15 Settembre, 2002
Coradi:considerazioni sugli incidenti negli impianti di metano
Di chi le responsabilità? La precedente amministrazione Torchio non è esente.
Coradi:considerazioni sugli incidenti negli
impianti di metano
Di chi le responsabilità? La precedente amministrazione
Torchio non è esente.
Egregio Direttore, due incidenti in pochi
giorni hanno toccato gli impiantidi metano
presenti nella provincia di Cremona.
Il primo si è verificato a Bordolano il giorno
8 dicembre 2010 quando le sirene d’allarme
hanno rotto il silenzio della campagna dalle
10.30 alle 11.38 al “Cluster B pozzi 1-21”,
lungo la
strada provinciale 25 Bordolano-Castelvisconti.
Le forze dell’ordine ed i Vigili del Fuoco
avvertiti della situazione, non sono intervenuti.
Il secondo episodio riguarda lo scoppio avvenuto
il 23 dicembre 2010 alle ore 10.45 nello
stoccaggio di Ripalta
Guerina, nei pressi di Crema, con la rottura
di una valvola di sicurezza, la fuoriuscita
di una nube metano dalle
dimensioni ragguardevoli: alta sei metri,
lunga cinquanta metri, che “galleggiava”
quattro-cinque metrida terra.
In questo caso sono intervenuti i Vigili
del Fuoco del vicino distaccamento di Crema,
a circa 5 km da Ripalta Guerina.
Un dato comune a tutti e due gli episodi
è la minimizzazione del rischio da parte
dei due Sindaci. Aggravato dal fatto
che a Bordolano non esiste il Piano di Emergenza
Esterna per gli incidenti negli impianti
che trattano metano
e a Ripalta Guerina il Piano di Emergenza,
se esiste, sarà stato tenuto, con ogni probabilità,
ben stretto
negli uffici comunali senza che la gente
conoscesse cosa doveva fare in caso di incidenti.
Altro “dettaglio”:
nessuna notizia sulla stampa del suono delle
sirene di allarme a Ripalta Guerina. Un fatto
non del tutto secondario
che la gente non conosce.
Dunque il territorio cremonese scopre nel
breve volgere di quindici giorni, di essere
uno dei più grandi
“depositi naturali” di gas metano, depositi
che “sfruttano” gli anfratti dei vecchi giacimenti
ormai esausti a
Bordolano e sotto il Fiume Oglio nel Parco
Oglio Nord, a Sergnano, a Ripalta Guerina,
a Ripalta Cremasca, a
Romanengo, con una estensione che varia dai
135 kmq di Bordolano ad una ampia zona che
va da Sergnano
a Cassano d’Adda fino al bergamasco, secondo
le affermazioni del Sindaco di Pianengo in
Consiglio Comunale.
Il tutto senza che i cittadini conoscano
i rischi di tali “depositi”, senza che i
cittadini conoscano i
“Piani di Emergenza Esterni”, senza sapere
di convivere a contatto con vere e proprie
“bombe sotterranee”
con le case, le industrie, gli ospedali,
le scuole, le caserme, le autostrade, le
ferrovie che passano sopra questi
enormi “stoccaggi naturali”, senza nemmeno
conoscere la qualità dell’aria che si respira
a Bordolano, a
Sergnano, a Romanengo, Ripalta Cremasca,
Ripalta Guerina e nei comuni della “Vasta
Area degli Stoccaggi”
che abbraccia gran parte della provincia
di Cremona, piadenese e casalasco compresi
(nel prossimo futuro?),
visto e considerato che il metano è un potente
gas serra e contribuisce ad aumentare l’inquinamento
del pianeta ed emette biossido di azoto particolarmente
nocivo per l’uomo.. Nessun cittadino conosce
i Piani di Emergenza Esterna, nessuno sa
cosa fare.
Nemmeno a Sergnano dove addirittura il Campo
di Calcio Comunale ospita le partite e gli
allenamenti della squadra locale che
milita nel “girone J” della Seconda Categoria.
Eppure il campo di calcio si trova nella
“zona rossa – elevata probabilità di letalità
per persone sane
non adeguatamente protette” per la vicinanza,
circa 50 metri (?) di strutture industriali
dello stoccaggio
nel cui perimetro è “Obbligatorio per i veicoli,
entrare con l’apposito rompifiamma applicato
al tubo di scappamento”.
