15 Settembre, 2002
La Provincia di Cremona inaugura la mostra "MARIO TOFFETTI. Lo scultore dei Papi"
sabato 20 dicembre 2008, alle ore 18 nelle Sale nobili di Palazzo Stanga Cremona, via Palestro 36
La Provincia di Cremona inaugura la mostra
"MARIO TOFFETTI. Lo scultore dei Papi"
sabato 20 dicembre 2008, alle ore 18 nelle
Sale nobili di Palazzo Stanga Cremona, via
Palestro 36
L’arte di Mario Toffetti esprime una sensibilità
e una spiritualità profondissime, ha la capacità
straordinaria di rendere il mistero intoccabile
e inafferrabile, lontanissimo e vicinissimo,
della Fede e dell’Uomo. Di fronte alle sue
opere è davvero impossibile rimanere indifferenti:
non solo impongono di essere contemplate
con gli occhi ma ti interrogano, ti chiedono
di essere interpretate e decifrate, in maniera
sempre profonda e impegnativa. In questo
viaggio ci accompagna - con naturale leggerezza
- l’autore perché per lui l’arte e la vita
corrono su due binari paralleli. “Mia madre,
quando ero bambino, si lamentava perché le
scaglie dello scolpire finivano nel piatto”
ci ha detto quando abbiamo visitato il suo
studio. Ecco perché le opere di Toffetti
sono anche pagine autobiografiche che tendono
ad indagare una dimensione spirituale, e
che si svolgono secondo i ritmi di un monologo
interiore, analogo, nel suo strutturarsi
a ciò che, in letteratura, viene chiamato
flusso di coscienza. Ma lo straordinario
artista di Mozzanica ci invita ad andare
oltre, ci sprona a riflettere sul legame
stretto, quasi inscindibile tra arte e fede
perché, sembra suggerire, entrambe agiscono
nella trama della simbolizzazione del mondo.
Condividere queste osservazioni è necessario
per comprendere la sua poetica, per afferrare
tutta la fatica e la difficoltà del rapporto
tra bellezza e salvezza, tra forma e luce,
tra arte e verità. La resa plastica è coerente
con questi presupposti, ha la fluidità dell’acqua,
con le sue volute a spirale, che rendono
leggera ogni opera, anche le porte, come
quella di Santa Maria Maggiore, alta quasi
cinque metri, che ha l’immaterialità e la
decisione del vento che cambia rapido direzione
fino a sorprenderti, con quei “guizzi” forti
che – nello stesso capolavoro - increspano
la superficie liscia. E poi ci sono i giochi
di luce, inafferrabili come le emozioni,
che elevano ciò che è raffigurato da semplice
narrazione a luogo dell’anima, impossibile
da raccontare ma anche da dimenticare, dove
si è catturati da ogni particolare, dalla
filigrana degli spessori minimi, sensibilissimi
alla luce, quasi rapiti dalle figure innervate
di vita pulsante, di cui si coglie la grandezza
e il carattere, la gioia e la sofferenza.
E con cui non si può che creare un legame,
in alcuni casi addirittura immedesimarsi.
C’è, in questi capolavori, l’essenza dell’uomo
e dell’arte moderna.
Osserva acutamente uno dei maggiori critici
italiani, Flavio Caroli, nel suo volume dedicato
al “volto di Gesù”, riferendosi alla situazione
attuale: “La religione cristiana, per l’arte,
torna a essere un colossale problema privato”.
Ci vuole suggerire, Caroli, che mentre nel
Rinascimento l’uomo d’Occidente collocava
se stesso al centro dello spazio, ora la
situazione è radicalmente mutata e l’uomo
contemporaneo è purtroppo quello della solitudine
e nella solitudine trova «una speranza di
salvezza», o almeno di poesia.
La stessa tensione, l’abbiamo ritrovata nelle
opere di Mario Toffetti, dove ognuna ripropone
i quesiti primari dell’esistenza umana che
nessuna filosofia, ma solo l’arte e la fede
hanno saputo risolvere.
