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15 Settembre, 2002
REFERENDUM SU "LEGGE CIRAMI" E "ROGATORIE": NON SONO PIU' ATTUALI
di Antonio Di Pietro.Incredibile ma vero. Per due volte Berlusconi e C. si sono fatti leggi ad personam e per due volte hanno sbagliato pure a scriverle. Mi riferisco alla legge sulle "rogatorie" e a quelle sul "legittimo sospetto".

REFERENDUM SU "LEGGE CIRAMI" E "ROGATORIE": NON SONO PIU' ATTUALI MA "NON PERDIAMOCI DI VISTA"
di Antonio Di Pietro

Incredibile ma vero. Per due volte Berlusconi e C. si sono fatti leggi ad personam e per due volte hanno sbagliato pure a scriverle. Mi riferisco alla legge sulle "rogatorie" e a quelle sul "legittimo sospetto".

In entrambi i casi lo scopo dichiarato era quello di evitare che i giudici di Milano potessero arrivare alla conclusione dei processi che li riguardavano. Con la prima legge si volevano rendere invalide le rogatorie relative all'acquisizione in Svizzera delle copie dei documenti bancari che comprovavano il passaggio di denaro fra gli imputati. Con la seconda (ribattezzata "legge Cirami", dal nome del suo stesso presentatore) si voleva addirittura far trasferire i processi da Milano a Brescia.

Ed invece, nel primo caso la legge sulle rogatorie è stata dichiarata dalla Suprema Corte non applicabile in quanto superata dalla "normativa consuetudinaria internazionale" già vigente e con valore superiore alla "legge ordinaria" del singolo Stato (normativa internazionale che prevede appunto che i documenti bancari provenienti da una autorità giudiziaria di un altro stato possono essere acquisiti anche in copia).

Parimenti la Corte di Cassazione ha riconosciuto che, nel caso di specie, la legge sul "legittimo sospetto" non si applica semplicemente perché - a differenza di quanto finora blaterato - a Milano non c'è e non c'è mai stato un clima persecutorio nei confronti di Berlusconi, Previti e compagnia bella tale da aver pregiudicato o da poter pregiudicare la libera determinazione delle persone che partecipano al processo.

Che fare allora di queste leggi così maldestramente ed avventatamente emanate? Molti, a suo tempo, tra cui io e tutti noi dell'Italia dei Valori, dei movimenti e dei girotondi, abbiamo sostenuto la necessità di promuovere un referendum popolare per abrogarle perché "di parte" e perché dannose. Abbiamo anche depositato i "quesiti referendari" in Cassazione e ci siamo preparati al difficile e gravoso compito della raccolta delle 500.000 firme necessarie per indire i referendum.

Abbiamo, però aspettato a partire con la raccolta delle firme perché speravamo che - alla luce del buon senso - la Corte di Cassazione "interpretasse" e "delimitasse" la portata delle due predette leggi da una parte rendendole accettabili sul piano costituzionale e degli interessi generali e dall'altra evitando che il ricorso strumentale a tali leggi potesse far ottenere un indebito beneficio a chiunque.

Così è avvenuto e noi ne siamo contenti non solo perché così la "furbizia" berlusconiana è stata sconfitta, ma soprattutto perché ora - grazie a questa interpretazione restrittiva e più aderente al dettato costituzionale viene scongiurato anche l'altro pericolo, quello per cui queste leggi avrebbero potuto avvantaggiare anche pericolosi criminali.

Orbene, alla luce delle "restrizioni interpretative" introdotte addirittura dai giudici della Suprema Corte di Cassazione a Sezioni riunite, appare evidente che le due leggi "salvaprocessi" in questione ("rogatorie" e "Cirami") hanno perso tutto il loro potenziale distruttivo nei confronti degli "effetti collaterali" che avrebbero potuto provocare in uno "stato di diritto".

Pertanto, a mio avviso, è ora diventato del tutto inutile spendere ulteriore tempo ed energie (ed anche denaro) per raccogliere le firme e scomodare i cittadini-elettori su questioni che - grazie a Dio - (anzi, grazie soprattutto all'insipienza in materia di tecnica legislativa dei proponenti) si sono risolte da sole.

Non resterebbe quindi che - come si dice in gergo - archiviare la pratica e aspettare che i giudici di Milano facciano il loro dovere e ci dicano finalmente se Berlusconi, Previti e C. siano colpevoli o innocenti.

Così ora "dovrebbe essere". Ma così non sarà perché molto probabilmente tenteranno di giocarsi la "carta dell'ultima spiaggia" approvandosi una legge con cui si autoassegnano l'immunità tout-court, del tipo: "i parlamentari non possono essere sotto posti a giudizio".
Anche per questa ragione non possiamo smobilitare come i reduci.
Dobbiamo invece ancora "resistere, resistere, resistere", come combattenti pronti a riprendere l'arma della mobilitazione generale.

Nel caso una tale legge dovesse passare noi dobbiamo nuovamente attivarci per azionare l'arma del referendum (peraltro obbligatorio in questo caso, trattandosi di una riforma costituzionale che difficilmente otterrebbe la fiducia di 2/3 dei rami del Parlamento).

A presto e - come ha detto Moretti - "non perdiamoci di vista".

ANTONIO DI PIETRO
(Presidente Italia dei Valori)
 


       



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