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15 Settembre, 2002
Quale analisi del testo? (di Maurizio Tiriticco)
L'analisi del testo? O la prova la si propone in modo corretto, oppure lasciamo perdere! Che figuraaaaa!!!!!!!

Con il medesimo titolo lo scorso anno espressi le mie riserve sulla scelta operata dal Ministero per la tipologia a) della prima prova scritta degli esami di Stato: si trattava di analizzare un “frammento” di uno dei canti più alti del Paradiso. Avanzai obiezioni abbastanza serie sulla opportunità di una scelta che avrebbe richiesto ben altro contesto che quello di un esame di Stato, soprattutto per la mutilazione che al canto di San Francesco era stata inferta, per cui nessun lettore, pur attento e provveduto, avrebbe potuto dare risposte esaurienti e convincenti ai quesiti proposti. Il mio articolo è reperibile in bacheca della didattica del sito www.edscuola.it.

Muovevo critiche anche alla tipologia stessa della prova, critiche che, in occasione di questa tornata di esame è opportuno riprendere e sviluppare, anche per l’increscioso errore commesso dal Ministero. A questo proposito, viene da chiedersi come mai l’esperto – o presunto tale – che ha proposto la prova a migliaia di candidati non sia stato capace egli stesso di analizzare convenientemente la poesia di Montale! Non si tratta affatto di una gaffe o di una svista, ma di un macroscopico errore, segnale di pressappochismo e di ignoranza! Purtroppo è forte il luogo comune per cui, se un poeta prova un’emozione ricordando un sorriso, questo non può essere che femminile! Non è lecito a un poeta maschio provare delle emozioni per un altro maschio! Certi stereotipi sono duri a morire! Ma nelle sedi di un Ministero dell’Istruzione con la I maiuscola un abbaglio di questo tipo non si può tollerare!

Ed il Ministro ha pensato bene di rimuovere su due piedi l’ispettrice Caterina Petruzzi che da anni provvede con solerzia e puntualissima attenzione all’intera organizzazione della “macchina” degli esami di Stato. La raccolta e l’allestimento delle prove – sono circa un migliaio – è uno dei compiti più complessi e difficili: si tratta di sollecitare decine di disciplinaristi e di specialisti a produrre proposte nel massimo della riservatezza e della segretezza. Ovviamente sul merito delle prove e sulla loro correttezza contenutistica la responsabilità del coordinatore dell’intera macchina è assolutamente nulla, perché è di pertinenza esclusiva dell’esperto. Va anche ricordato che in effetti l’ultima decisione tocca al ministro in persona, da sempre, perché è lui che procede alla scelta finale! E’ disdicevole che l’ispettrice paghi per responsabilità non sue!

Per quanto riguarda il merito della questione, va detto subito che produrre una prova mirata a verificare se un alunno è capace di analizzare un testo non è affatto una operazione facile. In effetti – lo ricordavo nell’articolo dello scorso anno – l’autore della prova “in prima istanza deve sapere che, qualunque sia il numero dei quesiti che porrà, questi devono afferire comunque almeno a tre ambiti a) la comprensione letterale del testo, il suo livello esplicito o superficiale; b) la comprensione del significato o dei possibili significati del testo, il suo livello implicito, l’intenzione palese o tacita dell’autore; c) la reazione che il lettore prova nei confronti del testo, quindi il livello comunicativo che questo comporta e che, ovviamente, non è eguale per tutti i lettori”. E’ evidente che più un testo è complesso, più è difficile dare risposte corrette e pertinenti – come si suol dire – soprattutto per l’ambito b).

E’ il caso di tutti i testi espressivi, in primo luogo di quelli poetici. Si tratta di testi sui quali la stessa critica letteraria è spesso divisa, quindi non è facile piegarli alle esigenze di un esame: che cosa potrebbe dire un candidato a proposito di un Papè Satan?. Altro discorso vale per i testi informativi, laddove è lo stesso autore che si adopera in termini di chiarezza espositiva per ottenere il massimo della visibilità e della comprensione. La cronaca in diretta di una partita di calcio o un resoconto parlamentare o le istruzioni per attivare il funzionamento di una fotocamera digitale non possono prestare il fianco a interpretazioni ambigue. Il Saggio sulla relatività ristretta o la stessa Critica della ragion pura sono di un rigore formale che non danno luogo a più letture. Altra cosa, ovviamente è il consenso. Il fruitore potrà essere o meno d’accordo su quanto l’autore afferma, ma il testo – questi tipi di testo – non si prestano a più significati. Tutto ciò, ovviamente, vale in linea di massima, perché il discrimine tra l’espressivo e l’informativo non è sempre marcato, e il performativo, spesso, nel linguaggio colloquiale, la fa da padrone. “Che caldo in questa stanza!” non è solo un’asserzione, ma un invito ad aprire la finestra!

Il linguaggio, in tutte le sue forme, è comunque sempre pieno di sottintesi e di metafore! L’analisi del testo è un gioco molto serio e, proprio perché è tale, mal si presta come prova d’esame, se non a certe condizioni! Che il testo sia informativo, argomentativo, narrativo anche, ma… quello poetico in senso stretto va sempre scelto con estrema cautela. E’ un testo, però, che si presta benissimo come apprendimento linguistico alto, purché sapientemente condotto.

Speriamo che il buon Luciano Favini, a cui tocca l’arduo compito di pensare alla nuova “macchina” dell’esame di Stato 2009, pretenda dagli esperti che propongano analisi del testo che lascino perdere il Paradiso e l’Opéra Comique e si contentino di qualcosa di più… terra terra!

Non facciamo giocare i nostri ragazzi con i santi, se non ci sappiamo giocare neanche noi!

Roma, 19 giugno 2008

Maurizio Tiriticco

 


       



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