15 Settembre, 2002
Appunti dal Caffè Chagall
di Massimo Negri di Casalmaggiore
Cari amici di Welfare Cremona,
qualche giorno fa ero a Parma e facendo sosta
al piccolo "Caffè
Chagall" mi sono appuntato una parte
dell' editoriale di Candido Cannavò
sulla Gazzetta dello Sport del 19 novembre
2003.
La trascrivo volentieri :
"Un giorno di dolore ci ha riunito:
siamo tutti italiani.
Non importa se le bandiere, in onore dei
ragazzi caduti in Iraq,
fossero tricolore o solcate dall' arcobaleno
della pace.
Conta soltanto il sentimento univoco che
emergeva dal loro
lento sventolare all' aria fresca del mattino.
Le bare tricolori che sono sfilate sotto
i nostri occhi sulla via
del Tempio romano ci hanno ricordato quelle,
bianchissime,
dei bambini periti un anno fa sui banchetti
della loro scuola
per il terremoto in Molise. Ci pensate: divise
militari e grembiulini
bianchi. Simboli lontani, lacrime dello stesso
sapore.
Siamo tutti italiani. Lo sport sa bene che
cosa significa il concetto
di Nazione: anzi lo esprime, lo difende,
lo promuove.
Fummo tutti italiani in quel lontano giorno
del '48 in cui Bartali
trionfò al Tour, facendo sbollire la terribile
tensione rivoluzionaria, dopo
l' attentato a Togliatti.
Lo siamo stati dinanzi alla atroce sciagura
di Superga che ci strappò il
grande Torino e poi vedendo annegare la meravigliosa
Firenze sotto le onde impazzite dell' Arno.
Ci siamo ritrovati insieme anche
nella gioia per il trionfo mondiale degli
azzurri di
Bearzot nell' 82.
E' possibile, mi chiedo, che solo le grandi
felicità e le strazianti
tragedie riescano a renderci "tutti
italiani" ? Sarebbe bello se tra
un estremo e l' altro, tra l' ebbrezza della
festa e il silenzio del
dolore, anche il grande spazio grigio della
normalità fosse riempito e
riuscissimo a essere "tutti italiani"
nella vita e nella
civile dialettica di ogni giorno".
Un degno monito, mi pare, alla diffusione
del sentimento patrio,
anello intermedio tra la fedeltà a noi stessi
(alla famiglia, agli amici,
alla comunità in cui viviamo) e la fedeltà
all' Europa.
Ad accrescere, se possibile, l' angoscia
è intervenuto
l' ennesimo terrore seminato da Al Qaeda,
stavolta
a Istanbul. Nella loro efferatezza si ha
l' impressione che non
lascino niente al caso. L' 11 settembre ha
davvero cambiato
- ed in peggio - la nostra storia. E, forse,
per dirla con Igor Man,
è pure tempo che "gli Stati Uniti rinsaviscano
passando dalla
strategia delle bombe a quella dell' intelligence"
sulla scia di
quanto seppe fare l' Italia (al contrario
dell' Argentina) nella
lotta alle BR. Isolare, in ogni modo, i terroristi
anche dal cuore
di chi sta a loro attorno sembra, allo stato,
il fine ed insieme il mezzo
per ridare un po' di serenità al nostro futuro.
Cordiali saluti
Massimo Negri - Casalmaggiore (CR)
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