15 Settembre, 2002
'Vuole statistiche da Repubblica delle banane'
L'Unità intervista Vincenzo Visco sull'aritmetica creativa di Berlusconi
Intervista a Vincenzo Visco: "Vuole statistiche da Repubblica delle banane"
da www.unita.it
Silvio Berlusconi lancia un messaggio di ottimismo: l’anno si chiuderà meglio del previsto. Cioè, invece di una crescita «invisibile» dello 0,4% (per alcuni già ottimistica), una «quasi invisibile» allo 0,6%.
Come fa a dirlo? Semplice: i criteri di calcolo sono sbagliati, stiamo pensando di modificarli.
«Roba da repubblica delle banane - commenta l’ex ministro del Tesoro Vincenzo Visco - Se le statistiche si trattano così, va a finire che tutto il mondo ci ride dietro e la credibilità del Paese crolla. Il messaggio è chiaro: qui c’è qualcosa che non mi piace, aggiustate i dati».
Il fatto è che quei numeretti devono essere rilevati da organismi indipendenti, per definizione non soggetti a pressioni politiche. E proprio a poche settimane dalla pubblicazione delle cifre esatte sull’intero 2002 (l’Istat le pubblicherà il 28 febbraio), ecco che dal capo di Palazzo Chigi arriva un’esternazione pesante: cambiate il metodo. «Spero che sia solo un’uscita estemporanea - continua Visco - In caso contrario si tratta di un fatto gravissimo».
Onorevole Visco, perché è così grave??
«La cosa è molto inquietante, perché sembra che Berlusconi segua una logica per cui quando la realtà sembra dargli torto, lui cambia la realtà. È un po’ la stessa logica dei processi. Nel momento in cui c’è un processo si cambia la legge e il processo scompare. Qui, nel momento in cui le statistiche dicono che le cose vanno male, si cambiano le statistiche».
È allarmante per la democrazia??
«La neutralità di chi fa le statistiche è una delle garanzie degli stati democratici. Sulle questioni statistiche in senso stretto esistono procedure e modalità, sia per la raccolta dei dati, sia per la loro rilevazione, sia per la loro revisione. Tutto quello che avviene al di fuori di queste procedure - le quali non devono essere suggerite dal presidente del consiglio, ma devono essere decise autonomamente da chi fa le statistiche per motivi scientifici e non politici - c’è solo l’abuso».
Quindi anche la sola dichiarazione di per sé è un elemento grave.
«Certo,perché se vi fossero revisioni da fare (che l’Istat, come tutti gli altri istituti, fa periodicamente), emergerebbero successivamente. Mentre qui sembra che si voglia intervenire per aggiustare i conti dell’anno appena passato. Dal punto di vista tecnico, poi, c’è un dibattito, neanche particolarmente animato, che riguarda i dati della produzione industriale».
È proprio quello il punto sollevato da Berlusconi.
«La questione riguarda il campione di rilevamento, che è abbastanza vecchio, fatto all’inizio degli anni ‘90. Siccome la struttura produttiva del Paese è cambiata può darsi che quel campione non sia più rappresentativo. Infatti l’Istat lo sta cambiando. Però quali che siano gli aggiustamenti, questi avrebbero impatti trascurabili sui tassi di crescita dato che la produzione industriale vale un quarto del Pil, non di più. Quindi queste cose che dice Berlusconi, che riprendono un articolo che ha scritto l’economista Francesco Forte per Il Foglio sono quantomeno discutibili sul piano tecnico. Naturalmente, dato che se cambiano i dati tutto migliora, la tentazione per una persona di nessuna competenza specifica e di scarso senso istituzionale qual è Berlusconi è automatica. Per questo penso che questo sia un fatto gravissimo, soprattutto se la si accoppia al fatto che da troppo tempo oramai si sente parlare di una normalizzazione dell’Istat».
Perché è così importante che le statistiche siano fatte dall’Istat??
«È chi lo deve calcolare? Se lo fa il governo se lo costruisce come gli sembra più conveniente. Non solo lo fa l’Istat, ma c’è una rete di istituti di statistica internazionale tutti indipendenti dall’esecutivo, in quanto sono organi tecnici, la cui credibilità si basa sul fatto che applicano tecniche scientifiche standard. Il pericolo è che la statistica sia manipolata se va a finire nelle mani di persone poco corrette. Manomettendo i numeri può sparire l’inflazione, può sparire il disavanzo, può aumentare la crescita, si può ridurre la disoccupazione, tutto in modo virtuale e non reale. La questione è molto seria. I dati sono credibili per definizione solo se fatti in modo scientificamente corretto e neutrale. Per questo anche i recenti attacchi all’Istat sono discutibili».
Per la verità Marzano ha cercato di difenderlo l’Istat.
«Anche i sindacati e gli stessi consumatori non hanno attaccato l’Istat. Hanno solo detto che devono essere migliorate e integrate certe rilevazioni, che per esempio vanno fatte per fasce di reddito per quanto riguarda i prezzi. Ma il punto non è questo. Questi sono miglioramenti delle informazioni statistiche disponibili, mentre se si segue l’approccio alla Berlusconi il rischio vero è che le statistiche non siano più attendibili. Mi auguro che sia una uscita estemporanea, che abbia ripetuto qualcosa che gli hanno detto. Ma se questo è un programma, un progetto, allora siamo al di là della repubblica delle banane».
Berlusconi cita i dati sull’energia elettrica nell’industria e quello sull’occupazione che cresce.
«Ripete esattamente quello che ha scritto Forte. Resta il fatto che la produzione industriale pesa “meno” di quanto scrive Forte. Quanto all’occupazione, in realtà ha smesso di aumentare da quest’anno. Anche quando l’Ulivo era al governo si pose questo problema. C’erano dati molto positivi su occupazione e gettito fiscale rispetto agli andamenti del Pil. Ma questo è compatibile perché nelle stime del Pil c’è già una buona dose di economia sommersa o semi-sommersa. Quindi se qualcosa emerge, questo risulta nel dato sull’occupazione ma non in quello del Pil che già contiene quella maggiore ricchezza».
 
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