15 Settembre, 2002
21 febbraio 2003 La Cgil conferma lo sciopero
(4 ore del mattino per i giornalieri –ultime 4 ore del turno per i turnisti)
Il 21 febbraio la Cgil ha proclamato uno sciopero generale di 4 ore dei settori produttivi dell’industria e dell’artigianato
21 febbraio 2003 La Cgil conferma lo sciopero
4 ore di sciopero dell'industria e dell'artigianato
(4 ore del mattino per i giornalieri –ultime 4 ore del turno per i turnisti)
Il 21 febbraio la Cgil ha proclamato uno sciopero generale di 4 ore dei settori produttivi dell’industria e dell’artigianato. Perché il declino del nostro paese, che la Cgil denuncia da tempo, non è inevitabile. Se l’Italia declina non è per una condanna divina ma è il frutto di decisioni miopi e di scelte sbagliate: da parte di imprenditori che non hanno più il coraggio di investire sul futuro delle proprie aziende; da parte di un governo troppo impegnato a pensare ai propri interessi per occuparsi di quelli del paese. La situazione produttivo-occupazionale italiana è sempre più grave. Interi settori sono in crisi e il rischio è quello di una deindustrializzazione pesante che apre la strada a licenziamenti di massa. Le associazioni imprenditoriali, con in testa Confindustria, individuano nei tagli al costo del lavoro, ai salari e alle tutele, la ricetta per recuperare competitività.Il governo non ha un disegno di politica industriale e la Finanziaria 2003, oltre a ridurre la spesa sociale, taglia là dove (formazione, scuola, ricerca) occorrerebbe invece investire.Per di più, con la delega sul mercato del lavoro, la precarizzazione è diventata legge, tutta a carico delle generazioni più giovani. Attraverso la privatizzazione dei servizi all’impiego, che rende più deboli e sole le persone che cercano lavoro, lo staff leasing (la possibilità di “prendere in affitto” i lavoratori di un intero reparto), il lavoro a chiamata, i contratti di progetto, i contratti di lavoro individuali certificati da enti bilaterali, riduce le tutele (e quindi i costi) del lavoro. Così, nel caso di licenziamenti di massa, i vecchi posti di lavoro potranno essere sostituiti da giovani con forme di lavoro precarie e senza diritti.  
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