15 Settembre, 2002
L'altro 11 settembre, del 1973, il Cile
Colpo di Stato che porta al potere il dittatore Pinochet - Assassinato il Presidente Salvador Allende
L'ultimo discorso del Presidente Allende alla radio, 11 settembre 1973
7.55, Radio Corporaciòn
Parla il Presidente della Repubblica dal palazzo della Moneda.
"Viene segnalato da informazioni certe che un settore della marina avrebbe
isolato Valparaiso e che la città sarebbe stata occupata. Ciò rappresenta
una sollevazione contro il Governo, Governo legittimamente costituito,
Governo sostenuto dalla legge e dalla volontà del cittadino. In queste
circostanze, mi rivolgo a tutti i lavoratori. Occupate i vostri posti di
lavoro, recatevi nelle vostre fabbriche, mantenete la calma e la serenità.
Fino ad ora a Santiago non ha avuto luogo nessun movimento straordinario di
truppe e, secondo quanto mi è stato comunicato dal capo della Guarnigione,
la situazione nelle caserme di Santiago sarebbe normale.
In ogni caso io sono qui, nel Palazzo del Governo, e ci resterò per
difendere il Governo che rappresento per volontà del Popolo. Ciò che
desidero, essenzialmente, è che i lavoratori stiano attenti, vigili, e che
evitino provocazioni. Come prima tappa dobbiamo attendere la risposta, che
spero sia positiva, dei soldati della Patria, che hanno giurato di difendere
il regime costituito, espressione della volontà cittadina, e che terranno
fede alla dottrina che diede prestigio al Cile, prestigio che continua a
dargli la professionalità delle Forze Armate. In queste circostanze, nutro
la certezza che i soldati sapranno tener fede ai loro obblighi."
Comunque, il popolo e i lavoratori, fondamentalmente, devono rimanere pronti
alla mobilitazione, ma nei loro posti di lavoro, ascoltando l¹appello e le
istruzioni che potrà lanciare loro il compagno Presidente della Repubblica.
8:15 A.M.
Lavoratori del Cile:
Vi parla il Presidente della Repubblica. Le notizie che ci sono giunte fino
ad ora ci rivelano l¹esistenza di un¹insurrezione della Marina nella
Provincia di Valparaiso.
Ho dato ordine alle truppe dell¹Esercito di dirigersi a Valparaiso per
soffocare il tentativo golpista.
Devono aspettare le istruzioni emanate dalla Presidenza.
State sicuri che il Presidente rimarrà nel Palazzo della Moneta per
difendere il Governo dei Lavoratori.
State certi che farò rispettare la volontà del popolo che mi ha affidato il
comando della nazione fino al 4 novembre 1976.
Dovete rimanere vigili nei vostri posti di lavoro in attesa di mie
informazioni.
Le forze leali rispettose del giuramento fatto alle autorità, insieme ai
lavoratori organizzati, schiacceranno il golpe fascista che minaccia la
Patria.
8:45 A.M.
Compagni in ascolto:
La situazione è critica, siamo in presenza di un colpo di Stato che vede
coinvolta la maggioranza delle Forze Armate.
In questo momento infausto voglio ricordarvi alcune delle mie parole
pronunciate nell¹anno 1971, ve lo dico con calma, con assoluta tranquillità,
io non ho la stoffa dell¹apostolo né del messia.
Non mi sento un martire, sono un lottatore sociale che tiene fede al compito
che il popolo gli ha dato.
Ma stiano sicuri coloro che vogliono far regredire la storia e disconoscere
la volontà maggioritaria del Cile; pur non essendo un martire, non
retrocederò di un passo.
Che lo sappiano, che lo sentano, che se lo mettano in testa: lascerò la
Moneda nel momento in cui porterò a termine il mandato che il popolo mi ha
dato, difenderò questa rivoluzione cilena e difenderò il Governo perchè è il
mandato che il popolo mi ha affidato.
Non ho alternative.
Solo crivellandomi di colpi potranno fermare la volontà volta a portare a
termine il programma del popolo.
Se mi assassinano, il popolo seguirà la sua strada, seguirà il suo cammino,
con la differenza forse che le cose saranno molto più dure, molto più
violente, perché il fatto che questa gente non si fermi davanti a nulla sarà
una lezione oggettiva molto chiara per le masse.
Io avevo messo in conto questa possibilità, non la offro né la facilito.
Il processo sociale non scomparirà se scompare un dirigente.
Potrà ritardare, potrà prolungarsi, ma alla fine non potrà fermarsi.
Compagni, rimanete attenti alle informazioni nei vostri posti di lavoro, il
compagno Presidente non abbandonerà il suo popolo né il suo posto di lavoro.
Rimarrò qui nella Moneda anche a costo della mia propria vita.
9:30 A.M. RADIO MAGALLANES
In questi momenti passano gli aerei.
Potrebbero mitragliarci.
Ma sappiate che noi siamo qui, almeno con il nostro esempio, che in questo
paese ci sono uomini che sanno tener fede ai loro obblighi.
