15 Settembre, 2002 Berlusconi: decisione Corte di Cassazione di Antonio di Pietro. All'indomani della decisione della Corte di Cassazione di rigettare la richiesta, formulata da Silvio Berlusconi e Cesare Previti, di spostare i processi che li riguardano dalla sede giudiziaria di Milano ....
IN MERITO ALLA DECISIONE DELLA CORTE DI CASSAZIONE SULLA RICHIESTA DI SPOSTAMENTO DEL PROCESSO BERLUSCONI-PREVITI DA MILANO A BRESCIA (LEGGE CIRAMI)
All'indomani della decisione della Corte di Cassazione di rigettare la richiesta, formulata da Silvio Berlusconi e Cesare Previti, di spostare i processi che li riguardano dalla sede giudiziaria di Milano a quella di Brescia possiamo affrontare a bocce ferme il nocciolo del problema.
L'estate scorsa Berlusconi e Previti unitamente ai loro avvocati, profittando del fatto di essere anche parlamentari avevano rilanciato in Parlamento (oserei dire avevano imposto) l'approvazione di una legge (ribattezzata "legge Cirami", dal nome del suo presentatore) tendente a reintrodurre il "legittimo sospetto" - circa la serenità e la terzietà del giudice - quale causa di trasferimento dei processi da una sede ad un'altra.
Al di là del merito del principio, è noto a tutti (e chi lo nega è solo l'ultimo Pinocchio) che tale legge è stata voluta a tutti i costi proprio per ottenere lo spostamento dei processi di Berlusconi e Previti da Milano e Brescia nel disperato tentativo di allungare i tempi processuali e ritardare il giudizio finale. Se non ci sono riusciti è solo perché anche questa legge - come la precedente sulle "rogatorie" - è stata fatta in modo così maldestro da essere risultata inefficace al primo vaglio dei giudici della Suprema Corte. Insomma hanno fatto (si sono fatti) la ciambella ma si sono scordati il buco.
Il processo in questione in realtà è molto semplice: si deve solo stabilire se tre giudici romani (Squillante, Metta e Verde) hanno o no ricevuto denaro da Berlusconi e Rovelli (per il tramite degli avvocati Previti ed Acampora) attraverso bonifici bancari tra conti correnti esteri che tutti avevano aperto in Svizzera. Come si vede, trattasi di un processo che - di per se' poteva chiudersi in poche udienze (i bonifici bancari sono documentali e ci sono o non ci sono). Eppure sono passati anni ed ancora il processo non si riesce a fare. Ogni volta gli imputati hanno accampato mille eccezioni procedurali e rilanciato assurde accuse ai loro giudici.
Ora che non dovrebbero più sfuggire ai loro giudici naturali finalmente potremo sapere come sono andate veramente le cose.
Dico "dovrebbero" perché penso che purtroppo ancora una volta ne inventeranno un'altra. Berlusconi l'ha già fatto capire all'indomani della decisione della Corte di Cassazione. Diranno (e con loro sproloquieranno tutti i loro "reggicorda", grazie alla solita "campagna stampa di regime"): "gli eletti dal popolo non possono essere giudicati altrimenti si impedirebbe loro di esercitare il loro mandato". Accuseranno - come già stanno accusando - i giudici di voler sovvertire l'ordine democratico dello Stato. Addirittura ora se la prendono anche con quegli attempati signori della Suprema Corte, quegli stessi che solo poco tempo addietro Berlusconi ringraziava e lodava pubblicamente all'indomani della cancellazione della condanna a tre anni di carcere che aveva ricevuto dalla Corte di Appello per la vicenda delle tangenti alla Guardia di Finanza.
Ovviamente il "rialzo dello scontro" è studiato a tavolino. Ha cominciato subito Berlusconi con il suo proclama del giorno dopo: "è una persecuzione politica" si è messo a blaterare a reti unificate (grazie anche all'asservimento mediatico di cui gode).
E' un "giochino" funzionale allo scopo (e per questo va smascherato subito): serve per preparare il terreno alla richiesta del ripristino dell'immunità' parlamentare. Anzi di più: non si limiteranno a ripristinare il vecchio istituto dell'autorizzazione a procedere" ma ne inventeranno uno ancora più "blindato", quello della "immunità tout court" proponendo una legge del tipo "nei confronti dei parlamentari ogni processo si sospende di diritto" (con il rischio che il Parlamento finirà per diventare un ricettacolo anche di incalliti criminali).
Che fare allora? Non resta che continuare la "mobilitazione permanente" per rilanciare e tenere viva l'attenzione dell'opinione pubblica. E' questa la nostra unica arma che abbiamo ma anche la più efficace.
Dobbiamo vigilare affinché nessuno dei parlamentari dell'opposizione si lasci tentare dalla voglia di votare favorevolmente la modifica dell'art. 68 della Costituzione (che regola appunto l'istituto dell'immunità' parlamentare). Trattandosi di una norma costituzionale, per modificarla ci vuole il voto favorevole di 2/3 dei parlamentari per essere immediatamente valida, altrimenti è necessario fare un referendum confermativo.
E' proprio quello che dobbiamo pretendere. Se quelli della casa della Libertà dovessero davvero osare reintrodurre l'immunità' parlamentare, dobbiamo attivarci per contrastarla con il referendum. Sono certo che la pretesa di considerare i parlamentari "diversi" di fronte alla legge rispetto a tutti gli altri cittadini non passerebbe al vaglio degli elettori (e poi vediamo se continueranno a dire che, siccome sono stati eletti dal popolo, possono fare tutto quello che vogliono).
ANTONIO DI PIETRO
(Presidente Italia dei Valori)
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Nota Bene:
Egregio Signor Storti, a nome dell'on. Di Pietro, Le inoltro in
allegato un editoriale affinchè venga cortesemente pubblicato sul Vostro
sito Welfare Cremona.
Ringraziandola sentitamente per l'attenzione, Le porgo i più cordiali saluti
Piero David Portaleone
responsabile internet IdV-lombardia