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15 Settembre, 2002
Lo sconcerto del concerto ed il tocco di Rivera
Una lettera di Gabrino Fondulo

Ad Andrea Rivera, il conduttore del Concertone del I° Maggio a Roma, manca il tocco di classe di Gianni Rivera, forse il più grande calciatore italiano di tutti i tempi. E’ probabile che dal palco abbia pronunciato parole inopportune, a causa della sede non adatta.

Però non scomoderei il terrorismo, come in maniera enorme ha scritto l’Osservatore Romano.

Non vorrei mi fosse sfuggita la parte più importante delle affermazioni fatte dal palco del Concertone; può darsi (mi sono detto) che le TV nazionali abbiano volutamente tagliato la parte più pesante ed offensiva per la Chiesa Cattolica.

Ma se, come a me risulta, Andrea Rivera si è limitato a dire che il Papa ha ragione a non credere all’evoluzionismo, dal momento che la Chiesa Cattolica non si è mai evoluta, lo ritengo un peccato veniale, anzi, lo sottoscriverei dopo avere apportato alcune doverose correzioni.

La Chiesa, in effetti, nei secoli si è andata evolvendo, seguendo giocoforza l’evoluzione della società. Introdurrei però due termini: l’evoluzione assoluta e l’evoluzione relativa.

La Chiesa, nei secoli, ha subito una evoluzione assoluta, ma non una relativa, nel senso che permane un suo ritardo di elaborazione in relazione alla società del suo tempo. Inoltre, la Chiesa procede in maniera irregolare, con qualche avanzamento (come con la Rerum Novarum di Papa Leone XIII e con le aperture della Chiesa Conciliare di Papa Roncalli e di papa Montini) e molti arretramenti come con i Patti Lateranensi, con il pontificato di Pio XII e con l’attuale Papa.

Sto leggendo i bellissimi volumi sulla Storia del Risorgimento che escono settimanalmente con il quotidiano La Repubblica e sono curati da un grande storico come Lucio Villari. Da poco ho finito la parte che riguarda Gregorio XVI, al secolo Bartolomeo Alberto Cappellari, che fu papa dal 1831 al 1846. E’ una figura poco conosciuta; molto più di lui è noto Pio IX, quello del Sillabo, della contrarietà al liberalismo, alle modernizzazioni, alla libertà di espressione. Lo stesso papa della scomunica nei confronti di Vittorio Emanuele II e del “Non Expedit” con il quale, pochi anni dopo l’entrata dei bersaglieri italiani dalla breccia di Porta Pia e la conseguente fine del potere temporale, si espresse negativamente circa la partecipazione dei cattolici alle elezioni e, in generale, alla vita politica dello Stato. Di fatto il Non Expedit si tramutò in un categorico divieto (non licet) per i cattolici di esercitare il proprio diritto di voto riconosciuto dalla Destra storica.

Quel gesto improvvido causò un incompiuto sviluppo della democrazia italiana fino al 1913, l’anno in cui il patto Gentiloni pose fine a questa assurda separatezza, e protrasse le sue conseguenze fino all’avvento del fascismo.

Ebbene, Gregorio XVI, in piena crisi della ventata reazionaria seguita al Congresso di Vienna del 1815 ed agli atteggiamenti da polizia internazionale della Santa Alleanza, con l’enciclica Mirari Vos del 1832, per certi aspetti, fu ancora più forsennatamente reazionario del suo successore. La tesi era l’assoluta contrarietà allo stato liberale e l’asservimento del governo ai dogmi di fede.

Sono cose antiche, penserà qualcuno, che non è opportuno rivangare. Manco per sogno, dico io !

E’ utile ricordare cosa è stata la Chiesa cattolica in Italia e quali gravi errori abbia commesso. Sarebbero queste le radici cristiane che taluno lamenta non siano state scritte nel preambolo della Costituzione europea ? E’ bene ricordare che nella Chiesa cattolica, periodicamente, riemergono atteggiamenti intolleranti ed assolutisti, come alcuni sintomi dimostrano stia accadendo anche oggi.

La cosa che più mi ha intristito è stata la corsa di quasi tutti, dai vertici sindacali ad autorevoli esponenti del centrosinistra, a prendere le distanze da Andrea Rivera, a seppellirlo di critiche talora feroci. Quasi quasi lasciando passare l’equazione per cui esprimere in maniera franca (seppur ruvida) la propria libera opinione sulle posizioni del papa, sia come un terreno di coltura per le intimidazioni che qualche cretino continua ad inviare a mons. Bagnasco, il nuovo capo dei vescovi italiani. Di quanto abbiano detto esponenti del centrodestra (anche della parte cosiddetta liberal di Forza Italia) non mette nemmeno conto riferire.

L’Italia, oltre a due grandi e note anomalie che la caratterizzano rispetto ad altri paesi europei, come l’elevata evasione fiscale e lo sproporzionato costo della politica, ha una terza grandissima anomalia: gli esponenti politici, anche laici, che si accodano alle gerarchie ecclesiastiche per timore di perdere consensi e che non hanno capito che la stragrande maggioranza dei cittadini, anche quelli cattolici, è lontana dai dogmi perché vive la vita di tutti i giorni, dove i conti si fanno con la realtà e non con dogmi discutibili, che pertanto possono essere discussi.

Gabrino Fondulo

 


       



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