Io lo farò su mandato del popolo e su mandato cosciente di un Presidente che
ha dignità dell¹incarico assegnatogli dal popolo in elezioni libere e
democratiche.
In nome dei più sacri interessi del popolo, in nome della Patria, mi appello
a voi per dirvi di avere fede.
La storia non si ferma né con la repressione né con il crimine.
Questa è una tappa che sarà superata.
Questo è un momento duro e difficile: è possibile che ci schiaccino.
Ma il domani sarà del popolo, sarà dei lavoratori.
L¹umanità avanza verso la conquista di una vita migliore.
Pagherò con la vita la difesa dei principi cari a questa Patria.
Coloro i quali non hanno rispettato i loro impegni saranno coperti di
vergogna per essere venuti meno alla parola data e ha rotto la dottrina
delle Forze Armate.
Il popolo deve stare in allerta e vigile.
Non deve lasciarsi provocare, né deve lasciarsi massacrare, ma deve anche
difendere le proprie conquiste.
Deve difendere il diritto a costruire con il proprio sforzo una vita degna e
migliore.
9:10 A.M.
Sicuramente questa sarà l¹ultima opportunità in cui posso rivolgermi a voi.
La Forza Aerea ha bombardato le antenne di Radio Magallanes.
Le mie parole non contengono amarezza bensì disinganno.
Che siano esse un castigo morale per coloro che hanno tradito il giuramento:
soldati del Cile, comandanti in capo titolari, l¹ammiraglio Merino, che si è
autodesignato comandante dell¹Armata, oltre al signor Mendoza, vile generale
che solo ieri manifestava fedeltà e lealtà al Governo, e che si è anche
autonominato Direttore Generale dei carabinieri.
Di fronte a questi fatti non mi resta che dire ai lavoratori: Non rinuncerò!
Trovandomi in questa tappa della storia, pagherò con la vita la lealtà al
popolo.
E vi dico con certezza che il seme affidato alla coscienza degna di migliaia
di Cileni, non potrà essere estirpato completamente.
Hanno la forza, potranno sottometterci, ma i processi sociali non si fermano
né con il crimine né con la forza.
La storia è nostra e la fanno i popoli.
Lavoratori della mia Patria: voglio ringraziarvi per la lealtà che avete
sempre avuto, per la fiducia che avete sempre riservato ad un uomo che fu
solo interprete di un grande desiderio di giustizia, che giurò di rispettare
la Costituzione e la Legge, e cosi fece.
In questo momento conclusivo, l¹ultimo in cui posso rivolgermi a voi, voglio
che traiate insegnamento dalla lezione: il capitale straniero,
l¹imperialismo, uniti alla reazione, crearono il clima affinché le Forze
Armate rompessero la tradizione, quella che gli insegnò il generale
Schneider e riaffermò il comandante Ayala, vittime dello stesso settore
sociale che oggi starà aspettando, con aiuto straniero, di riconquistare il
potere per continuare a difendere i loro profitti e i loro privilegi.
Mi rivolgo a voi, soprattutto alla modesta donna della nostra terra, alla
contadina che credette in noi, alla madre che seppe della nostra
preoccupazione per i bambini.
Mi rivolgo ai professionisti della Patria, ai professionisti patrioti che
continuarono a lavorare contro la sedizione auspicata dalle associazioni di
professionisti, dalle associazioni classiste che difesero anche i vantaggi
di una società capitalista.
Mi rivolgo alla gioventù, a quelli che cantarono e si abbandonarono
all¹allegria e allo spirito di lotta.
Mi rivolgo all¹uomo del Cile, all¹operaio, al contadino, all¹intellettuale,
a quelli che saranno perseguitati, perché nel nostro paese il fascismo ha
fatto la sua comparsa già da qualche tempo; negli attentati terroristi,
facendo saltare i ponti, tagliando le linee ferroviarie, distruggendo gli
oleodotti e i gasdotti, nel silenzio di coloro che avevano l¹obbligo di
procedere.
Erano d¹accordo.
La storia li giudicherà.
Sicuramente Radio Magallanes sarà zittita e il metallo tranquillo della mia
voce non vi giungerà più.
Non importa.
Continuerete a sentirla.
Starò sempre insieme a voi.
Perlomeno il mio ricordo sarà quello di un uomo degno che fu leale con la
Patria.
Il popolo deve difendersi ma non sacrificarsi.
Il popolo non deve farsi annientare né crivellare, ma non può nemmeno
umiliarsi.
Lavoratori della mia Patria, ho fede nel Cile e nel suo destino.
Altri uomini supereranno questo momento grigio e amaro in cui il tradimento
pretende di imporsi.
Sappiate che, più prima che poi, si apriranno di nuovo i grandi viali per i
quali passerà l¹uomo libero, per costruire una società migliore.
Viva il Cile! Viva il popolo! Viva i lavoratori!
Queste sono le mie ultime parole e sono certo che il mio sacrificio non sarà
invano, sono certo che, almeno, sarà una lezione morale che castigherà la
fellonia, la codardia e il tradimento.
Santiago del Cile, 11 Settembre 1973.
 
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