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15 Settembre, 2002
Gemma Calabresi presenta il libro " Spingendo la notte più in là" di Mario Calabresi
Spingendo la notte più in là pubblicato da Mondadori (collana Strade Blu) è un libro appassionato e drammatico in cui Mario Calabresi narra la dolorosa vicenda della sua famiglia e implicitamente di tutte le famiglie colpite dalla violenza del terrorismo.

INTERVISTA D’AUTORE
GEMMA CALABRESI PRESENTA IL LIBRO SPINGENDO LA NOTTE PIU’ IN LA’
DI MARIO CALABRESI
Interviene VITTORIANO ZANOLLI , direttore del quotidiano “La Provincia”
MARTEDI’ 11 NOVEMBRE 2008
ORE 17 (Piazza Giovanni XXIII 1 , Cremona)
Gli anni di piombo raccontati da chi li ha vissuti sulla propria pelle in quanto vittima di un attentato efferato è il tema dell’incontro che si terrà martedì 11 novembre 2008 presso la Fondazione Città di Cremona.
Gemma Calabresi, vedova del Commissario Luigi Calabresi, attraverso la sua testimonianza diretta e quella del figlio Mario, autore del libro Spingendo la notte più in là (Mondadori), ci offre l’opportunità di considerare da una nuova prospettiva un evento che ha segnato la storia del terrorismo italiano degli anni ’70.

Spingendo la notte più in là pubblicato da Mondadori (collana Strade Blu) è un libro appassionato e drammatico in cui Mario Calabresi narra la dolorosa vicenda della sua famiglia e implicitamente di tutte le famiglie colpite dalla violenza del terrorismo.

“Non fu una morte inaspettata”, scrive oggi Mario che all’epoca del tragico evento aveva solo due anni, bensì “lo sbocco naturale di un vero e proprio strazio scandito da lettere anonime, minacce scritte sui muri e violenti attacchi pubblici”. Per chi rimase fu “qualcosa di molto simile ad un naufragio (…), a una voragine in cui si può sprofondare per sempre o da cui si può ripartire raccogliendo le poche cose che restano”.

Una storia di dolore ma anche di grande forza morale raccontata attraverso una scrittura limpida, irreprensibile e commovente che pone in risalto come la voglia di vivere e l’amore per gli altri spesso siano riusciti a vincere l’odio e le divisioni che ancora oggi colpiscono il nostro Paese.

Quella di Mario Calabresi e della sua famiglia è una storia crudele, fatta di umane solitudini scaturite da un evento luttuoso difficile da accettare per la sua implicita assurdità; una storia che si fa testimonianza preziosa perchè scevra da ogni traccia di vendetta, immune da ogni presunzione di giudizio. E’ la forza del ricordo, del sentimento e il desiderio irrinunciabile di verità a rendere questo libro autentico, verosimile, anche per i più scettici. “Sono i particolari, che negli anni ho raccolto e istintivamente catalogato nella memoria, - spiega Mario - a fare di una giornata qualsiasi una giornata annunciata. Prevista. Quasi attesa.”

Oltre alla ricostruzione dei fatti - condotta con il rigore del cronista - sono alcune immagini fortemente evocative a colpire il lettore di “Spingendo la notte più in là” invitandolo ad una riflessione profonda che, prima di essere storica diviene antropologica, sociale e umana. Ecco che il suono del campanello di casa, l’amico di famiglia che annuncia la morte del padre, il “No” disperato della madre, Mario che si attacca alle sue sottane e “lei gira su stessa” e lui con lei, si fa immagine netta, struggente, reale quanto ineluttabile: “nella mia memoria – scrive Mario - continuiamo a girare per un tempo lunghissimo, congelato, in bianco e nero”.
Il ricordo del padre, intenso e affettuoso, è sintetizzato da Mario Calabresi in un frammento letterario peculiare: lui bambino a cavalcioni sulle spalle del papà mentre scavalcano una transenna – trasgrediscono la regola - per andare incontro alla Banda degli Alpini e toccare quel trombone che era il suo sogno di bambino. Una felicità che diviene “una sensazione di pienezza”, l’eredità più preziosa, quella che regala ancora oggi “tranquillità in mezzo al disordine”.


MARIO CALABRESI ha studiato storia e giornalismo, ha lavorato come cronista parlamentare all’Ansa e alla redazione romana della “Stampa”. E’ stato caporedattore centrale della Repubblica di cui oggi è corrispondente da New York

BREVI CENNI STORICI
Luigi Calabresi fu assassinato il 17 maggio del 1972 mentre usciva di casa, colpito da due colpi di pistola, uno alle spalle e uno alla nuca.
Le indagini sull’omicidio ebbero una svolta nel 1888 con l’arresto di Adriano Sofri, Giorgio Pietrostefani e Ovidio Bompressi indicati quali militanti di Lotta Continua.
Dopo una lunga e tormentata vicenda giudiziaria, nel 1997 la Cassazione rese definitiva la sentenza di condanna e Sofri, Bompressi e Pietrostefani entrarono in carcere a Pisa.
“La condanna divise profondamente l’opinione pubblica. Per la liberazione dei tre si mobilitarono intellettuali e politici e nacquero comitati cittadini”.
Bompressi, liberato nel 1998 per motivi di salute, fu posto agli arresti domiciliari nel 2006 e successivamente graziato da Giorgio Napolitano; Pietrostefani dal 2000 vive a Parigi da latitante; Sofri, dopo un grave problema di salute nel 2005 e in seguito alla disposizione del Tribunale di Sorveglianza di Firenze, dal 2006 beneficia di un differimento di pena.

Il Presidente della Repubblica Carlo Azelio Ciampi ha conferito la medaglia d’oro alla memoria di Luigi Calabresi il 14 maggio 2004.

FONDAZIONE CITTA’ DI CREMONA
Piazza Giovanni XXIII 1, Cremona
Tel. 0372 – 421011
e-mail: segreteria@fondazionecr.it

 


       



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