E’ in questa situazione di rischio per la
popolazione, rischio ammesso anche nella
Delibera n. 158 del 23 marzo 2009 della
Giunta della Provincia di Cremona (Presidente
Giuseppe Torchio, Assessore all’Ambiente
Giovanni Biondi), che oggi leggiamo la stupefacente
leggerezza l’ordine del giorno presentato
dalla minoranza in Consiglio Provinciale
firmato da Giuseppe Torchio, Giovanni Biondi,
Clara Rita
Milesi. Gianpaolo Dusi, con il quale si chiede
di “aprire un tavolo con l’Eni”, dopo che
lo stesso Torchio nelle vesti di Presidente
della
Provincia di incontri con l’Eni, assieme
all’allora Assessore alle Attività Produttive
della Provincia, Savoldi,
ne ha fatti di incontri senza dover mai rendere
conto ai cittadini cremonesi, se non addirittura
“offrendo ad Eni e Stogit la sua mediazione
istituzionale perché trattare con piccoli
comuni non attrezzati sarebbe diventato difficile
per il Gruppo Eni”.
Ed i risultasti si sono visti, grazie all’ex
Presidente Torchio: nessuno ha mai saputo
nulla del “Progetto Bordolano Stoccaggio”,
nessuno dei
quindici Comuni il cui territorio è coinvolto
nello stoccaggio conosce i progetti, nessuno
ha mai potuto produrre
osservazioni, nessuno dei 55.000 cittadini
abitanti sopra lo stoccaggio ha mai potuto
dire la propria opinione. Cittadini compensati
una tantum 50 Euro a testa e territorio valutato
20.700 Euro a kmq, per i 25 anni di durata
della convenzione.
Tutto questo alla faccia della Convenzione
Europa di Aarhus del 1998 che sancisce il
diritto alla partecipazione
e alle decisioni dei cittadini proprio in
materia energetica.
Tutto questo grazie ai buoni rapporti fra
l’ex Presidente Torchio e l’Eni- Stogit?
Ecco perché fa uno strano effetto leggere
sulla stampa in
questi ultimi mesi l’assidua tempestività,
come morso dalla tarantola del rimorso, dell’ex
Presidente della Provincia di Cremona, Giuseppe
Torchio, a proposito della “questione del
gas” in provincia di Cremona.
La sua spasmodica corsa all’intervento a
chiedere ad ENI-Stogit di fare oggi quello
che le Istituzioni non hanno
fatto prima, ci rappresenta un personaggio
che vuole mettere toppe, vistose toppe, ad
un lavoro da lui cominciato
in fretta e rimasto, per lui, incompiuto,
le cui beffe ora ricadono sopra i cittadini
della provincia di Cremona.
Gli chiediamo sommessamente se non poteva
pensarci prima, se non poteva avere il coraggio
di interpellare prima i suoi concittadini,
se non poteva prevedere gli effetti di rischio
cui sta sottoponendo, grazie alle sue decisioni,
i suoi cittadini, la gente che vive e investe
nel
territorio che lui ha amministrato e che
ora si trova a dover fare i conti con rischi,
danni per la salute e
scempi ambientali di ogni tipo: come mai
si è “dimenticato “ di chiedere la fidejussione
a favore del territorio e
dei suoi abitanti in caso di danni o incidenti
provocati dalle strutture industriali Eni-Stogit
negli accordi
compensativi da lui firmati con Stogit e
il Comune di Bordolano nel maggio 2009 e
nella Delibera della Giunta Provinciale n.
158 del 23
marzo 2009? Forse perché una valutazione
comparata e mirata del territorio avrebbe
stabilito prezzi e costi
esorbitanti di fidejussione per ENIStogit
tali da far diventare ulteriormente diseconomico
investire negli
stoccaggi di metano? Ma a chi si devono rivolgere
i cittadini in caso di danni? Ce lo vuole
spiegare, l’ex
Presidente della Provincia Giuseppe Torchio,
o siamo destinati anche noi cremonesi a fare
la fine degli abitanti
del Vajont? Ci chiediamo se questo “signorotto
padano della politica” conosce il valore
del lavoro, degli investimenti
che i cittadini hanno compiuto per farsi
la casa, per aprire una attività e vedere
poi tutto essere messo a rischio per le improvvide
ed
improvvise decisioni dei “signorotti della
politica” alla cui “casta” lo stesso Torchio
appartiene e che non
rispondono ai cittadini, ma solo agli interessi
del potente o delle multinazionali di turno.
Lo invitiamo, altrettanto
sommessamente, a risparmiarci la sua coda
di paglia, le sue lacrime di coccodrillo,
i suoi rimpianti
fuori luogo, a smetterla, una volta per tutte,
di prendere in giro i cittadini che di fatto
si trovano “alla
canna del gas” fra sindaci che difendono
le multinazionali, sicurezze mancate ed uno
sprezzante uso (e abuso) del territorio.
Ezio Corradi
Vicepresidente Coordinamento
Comitati Ambientalisti
 
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