15 Settembre, 2002 La non pensione dei parasubordinati Se dovessimo dare la simulazione della pensione ai parasubordinati rischieremmo un sommovimento sociale".
"Se dovessimo dare la simulazione della
pensione ai parasubordinati rischieremmo
un sommovimento sociale". Una frase
lapidaria che restituisce concretezza e un'urgenza
al dibattito sulla precarietà che è tanto
di moda quanto debole nell'incidere sull'orientamento
in materia di politica del lavoro delle istituzioni
nazionali. Questa frase è stata pronunciata
dal presidente dell'Inps Antonio Mastrapasqua
in risposta a chi chiedeva per quale motivo
l'inps negasse a collaboratori, associati
in partecipazione, lavoratori autonomi iscritti
alla gestione separata (il fondo dell'Inps
in cui si versano i contributi previdenziali
dei lavoratori parasubordinati, che, tengo
a precisare è in attivo) la possibilità di
accedere in via telematica alla simulazione
dell'entità della pensione che percepirebbero
una volta raggiunti i requisiti. La verità
è che con l'attuale sistema contributivo,
i trattamenti maturati da collaboratori e
consulenti spesso non arrivano alla pensione
minima. Di fatto i parasubordinati pagano
i contributi previsti dalla legge per garantire
a chi avrà i requisiti di andare in pensione.
Il fenomeno dei collaboratori a progetto,
dei lavoratori autonomi non è più da molti
anni un elemento marginale nell'ambito del
mercato del lavoro, è necessario il problema
venga affrontato e risolto per restituire
un futuro che ora, allo stato attuale, è
a loro negato. Il rischio è che questo “sommovimento
sociale” ora sopito dall'assenza di informazioni
trasparenti e chiare, deflagrerà tra venti
o trent'anni quando il flusso di parasubordinati
che usciranno dal mondo del lavoro sarà consistente.