15 Settembre, 2002
Libera inizitaiva
di Antonio Di Pietro,qualche semplice verità dietro a grandi numeri e paroloni da cui, a volte, ci lasciamo impressionare, credendo di trovarci di fronte alle libera iniziativa e alle “forze del mercato”...
Caro Direttore,
qualche semplice verità dietro a grandi numeri e paroloni da cui, a volte, ci lasciamo impressionare, credendo di trovarci di fronte alle libera iniziativa e alle “forze del mercato” (così si dice): ma non di rado di parassitismo si tratta.
GRANDI GRUPPI Supponiamo che qualche decina di anni fa, in alcune parti del mondo, siano nate nuove iniziative commerciali, per esempio le televisioni private. Supponiamo che, altrove e un po’ di tempo dopo, un imprenditore – senz’altro più furbo e lungimirante di altri – abbia intuito la grande potenzialità del fenomeno – per primo – anche per il proprio Paese. Supponiamo che abbia rapidamente creato un gruppo televisivo, e, con attività varie, occupato frequenze e spazi organizzativi (pubblicità, etc), creato consenso alla propria attività, affascinato pubblico e politici, monopolizzato il mercato. Oggi ha migliaia e migliaia di dipendenti. Ma ha dato o ha tolto lavoro? E se invece di un “gruppo”, con un’unica amministrazione, un unico ufficio pubblicità, un'unica catena di studi televisivi, un unico ufficio tecnico, e via dicendo, vi fossero più imprese distinte, con la moltiplicazione delle strutture? Di fatto, l’emittenza privata nel Paese in questione sarebbe nata comunque, come nel resto del mondo, e nel settore non sussiste il problema della concorrenza internazionale – che spesso induce alle concentrazioni industriali –, né la presenza della televisione pubblica – che in tutti i Paesi ha anche finalità di servizio – è commercialmente in contrasto: si è solo creata una posizione dominante, un supermercato televisivo senza risparmi per il consumatore, con esclusivo beneficio per l’imprenditore in questione, che non ha inventato nulla, ma è stato più scaltro e celere dei suoi potenziali concorrenti. In ogni caso, forse non si è creata occupazione.
GRANDI IMPRENDITORI Talora si sente ancora dire che, in fondo, un po’ di corruzione è necessaria affinché gli imprenditori possano fare il loro mestiere, creare e mantenere aziende, dare lavoro a impiegati e operai. Il sistema degli appalti pubblici, a titolo di esempio, non consente una programmazione delle aziende e di un livello stabile di forza-lavoro per le stesse, con norme che sembrano quasi indurre alla trasgressione. Ma che dire di gare combinate per ottenere ribassi minimi, rapporti non trasparenti con direzioni dei lavori, collaudi a dir poco superficiali, e via dicendo? I numeri delle imprese crescono (e, con essi, l’importanza e gli introiti degli imprenditori di riferimento). Ma, a ben vedere, con gli stessi soldi si sarebbero fatti 2 ospedali e non 1, 3 scuole e non 2, 5 strade e non 3: gli operai e gli impiegati occupati sarebbero stati in maggior numero (se non avessero lavorato per quest’imprenditore, avrebbero lavorato per quello) e la ricchezza sarebbe stata più equamente distribuita, oltre ad avere molte più infrastrutture a servizio dei cittadini. Anche se ci sono qualche villa, qualche yacht e qualche aereo privato in più, forse non si è creata occupazione.
GRANDI EVENTI Siamo sotto Elezioni Amministrative, e proliferano manifestazioni, sagre, concerti, gare sportive, e quant’altro, con il patrocinio di Comuni, Province e Regioni. Cosa non si farebbe, da parte di Consiglieri e Assessori, per farsi vedere in giro e raccogliere voti (a Roma, per una fiera agricola, è apparso anche un << Il Presidente …, On. …, presenta …>>. Manca solo <>!). Ma poniamoci in periodi non elettorali, apparentemente non sospetti. Supponiamo che un grande evento estivo abbia ricavi per 50, da biglietti d’ingresso, sponsor, ristorazione, etc; supponiamo che i costi siano pari a 55, per addetti e collaboratori, materiali, ospiti ed eventi, etc; supponiamo che l’evento sia bello e interessante, e che, attraverso un patrocinio pubblico, si possa dare un contributo agli organizzatori, per far guadagnare loro il giusto e consentire lo svolgimento dell’iniziativa. Se il contributo è 15, ci possiamo stare; ma se è 50 (oltre alle aree gratuite, il supporto istituzionale, il mancato controllo sulle modalità di collaborazione di personale totalmente precario, …) … Per non parlare delle manifestazioni pressoché invisibili. In questo modo forse non si è creata occupazione.
GRANDI CONSUMI La summa di tutti i discorsi dei falsi liberisti è nell’invito a consumare il più possibile, sempre e comunque. Ma sul modo di consumare, e sulla giustizia e sui valori che dovrebbero sovrintendere alla distribuzione della ricchezza, pochi i chiarimenti. Quasi quasi si sente dire che anche i su citati ville, yacht e aerei hanno richiesto forza-lavoro, e che quindi il denaro circola! Ma il beneficio materiale di tale circolazione, chissà perché, tocca solo i più furbi (sul beneficio spirituale il giudizio è inutile). Fra un po’ ci consiglieranno di tenere i rubinetti di casa costantemente aperti: anche se la bolletta è salata, si allargano i consumi, si dà lavoro alle aziende di distribuzione dell’acqua, si creano circolazione di denaro e ricchezza, che prima o poi torneranno, a favore dello sviluppo e del progresso. <>, come recita un recente spot governativo. Attraverso la leva dei consumi si favorisce sì l’occupazione, ma se ciò avviene in maniera acritica, senza un programma di sviluppo che sia anche socialmente ed ecologicamente coerente, aumentano il debito delle famiglie, il debito pubblico, la degradazione dell’ambiente, la tensione a distanza di tempo. Si sa, però, che spesso gli obiettivi politici sono a brevissimo termine, con il solo scopo di mantenere la poltrona.
Dietro ai grandi numeri, per concludere, non sempre la qualità dei programmi, la qualità delle idee, la qualità dei valori, la qualità della vita. Un piccolo messaggio da diffondere, con modestia: attenzione alla vera natura delle cose, e prevalenza alla qualità piuttosto che alla quantità.
Antonio Di Pietro
 
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