15 Settembre, 2002
Torchio, la partita si vince al centro
Giuseppe Torchio, il candidato del centrosinistra per sostituire Gian Carlo Corada alla guida della Provincia di Cremona. Una notizia che rimbalza da mesi negli ambienti politici cremonesi ma che attende ancora una ufficializzazione.
Torchio, la partita si vince al centro
Giuseppe Torchio, il candidato del centrosinistra per sostituire Gian Carlo Corada alla guida della Provincia di Cremona. Una notizia che rimbalza da mesi negli ambienti politici cremonesi ma che attende ancora una ufficializzazione.
"Non spetta certo a me darla - afferma Torchio - D'altronde le forze di centrosinistra devono prima definire le modalità attraverso cui far uscire la candidatura e nel frattempo va definito il programma che debba consentire la formazione di una coalizione allargata a Rifondazione Comunista e alla Lista Di Pietro".
In questo modo ha già delineato le componenti politiche della sua alleanza di centrosinistra.
"Io la penso ancora più ampia in quanto ritengo che non dobbiamo avere preclusioni, soprattutto nell'area di centro dove dobbiamo essere in grado di cogliere i movimenti che stanno avvenendo, riversando le novità nel nostro programma".
Indipendentemente da una sua candidatura, come vede la sfida tra i due poli per la conquista della Provincia?
"Il centrosinistra avrà il difficile compito di ribaltare i dati delle ultime elezioni Politiche del 2001 quando l'Ulivo con Rifondazione e Di Pietro ha raccolto il 10,3% meno della Casa delle Libertà. Partendo da questi numeri posso dire che una mia candidatura a presidente non è certo un elemento di gioia o di liberazione, ma una decisione da prendere con grande responsabilità".
Lei manca da dieci anni dalla scena politica provinciale, vale a dire da quando fu sconfitto nel collegio camerale di Soresina.
"Allora era appena avvenuta la divisione all'interno della Dc e avevo fatto una scelta di coerenza schierandomi nel centrosinistra. Appena perse le elezioni ho ripreso la mia vita di pendolare, avanti e indietro da Milano per uno stipendio da un milione al mese".
Quali sono oggi i rapporti con le due principali forze della coalizione: Ds e Margherita?
"Ho molto apprezzato la posizione coraggiosa che il segretario regionale dei Ds Luciano Pizzetti ha preso prima dell'estate nei miei confronti. Da qui si è aperto un dialogo che ha interessato gli amici della Margherita. Devo dire che nella mia terra, lontano dal gossip romano, ho trovato grandi stimoli per fare politica, per confrontarmi con i cittadini".
Si parla di un importante ruolo dei sindaci uscenti nella sua lista per la Provincia.
"Una legge assurda impedisce ai sindaci di ripresentarsi dopo il secondo mandato. Mi sto battendo perché la legge sia cambiata, in ogni modo credo che la loro esperienza e capacità non debbano andare disperse. C'è un gruppo giovane e motivato che è pronto a mettersi in campo. Ma ci sono anche altre risorse, come gli ordini professionali, le categorie economiche, tante energie che dobbiamo motivare. E torno a ripetere, c'è poi quell'area di centro che non può essere lasciata divisa in mille rivoli".
Ha già pensato a quali potrebbero essere i suoi più stretti collaboratori?
"La nostra provincia ha grandi personalità che vanno valorizzate. Basta non si cominci col chiedere assessori a destra e a manca; facendo così si indebolisce solo la squadra. Ma mi sembra che da questo punto di vista i partiti del centrosinistra stiano ben lavorando".
Ci sono alcuni temi caldi che hanno portato a posizioni variegate anche all'interno del centrosinistra. Non teme di trovarsi con forti spaccature nella coalizione nel corso della campagna elettorale?
"In effetti credo che dobbiamo al più presto affrontare alcuni argomenti che interessano il nostro territorio al fine di trovare un fronte comune. E mi riferisco in particolare alle autostrade, alla questione socio-assistenziale e alla centrale elettrica, tre argomenti sui quali dobbiamo sin da subito chiarirci".
Autostrade e centrale elettrica. Da sempre per la nostra provincia si è parlato di deficit infrastrutturale. Si sta muovendo qualcosa?
"Per decenni abbiamo assistito all'immobilismo assoluto. Ai dibattiti sull'economia, sulla viabilità o sull'approvvigionamento energetico negli ultimi quarant'anni sono state dette sempre le stesse identiche cose. Ma forse adesso qualcosa sta cambiando grazie anche all'accordo che abbiamo raggiunto per modificare i criteri dei trasferimenti dello Stato. Fino ad ora si ragionava sulla base della spesa storica mentre da adesso i trasferimenti avverranno in rapporto alla capacità fiscale. Un grande passo avanti".
Quale sarà nel futuro il ruolo delle Province a cui in questi ultimi anni sono arrivate sempre maggiori deleghe?
"Credo abbiano una reale possibilità di crescita se la compartecipazione al gettito fiscale fosse finalmente consolidata. Oggi assistiamo a una grande contraddizione: da una parte abbiamo le Regioni autonome con statuto speciale che hanno grandi capacità operative mentre ben diversa è la situazione da noi e in tutto il resto d'Italia".
Molto probabilmente suo antagonista per la poltrona di presidente della Provincia sarà il cremasco Gianni Rossoni, consigliere regionale di Forza Italia.
"Un amico di vecchia data, una persona che per diversi anni ha fatto un percorso politico simile al mio. Veniamo entrambi da quell'incubatoio politico che è stata la Democrazia Cristiana. Credo che in Provincia vincerà chi avrà la capacità di interpretare il territorio e i suoi bisogni. Il mio modello rimane il presidente dell'amministrazione provinciale di Bolzano che riceve ogni giorno decine di persone e che ha sempre il suo ufficio aperto: un amministratore locale deve avere un rapporto diretto con la gente".
si ringrazia 'Cronaca'
www.cronaca.it 
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