi dei ragazzi cremonesi che risultato
dispersi o caduti negli elenchi finora pubblicati.
La tragedia dell’Armir sulle rive del Don:
novantamila gli italiani dispersi.
La decisione di inviare un corpo d’armata
in Russia venne presa da Mussolini quasi
per rifarsi dall’umiliazione subita sul fronte
balcanico. Già il 22 giugno del ’41 Hitler aveva attaccato i sovietici
senza alcun preventivo accordo con l’Italia.
Le operazioni dell’Armir , da luglio al novembre
1942, rientrano nella ripresa dell’offensiva tedesca verso il Caucaso
e ancora piu’ ad est , in direzione di Stalingrado.
Già alla fine del ’41 la situazione sul fronte
russo si era fatta difficile per i tedeschi che chiesero rinforzo al governo
italiano. Gli uomini italiani salirono da
62 mila ad oltre 220 mila uomini.
Il 20 agosto del ’43 ebbe inizio la prima
offensiva sovietica del Don. La vera offensiva
sovietica si ebbe nella seconda battaglia e l’11 dicembre
le armate italiane furono travolte. L’ottava
armata subì, in quella sola battaglia, una
perdita di 43.170 fra morti e dispersi. Alla
fine la contabilità dei morti e dispersi
è tragica : 90 mila è la cifra stimata.
Tutti gli uomini che entro la fine marzo del ’43 non rientrarono in patria furono
considerai morti, dispersi o prigionieri.
L’associazione Unirr ( Unione italiana Reduci
della Russia).
L’associazione ha sede a Milano ( Via Vincenzo
Monti n. 59 -) ed ha pubblicato circa 22.000 dei 64.000 fascicoli disponibili oltre che
il volume “ Rapporto sui prigionieri di guerra
italiani in Russia” ricco di disegni, cartine
geografiche, mappe di tutti i lager russi
ed un’analisi ricca della cattura, prigionia e liberazione
dei pochi sopravvissuti.
Bilancio della campagna di Russia.
Nel marzo del 1943 i resti di quello che
era l’ARMIR vengono rimpatriati e si fanno
i primi conti delle perdite. La forza complessiva
presente all’inizio dell’offensiva russa
era di 220.000 uomini e, secondo i dati pubblicati
dall’Ufficio Storico dello Stato Maggiore,
mancavano all’appello 84.830 uomini. Oggi,
dopo approfondite indagini presso ciascun
Comune e ciascun Distretto Militare, da parte
dell’Ufficio dell’Albo d’Oro — Sezione del
Ministero della Difesa che funziona da anagrafe
di tutti i militari — il numero degli italiani
che non hanno fatto ritorno dal fronte russo
è di circa 100.000. Tenuto conto che circa
5.000 erano caduti per i fatti d’arme antecedenti
al 15 dicembre, le perdite della ritirata
sono di 95.000 uomini. Secondo i dati più
recenti, desunti dalla documentazione esistente
negli archivi russi, finalmente aperti ai
ricercatori italiani, 25.000 sono morti combattendo
o di stenti durante la ritirata e 70.000
sono stati fatti prigionieri. Coloro che riuscirono a raggiungere i lager
di smistamento — improvvisati, disorganizzati,
con condizioni igieniche medioevali — erano
talmente denutriti e debilitati che le epidemie
di tifo e dissenteria ne falciarono ben presto
la maggior parte. Siamo in possesso dei nominativi
degli italiani deceduti nei lager, quasi
tutti nei primi sei mesi del 1943. Solo nel
1945 ed in parte nel 1946. Diecimila sopravvissuti furono restituiti dall’Unione
Sovietica. Dalla documentazione russa risulta
la presenza di italiani in circa 400 diversi
lager, quelli più tristemente famosi sono
quelli di Tambov - dove morirono circa 10.000 italiani -quelli
di Miciurinsk, di Khrinovoje, di Tioìnnikov.
Dal 1999 ad oggi nei vari cimiteri russi
, sono state individuate ed esumate 28 fosse
comuni con il ricupero di 3793 salme. Pur
trattandosi sicuramente di nostri soldati,
riconoscibili da frammenti di divisa (bottoni,
stellette, calzature) la mancanza o la illeggibilità
dei piastrini ha reso impossibile l'identificazione
della maggior parte delle salme.
Sito: http://www.fronterussounirr.it/princ.htm
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Autorizzazione alla pubblicazione del materiale.
Spett. Direttore www.welfarecremona.it,
con la presente autorizzo a pubblicare le
note biografiche relative alla scomparsa dei miei zii Alberto e Marino
Antonioli e della Loro famiglia a testimonianza
di fatti della storia che ritengo debbano essere fatti conoscere ai giovani.
Ringrazio per la pubblicazione. La nipote
Albertina Ghiotti
Cremona 14 novembre 2006
** materiale raccolto ed organizzato da Gian
Carlo Storti, Cremona 14 novembre 2006.
 
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