Di averci donato – in questo periodo di festività
legate al Santo Natale - questa bella e importante
mostra lo ringraziamo sinceramente. Così
come esprimiamo sincera gratitudine a tutta
la sua famiglia: i figli Fidia e Michelangelo
e la moglie Caterina, che tanta importanza
– come ha ribadito anche in una recente intervista
rilasciata a Famiglia Cristiana - hanno nel
gesto creaturale di Toffetti.
Nel trentesimo anniversario della morte si
è riscoperta la figura di Paolo VI. Di Lui
abbiamo ritrovato un passo che ci pare la
migliore spiegazione della poetica e dell’importanza
di questo grande artista, e che è risposta
alla domanda, posta da Dostoevskij in un
suo romanzo, ma che ha attraversato tutto
l’Ottocento e il Novecento: “può la bellezza
salvare il mondo?”. Scrive, nel ’64, il Santo
Padre “... questo mondo, nel quale viviamo,
ha bisogno di bellezza per non affondare
nella disperazione. La bellezza. Come la
verità, è ciò che mette gioia nel cuore,
è quel frutto prezioso che resiste all’usura
del tempo, che unisce le generazioni e le
congiunge nell’ammirazione...”.
La Cappella del Centro di spiritualità del
Santuario di Caravaggio, opera di Mario Toffetti
In diocesi di Bergamo, a pochi chilometri
dal Santuario della Madonna di Caravaggio,
vive e lavora lo scultore Mario Toffetti,
nativo di Mozzanica (al confine con il comune
cremonese di Castel Gabbiano), “artista del
sacro” e “scultore dei Papi” come lo ha definito
la critica per le tante e pregevoli sculture
a soggetto religioso, per i portali in bronzo
realizzati per le grandi basiliche, per le
medaglie pontificie coniate in tanti anni
di intensa attività.
Solo per citarne alcune, si possono notare
opere di Toffetti (fregi, sculture, vetrate
e arredi) nella cappella del Centro di spiritualità
del Santuario di Caravaggio, che fu inaugurata
da Papa Giovanni Paolo II durante il soggiorno
del giugno 1992; così come al suo genio sono
da ascrivere il nuovo immenso portale bronzeo
(5 metri di altezza per 2,30 di larghezza,
15 tonnellate di peso) di Santa Maria Maggiore,
una delle cinque grandi basiliche patriarcali
di Roma, il fonte battesimale nella Cappella
Sistina e, a Crema, l'altare del Duomo e
il portale della basilica di Santa Maria
della Croce.
Senza dimenticare il portale d'ingresso in
bronzo del quattrocentesco Santuario della
Beata Vergine di San Lorenzo a Guanzate in
provincia di Como e la monumentale Via Crucis
nella Chiesa Parrocchiale di Rocca Massima
(Latina), opera marmorea di grande ispirazione;
o il nuovo arredo della chiesa del Policlinico
Gemelli di Roma: altare, ambone, sedute in
marmo e un imponente crocifisso bronzeo che
risorge, attraendo a sé, in un grande movimento
a spirale, tutta la famiglia umana. Per non
parlare, fra tante altre, della medaglia
coniata nel 1995 in occasione del XV anno
di pontificato di Giovanni Paolo II e l’uscita
del Nuovo catechismo.
Dove Toffetti si procuri certi marmi dalle
venature che sembrano acqua, o dove trovi
certe qualità e sfumature, come il rosa di
Portogallo per il gruppo dell’apparizione
della Vergine di Caravaggio che si trova
a Tabaka, in Kenia, fa parte di quei segreti
che ogni vero artista non rivelerà mai.
Mostra promossa dalla
PROVINCIA DI CREMONA
Con il contributo di
ARVEDI
Organizzazione
APIC Cremona
Info: 0372 458302
Maggiori informazioni e immagini sul sito
web
della mostra: www.cremonamostre.it
 
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