15 Settembre, 2002
E' morto Giorgio Gaber
Lo ricordiamo con i testi di "La libertà" e di "I borghesi". Giusta precisazione di un lettore di "Cronaca"
Giorgio Gaber e' morto nella sua casa a Montemagno in provincia di Lucca.
L'artista, il cui vero nome era Giorgio Gaberscik era nato a Milano il 25 gennaio del '39.
Era malato da molto tempo, ma non si era fermato, anche se aveva appartenuto alla generazione dei perdenti.
Con 'La mia generazione ha perso' (album uscito nel 2001) Gaber era tornato al mercato discografico ufficiale, dopo molti album esclusivamente dedicati alla registrazione integrale dei suoi spettacoli. Il 24 gennaio prossimo uscira' 'Io non mi sento italiano', il suo ultimo lavoro.
Oggi ci sentiamo tutti un po’ più soli.
Vogliamo ricordarlo pubblicando il testo di due delle sue canzoni più belle e significative: La libertà e I Borghesi
Memorabile la sua esibizione al Ponchielli di Cremona, in quegli anni.
Proprio questi due pezzi furono motivo di una forte polemica da parte dell'establishment culturale dell'epoca nei confronti di un artista considerato anarchico e poco "governabile".
Delio Scaglio
Venerdì 3 gennaio il quotidiano locale "Cronaca" - nella rubrica delle "lettere al Direttore" - ha pubblicato una giusta precisazione di un proprio lettore che riaggiusta il "tiro" e che riprendiamo per completezza di informazione. Eccola:
"Mi permetto di scriverle queste poche righe per sottolineare come spesso, qui a Cremona, si faccia disinformazione anche in occasione di eventi che meriterebbero ben altra sensibilità e attenzione.
L’ultimo caso, ma potrei riferirne molti altri, è quello relativo alla scomparsa di Giorgio Gaber.
Ebbene ieri, il quotidiano "La Provincia", come al solito celebrativo di quanto è avvenuto al Ponchielli e molto disinformato sulla storia della nostra città, non raccontava un fatto a mio modo di vedere estremamente significativo nella ricostruzione di quello che è stato ed ha rappresentato Giorgio Gaber.
Ebbene è opportuno ricordare al cronista del quotidiano "La Provincia" (forse troppo giovane per saperlo) che per oltre dieci anni Giorgio Gaber non ha potuto mettere piede al teatro Ponchielli.
Vado a memoria ma l’anno doveva essere il 1972.
Gaber aveva iniziato complice l’indimenticato Grassi del Piccolo Teatro, l’avventura sul palcoscenico (dove fu grandissimo) il teatro era stracolmo, quasi tutti giovani. Lo spettacolo fu grandioso. Gaber cantò le sue canzoni impegnate. Era il primo "Signor G".
Tra le altre canzoni Giorgio Gaber cantò "I borghesi", versione italiana di "Les Bourgeois". In un versetto cantava "I borghesi sono tutti dei porci ... I borghesi ci hanno i milioni, I borghesi son tutti ...".
Finì subissato dagli applausi. Ma il teatro Ponchielli allora non era comunale. Apparteneva ai condomini.
Scattò allora nel corso di un’assemblea dei proprietari del condominio, il divieto assoluto di dare ancora il teatro a Gaber.
Così, lui, per oltre dieci anni non venne più a Cremona. Vi tornò alla fine degli anni ottanta.
Il teatro era diventato nel 1986, grazie al sindaco Zaffanella, di proprietà comunale. E Gaber poté far ritorno al Ponchielli. Durante lo spettacolo ricordò il forzato esilio da Cremona.
Lettera firmata
Qui sotto potrete trovare il testo della canzone che "diede scandalo" al Ponchielli nel 1972
Giorgio Gaber
I borghesi
Quand’ero piccolo non stavo mica bene,
ero anche magrolino, avevo qualche allucinazione
e quando andavo a cena, nel tinello con il tavolo di noce
ci sedevamo tutti e facevamo il segno della croce.
parlato: Dopo un po’ che li guardavo mi si trasformavano:
i gesti preparati, degli attori, attori consumati che dicono
la battuta e ascoltano l’effetto.
Ed io ero lì come una comparsa, vivevo la commedia,
anzi no la farsa,
e chissà perché durante questa allucinazione
mi veniva sempre in mente una stranissima canzone:
I borghesi son tutti dei porci,
più sono grassi più sono lerci,
più son lerci e più c’hanno i milioni,
i borghesi son tutti …
Quand’ero piccolo non stavo mica bene,
ero anche molto magro, avevo sempre qualche allucinazione,
e quando andavo a scuola mi ricordo di quel vecchio professore,
bravissima persona che parlava in latino ore e ore.
parlato: Dopo un po’ che lo guardavo mi si trasformava, sì,
la bocca si chiudeva stretta, lo sguardo si bloccava, il colore scompariva,
fermo, immobile, di pietra, sì, tutto di pietra, e io vedevo già il suo busto
davanti a un’aiuola con su scritto: "Professor Malipiero – una vita per la scuola",
e chissà perché anche durante questa allucinazione
mi veniva sempre in mente una stranissima canzone:
I borghesi son tutti dei porci,
più sono grassi più sono lerci,
più son lerci e più c’hanno i milioni,
i borghesi son tutti …
Adesso che son grande ringrazio il Signore,
mi è passato ogni disturbo senza bisogno neanche del dottore,
non sono più ammalato, non capisco cosa mi abbia fatto bene,
sono anche un po’ ingrassato, non ho più avuto neanche un’allucinazione.
parlato: Mio figlio, mio figlio mi preoccupa un po’, è così magro,
e poi ha sempre delle strani allucinazioni, ogni tanto viene lì, mi guarda e canta,
canta un canzone stranissima che io non ho mai sentito:
I borghesi son tutti dei porci,
più sono grassi e più sono lerci,
più son lerci e più c’hanno i milioni,
i borghesi son tutti …ma!
Ed ecco il testo de "La Libertà"
LA LIBERTA'
Vorrei essere libero, libero come un uomo.
Vorrei essere libero come un uomo.
Come un uomo appena nato che ha di fronte solamente la natura
e cammina dentro un bosco con la gioia di inseguire un’avventura,
sempre libero e vitale, fa l’amore come fosse un animale,
incosciente come un uomo compiaciuto della propria libertà.
La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche il volo di un moscone,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.
Vorrei essere libero, libero come un uomo.
Come un uomo che ha bisogno di spaziare con la propria fantasia
e che trova questo spazio solamente nella sua democrazia,
che ha il diritto di votare e che passa la sua vita a delegare
e nel farsi comandare ha trovato la sua nuova libertà.
La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche avere un’opinione,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.
La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche il volo di un moscone,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.
Vorrei essere libero, libero come un uomo.
Come l’uomo più evoluto che si innalza con la propria intelligenza
e che sfida la natura con la forza incontrastata della scienza,
con addosso l’entusiasmo di spaziare senza limiti nel cosmo
e convinto che la forza del pensiero sia la sola libertà.
La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche un gesto o un’invenzione,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.
La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche il volo di un moscone,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.
Grazie alle redazione di Cronaca per la disponibilità
 
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