15 Settembre, 2002
Le ragioni che mi portano a sostenere Dario Franceschini di Gian Carlo Storti.
Le 5 parole chiave di Franceschini. FIDUCIA, REGOLE, UGUAGLIANZA, MERITO, QUALITA'
Le ragioni che mi portano a sostenere Dario
Franceschini di Gian Carlo Storti.
Le 5 parole chiave di Dario Franceschini.
FIDUCIA, REGOLE, UGUAGLIANZA, MERITO, QUALITA'
“Ogni mattina –ha scritto David Maria Turoldo-
quando si leva il sole, inizia un giorno
che non ha mai vissuto nessuno”.
Spesso nella mia militanza ho fatto scelte
contro-corrente e di discontinuità con le
mie esperienze precedenti. Chi mi conosce
sa che vengo del grande Partito Comunista di Gransci,Togliatti, Longo e Berlinguer
, come si diceva nei mitici anni '70-'80.
Non rinnego nulla di quegli anni, non butto
via la mia vita di militante.
All'interno di quel partito ho fatto le mie
battaglie, assieme ad altre migliaia di aderenti
, per far approdare quel grande patrimonio
nel porto della socialdemocrazia.
Questo non è stato sufficiente ad interpretare
il nuovo e mi sono battuto poi , prima per l'Ulivo e poi per il ,credo,definitivo
approdo: il Partito Democratico.
Questo mi pare oggi il punto fermo da cui
non tornare indietro.
Del resto anche la grande socialdemocrazia
europea si sta interrogando e la scelta fatta in Europa di costutuire
un gruppo parlamentare che andrà oltre quella tradizione ed aperto alle diverse
forze democratiche europee sta diventando
un fatto politico rilevante che contribuirà
a delineare le nuove strategie per battere
la destra che oggi sembra "una invincibile
e medioevale armata".
Questo PD oggi va a Congresso. Ci va dopo
pesanti e brucianti sconfitte elettorali.
I molti detrattori danno il PD alla frutta,
sulla via dell'implosione interna. Vedo pure io questo pericolo ma allo stesso
tempo vedo che vi è la possibilità di uscire da questa situazione e rilanciare
un'azione politica che consenta di costruire
un'alternativa alla destra oggi imperante.
I candidati alla segreteria nazionale oggi
sono tre: Bersani, Franceschini e Marino.
Ho scelto di sostenere Dario Franceschini.
Cerco di motivare, al meglio, il perché della
scelta.
Nella sua relazione di presentazione della
sua candidatura afferma fra l'altro.
"E’ stato detto che il populista pensa
alle prossime elezioni, il riformista alle
prossime
generazioni. Ecco. La destra italiana pensa sempre e solo
alle prossime elezioni. Noi democratici
pensiamo prima di tutto alle prossime generazioni.
Un riformismo che abbia il coraggio di sfidare
le destre non rincorrendole, non limitandosi a proporre correttivi ai modelli
sociali che ha imposto,
ma mettendo in campo una gerarchia di valori
alternativa e proiettata sul futuro".
Centrale poi il successivo ragionamento che
sviluppa con vigore:
"Costruiremo la nuova alleanza con cui
candidarci alla guida del Paese e vincere.
Vogliamo tornare a vincere e quindi sceglieremo
la strada delle alleanze anche per il governo nazionale, come abbiamo fatto
nei comuni e nelle province e come faremo
il prossimo anno nelle regioni. Ma dobbiamo
dire con chiarezza che non torneremo a quella
stagione delle coalizioni frammentate e litigiose, costruite con l’unico
collante del nemico. Quel tipo di coalizione
che ha sempre colpevolmente coperto la qualità
dell’azione dei governi di centrosinistra. Formeremo
una alleanza che dia agli italiani la garanzia
di un programma condiviso e realizzabile.
Credibile non solo per vincere ma anche per
poi riuscire a governare. E difenderemo i
principi del bipolarismo e dell’alternanza
tanto faticosamente conquistati.
Non torneremo indietro, ad un centro-sinistra
col trattino, basato su una divisione di
compiti nel raccogliere consenso o nel rappresentare
pezzi di società e che circoscriva la nostra capacità espansiva.
Non torneremo nemmeno indietro a scelte politiche
né accetteremo leggi elettorali che spostino
a dopo il voto la scelta delle alleanze,
sottraendo ai cittadini il diritto di conoscerle
e sceglierle prima".
E continua:
"E necessario fare opposizione. Parliamo
troppo poco di questo. Eppure questo oggi è il nostro compito principale.
Il compito che dobbiamo svolgere anche in
questi mesi di congresso, tenendo distinto
il piano del dibattito interno dall’esigenza
di rappresentare le posizioni del partito
all’esterno in modo unitario e condiviso.
Dobbiamo continuare a mettere in campo proposte
per risolvere i problemi del Paese ma questo
non è in alcun modo in contrasto con quello
che fanno le opposizioni in tutte le democrazie
del mondo: si oppongono.
Criticano l’azione del governo, ne denunciano
le omissioni e le colpe. Noi dobbiamo riuscire
a farlo con più determinazione.
Non dobbiamo farci condizionare dalle parole
dei nostri avversari o di quei politologi
interessati che ci accusano di antiberlusconismo
ad ogni critica che facciamo".
Vi è poi il fatto che Dario Franceschini
, dalle dimissioni di Veltroni ad oggi, ha fatto un grande lavoro ridando non solo
smalto ma anche autorevolezza ad un partito
che sembrava, od era, anche per pesanti contrapposizioni
interne , allo sbando.
Infine annoto con piacere che Piero Fassino,
ultimo segretario dei DS, e Sergio Cofferati,
già segretario della CGIL, lo sostengono
dando corpo a quel ragionamento, che ha alzato un poco di polvere " Non
torneremo indietro, ad un centro-sinistra
col trattino, basato su una divisione di
compiti nel raccogliere consenso o nel rappresentare
pezzi di società e che circoscriva la nostra
capacità espansiva".
Ovviamente la campagna congressuale andrà
come gli iscritti e gli elettori decideranno.
L'importante è esserci ancora dopo.
Gian Carlo Storti
storti@welfareitalia.it
 
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